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Analisi e commenti

Grecia: per gli atleti di Zeus
gloria, premi ed esenzioni fiscali

La trentesima edizione dei giochi olimpici offre una nuova opportunità per fare un tuffo nel passato e scoprire alcune notizie curiose sui trionfatori di Olimpia

Vincenti ed esenti
Mancano poco meno di tre mesi all'apertura dei giochi olimpici e sui quotidiani, siti internet e magazine di tutto il mondo si fa un gran parlare di come sarà organizzata la trentesima nuova edizione. La terza, per la precisione, organizzata a Londra, che è la prima capitale al mondo ad aver ospitato le Olimpiadi per tre volte dopo le edizioni del 1908 e del 1948. Un rituale che si ripete con periodicità ciclica, ogni quattro anni, e che i media anticipano con ricche sezioni dedicate agli atleti, alle edizioni del passato, alla organizzazione, ai costi, ai ritorni economici e di immagine.


Gli atleti, i veri protagonisti oggi come ieri
L'attenzione maggiore degli organi di informazione si polarizza sugli atleti, in assenza dei quali non vi sarebbero imprese da raccontare, record da segnalare sul Guinness dei primati, glorie da tramandare. Anche in questo caso le fonti bibliografiche e le testimonianze contenute in studi, ricerche, archivi storici e ritrovamenti archeologici spesso rivelano fatti, episodi, avvenimenti che conservano il sapore dell'attualità. Si scopre così che le "res gestae", compiute dall'atleta ai giochi olimpici nella varie specialità, e riportate oggi con enfasi sui media, hanno avuto risalto, con le dovute differenze in termini di comunicazione, anche agli albori di questa manifestazione. Pindaro, principale fonte lirica, Strabone, ma soprattutto Pausania, fonte storica primaria sulle origini dei Giochi, e alcuni famosi scultori dell'epoca, Macrone ed Exekias, fecero da cassa di risonanza alle gesta olimpiche.

Gloria e corona d'ulivo per le imprese sportive
Il 776 a.C., più che la data di fondazione dei giochi, indica il momento cronologico di trasformazione delle gare da eventi occasionali e locali in massimo agone atletico dell'antica Grecia. Ai medagliati olimpici, almeno in una prima fase, furono attribuiti riconoscimenti soprattutto da parte delle città di provenienza. Per la vittoria ottenuta nell'agone olimpico valevano la gloria, il prestigio e la corona d'ulivo, l'equivalente odierno della medaglia d'oro. Dedicate agli eroi alcune statue dove il campione, in genere, era ritratto nella posa tipica della specialità in cui aveva trionfato. Ma a questi riconoscimenti si aggiunsero anche manifestazioni di ringraziamento indirette e di un certo valore anche di carattere fiscale.

I vantaggi indiretti
A chi si era distinto, ad esempio, vincendo gare nelle varie specialità a Olimpia, prima e più importante città organizzatrice, consacrata a Zeus, così come a Nemea, Isthmia e Delphi, le altre tre località che ospitarono a più riprese i giochi, furono proposti ruoli di rilievo nella comunità. Plutarco, ad esempio, ricorda che ai trionfatori dei giochi olimpici era, per consuetudine, attribuito un posto di prestigio nell'esercito ed era loro concesso di stare vicino ai re. Un prestigio e una onorificenza riservata a pochi eletti. In alcuni casi le città di origine dei campioni pensarono anche a ricompense in natura come pasti gratuiti per il resto della vita, incarichi di prestigio all'interno della comunità politica e sociale. In altri casi, secondo alcune fonti storiografiche, attribuendo loro proprietà immobiliari e, per stare in tema, riconoscendo l'esenzione dal pagamento delle imposte.

L'istituzione dei primi premi in danaro
Il primo a parlare di veri e propri premi per le imprese sportive, riconosciute cioè ufficialmente nell'ambito della manifestazione olimpica, è sempre Plutarco. Lo storiografo greco attribuisce a Solone, arconte legislatore, un piano di riforme tra cui figuravano anche quelle in materia fiscale e per la partecipazione alle competizioni olimpiche. A lui si deve l'introduzione di un programma dove tasse e diritti politici erano attribuiti non più in base alla nascita (nobili o plebei) ma in base al censo. In particolare, secondo il reddito agrario percepito dai cittadini. Solone pensò anche a un piano statale di finanziamento e di promozione delle competizioni olimpiche incentrato su compensi materiali. Tra questi l'istituzione del primo premio in danaro (500 dracme) per i vincitori dei giochi e per favorire le trasferte degli atleti.

I pro e i contro delle ricompense
La gloria e il prestigio ottenuti nell'agone olimpico significarono, spesso, per un atleta vittorioso poter contare su vantaggi che gli avrebbero permesso di vivere al riparo dai rischi della quotidianità. Tale consuetudine fu anche stigmatizzata e non mancò di suscitare polemiche. Senofane, ad esempio, espresse, in più di una occasione, la propria posizione, del tutto contraria a questo genere di ricompense, considerandole una discriminazione rispetto a chi praticava la filosofia. Euripide in un famoso dramma satiresco si dichiarò apertamente contro la classe degli atleti. Dello stesso tenore Cicerone che, dal lato di Roma, scrisse testualmente in una famosa orazione "per i Greci una vittoria ai giochi olimpici vale quanto una entrata trionfale in Roma".

Il ruolo dell'atleta nell'antica Grecia: un personaggio poliedrico
Ma chi era l'atleta ai tempi dell'antica Grecia? Come era considerata la sua attività? E in quale posizione si collocava nella scala sociale del tempo? L'attività sportiva era paragonata, in ambito sociale, a quella religiosa e culturale considerate "nobili". Gli atleti erano ierofanti che celebravano un rito, praticando, al meglio delle loro capacità fisiche e tecniche, l'esercizio delle virtú tipiche della razza ellenica. Oltre alla prova sportiva, era loro richiesto di cimentarsi in test di abilità culturale, come la redazione di componimenti poetici. Questo significava per ognuno dei partecipanti dimostrare di possedere capacità che andavano ben oltre il fatto squisitamente sportivo o agonistico e che conferivano all'atleta un senso di unicità e poliedricità.

Le punte di diamante dei giochi olimpici
La storiografia ufficiale dell'epoca ricorda le imprese leggendarie di alcuni di questi celebri olimpionici. Soltanto per citarne alcuni, Milone di Crotone, nato nell'Italia meridionale in una delle colonie fondate dalla Grecia, famoso lottatore, sei volte campione olimpico e seguace del filosofo e matematico Pitagora; Diagora di Rodi, pugile, vincitore della 79esima edizione (464 a.C.); Theagenes di Thasos, pugile, pancratista e corridore, specializzato nel cosiddetto triathlon, vincitore di una olimpiade in due specialità, la boxe e il pancrazio, misto di lotta e boxe. Tra questi, alcune fonti storiografiche citano anche il filosofo Platone, che significa "dalle larghe spalle",  dotato di una prestanza fisica tale da permettergli di partecipare con successo ai giochi di Delfi e Corinto dove fu campione nella specialità del pugilato.
Personaggi di rilievo della comunità che, per le vittorie ottenute ai giochi, si meritarono un posto al sole, riscaldato dalla protezione di Zeus.



Riferimenti bibliografici (per alcune informazioni)

Garbarino G., Letteratura latina. Excursus sui generi letterari
G. Maselli - M. T. Cicerone - Orazione in difesa di Lucio Flacco Ed. Marsilio
Amalia Margherita Cirio - Olimpiadi: una passione lunga tre millenni
L.Lehnus, Pindaro, Olimpiche, (traduzione, commento, note e lettura critica), Milano, 1981
M. Pescante - G. Colasante, Olimpiadi antiche, Enciclopedia Treccani
Euripide - Autolykos
Sofocle - Elettra


Vignetta ideata e realizzata da Fabio Daddi
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