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Analisi e commenti

L’istantanea scattata dall’Upb
sugli incentivi per l’edilizia

Dall’analisi statistica elaborata dell’Ufficio parlamentare di bilancio emerge che la detrazione del 110% ha funzionato come moltiplicatore dei crediti d’imposta

immagine generica illustrativa

Nel biennio 2021-2022, + 16,5mld di investimenti nelle abitazioni grazie al Superbonus. Nello stesso periodo, il contributo alla crescita del Pil di tutti gli investimenti in costruzioni residenziali è stato pari al 2%, di cui all’incirca la metà, l’1%, è stato ottenuto grazie alla maxi detrazione del 110 per cento. L’indagine dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Upb, presentata dalla presidente, Lilia Cavallari, in occasione dell’ultima audizione tenutasi alla Camera dei deputati, Commissione V, lo scorso 16 marzo, di fatto ci fornisce una panoramica completa sia del Superbonus, e dei sui effetti sull’economia in generale e sui conti pubblici in particolare, sia dei bonus edilizi.

Quanto valgono le agevolazioni edilizie? Da 2,6 a 9,2 miliardi l’anno
Le agevolazioni edilizie, nate come misure temporanee, sono state inizialmente introdotte come incentivo alle ristrutturazioni edilizie nella forma di detrazioni dall’Irpef, con aliquota relativamente contenuta (41 e poi 36%) e con finalità di supporto al settore delle costruzioni e di incentivo all’emersione. Prorogate di anno in anno e potenziate (aumento dell’aliquota e del tetto di spesa) hanno ricompreso dal 2007 anche gli incentivi all’efficientamento energetico. Dal 2008 al 2019, quindi prima della pandemia, le detrazioni effettivamente usufruite annualmente sono aumentate da 2,6 a 9,2 miliardi, di fatto aumentando del 350% nel corso di 11 anni.

Effetto Covid-19 sugli incentivi per l’edilizia, l’esordio del Superbonus
A partire dalla legge di bilancio 2020, sono stati progressivamente introdotti provvedimenti che hanno reso equivalenti alcune di queste detrazioni a una forma diretta di spesa. L’intero costo dell’efficientamento energetico e del miglioramento delle condizioni antisismiche degli edifici è stato posto a carico dello Stato, eliminando di fatto il contrasto di interessi tra fornitori e acquirenti sul costo stesso degli interventi, e l’esempio più lampante è il Superbonus. Inoltre, per contrastare gli effetti della pandemia e per consentire l’accesso alle misure agevolative anche ai percettori di redditi bassi non capienti, è stata fortemente potenziata la possibilità di fruire di queste agevolazioni con lo sconto in fattura e il credito di imposta cedibile a terzi.

Il Superbonus sembra aver ridotto la regressività delle agevolazioni edilizie
Tali modifiche hanno determinato, da un lato, un cambiamento nella distribuzione delle agevolazioni rispetto ai bonus edilizi originari. La distribuzione delle agevolazioni per Comuni sembra infatti indicare che la detrazione del 110% abbia avuto un impatto meno regressivo rispetto agli incentivi erogati in precedenza e abbia consentito una maggiore fruizione da parte delle aree meno ricche del Paese, in particolare del Mezzogiorno che ha visto più che raddoppiare la propria quota di risorse. Ciò nonostante, la distribuzione territoriale evidenzia una maggiore incidenza del ricorso alla misura nel Nord-Est del Paese, con un investimento medio per abitante di circa 1.379 euro, più elevato della media nazionale (1.160 euro) di circa il 19 per cento. Tale maggiore incidenza dipende dalla più alta intensità di fruizione della misura (+32% rispetto alla media nazionale) piuttosto che da un più elevato costo medio dell’investimento, che infatti risulta del 10% inferiore a quello medio nazionale.

La geografia dei bonus edilizi ci consegna un Paese ancora profondamente diviso per livelli di ricchezza
In primo luogo, la metà dell’ammontare totale delle detrazioni è infatti fruito da poco più del 10% dei contribuenti più ricchi. Inoltre, nel confronto tra tipologie di agevolazione, appaiono leggermente più concentrate nel decile più ricco le detrazioni per interventi di riqualificazione energetica, quelli con detrazioni più elevate, rispetto a quelle per ristrutturazione edilizia.
Stesso discorso per l’analisi della distribuzione territoriale. Emerge, infatti, che oltre il 60% delle detrazioni è stato usufruito da contribuenti residenti nelle regioni del Nord, quelle più ricche. In particolare, la quota delle regioni del Nord-Est è pari al 28,3 nel 2020, mentre quella del Nord-Ovest è del 37,7 per cento. Le regioni del Centro seguono con una quota del 19,4% mentre il Sud si ferma al 10,3% e le Isole al 4,4 per cento.
Dunque, sembra evidente come la distribuzione geografica delle detrazioni edilizie e per riqualificazione energetica possa riflettere la diseguaglianza nella distribuzione territoriale del reddito dei beneficiari. Al Nord, più ricco, si concentra la quota maggiore dei benefici derivanti da tali incentivi.

Superbonus come moltiplicatore dei crediti d’imposta
Nel complesso, la spesa per agevolazioni edilizie, compresi bonus facciate, ristrutturazioni, eccetera, è destinata a superare l’importo di 110 miliardi. Al Superbonus, considerando anche i lavori asseverati a tutto febbraio 2023, corrispondono detrazioni/crediti di imposta per oltre 75 miliardi. In pratica la quota maggiore. In particolare, sulla base dei dati Enea, le quote annuali di detrazioni (crediti potenziali) per i lavori conclusi entro il 2022 sono stimabili pari a circa 12 miliardi, in pratica, 4,8 volte quelle potenziali del 2021. Se si considerano anche gli investimenti non ancora conclusi nel 2022 e quelli asseverati fino a febbraio 2023, nella misura in cui riusciranno a essere portati a termine, si potranno generare ulteriori crediti potenziali fino a 6 miliardi all’anno a partire dal 2024.
In sostanza, la detrazione del 110% ha funzionato come moltiplicatore dei crediti d’imposta. Considerando il Superbonus e il bonus facciate, l’Upb valuta in poco meno di 90 miliardi la quantificazione degli effetti complessivi nel triennio 2020-2022 dei relativi crediti d’imposta maturati.

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