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Attualità

Cina ancora più vicina per il made in Italy

E' il quadro emerso ieri dal convegno "Doing business in China" svoltosi a Roma presso l’Unione industriali di Confindustria

L’incontro, organizzato dalla società internazionale di consulenza e revisione Ernst & Young, ha offerto l’opportunità di conoscere nel dettaglio il quadro micro-macroeconomico ma anche l’attuale normativa societaria e fiscale del continente asiatico. Con una popolazione che supera il miliardo di abitanti, un territorio che è pari a 32 volte l'Italia, una crescita economica annuale che oscilla tra il 9 e il 12 per cento, più di 100 milioni di utenti Internet la Cina è oggi (dati SAT China Statistics) la seconda potenza economica mondiale per prodotto interno lordo, la quarta in termini di competitività ma anche l’area del Pianeta in cui 150 milioni di cittadini vivono al di sotto della soglia standard di povertà (Fonte: World Fact Book). Il rapporto con l’Italia è tra i più interessanti se si considera, sempre secondo dati SAT China Statistics, che nell’anno appena trascorso il nostro Paese si è classificato al terzo posto tra gli investitori europei con una quota di mercato del 2,5 per cento dopo il 5,5 per cento della Germania e l’1,4 per cento della Francia. Sempre nel 2005 la quota export dell’Italia ha registrato un aumento del 3,5 seguita da quella dell’import che ha sfiorato il 20 per cento in più rispetto a quanto registrato nell’anno precedente.

Gli obiettivi di politica industriale
Tre sono i fondamentali obiettivi dell’attuale politica industriale del governo cinese: favorire l’ingresso di industrie ad elevato indice tecnologico; ottimizzare l’attuale struttura industriale, incrementare la conoscenza delle nuove tecnologie produttive; innalzare il livello e la qualità dell’economia regionale. Per raggiungere questi fondamentali obiettivi di politica industriale sono stati messi in campo strumenti economici (special economic area) in grado di attrarre e stimolare gli investimenti: dalle free trade zone alle export processing zone passando per le aree ad elevato sviluppo economico e tecnologico, tecnicamente definite ETDZ, a quelle in cui è possibile sviluppare progetti a tecnologia avanzata che godono di incentivi fiscali. In particolare alle foreign investment enterprise sono riconosciuti speciali tax holiday (esenzione totale delle aliquote applicabili per due anni o del 50 per cento per tre anni, applicazione dal primo anno di produzione dei profitti, ulteriore esenzione del 50 per cento (aliquota minima del 10 per cento) per società operanti in settori tecnologici avanzati. Naturalmente per usufruire di questi particolari benefici sono richiesti determinati requisiti: l’impresa deve essere del tipo production, advanced technology o export oriented, localizzata in zone o distretti speciali, l’ammontare dell’investimento deve raggiungere un certo livello, il periodo di operatività deve raggiungere un certo limite.

Il ruolo della conoscenza del mercato cinese
In questo contesto la conoscenza del mercato cinese costituisce una variabile determinante per ogni impresa, e per quelle italiane in particolare, che operi in uno scenario internazionale. Nel corso del convegno sono state  illustrate le principali caratteristiche della normativa societaria e fiscale. Gli investimenti sono attualmente possibili in Cina ricorrendo a quattro diverse forme di impiego del capitale: le joint venture, le equity joint venture (società a capitale misto in cui il partner straniero deve possedere almeno il 25 per cento delle quote e non più del 99 per cento), le cooperative joint venture più contrattuali e meno codificate (profitti e perdite sono stabiliti dai partner nel contratto di costituzione societaria), le Wfoe (società a responsabilità limitata di diritto cinese totalmente posseduta e gestita dall’investitore straniero) e le holding che possono essere costituite nella forma di Wfoe o joint venture e sostanzialmente limitata ai grandi progetti di investimento (il capitale sociale minimo deve essere di 30 milioni di dollari da versare entro due anni dal rilascio della licenza d’esercizio).

La normativa fiscale
Di particolare interesse anche la normativa fiscale caratterizzata da un sistema di tassazione di tipo territoriale. Per quanto concerne le imposte sui redditi l’aliquota nazionale ordinaria è del 30 per cento a cui si aggiunge quella locale del 3 per cento con aliquote ridotte del 24, 15 e 10 per cento. Tra le altre principali imposte figurano l’Iva (con aliquota ordinaria del 17 per cento), una business tax (imposta indiretta che varia dal 3 al 5 per cento) e dazi doganali. Nell’area di Hong Kong, centro commerciale, finanziario, turistico e aeroportuale, ma anche regione  che gode di autonomia amministrativa e dotata di un proprio sistema tributario, la tassazione è su base territoriale e l’imposizione sui redditi societari è del 17,5 per cento.
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