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Attualità

Comuni alleati con l'Agenzia nel recupero del gettito fiscale

Organizzazione, buone pratiche e propositività: è la ricetta vincente che ha fatto decollare la partecipazione

Il legislatore, già a decorrere dal lontano 1973 (con l'articolo 44 del Dpr 600/73), aveva intuito il ruolo strategico che i Comuni potevano giocare nel recupero del gettito fiscale derivante dall'evasione dei tributi statali in considerazione, soprattutto, della loro conoscenza del territorio e degli innumerevoli atti amministrativi che ogni cittadino è chiamato ad effettuare presso i loro uffici (ad esempio, il cambio di residenza, la richiesta di autorizzazione a svolgere un'attività commerciale/artigianale, la richiesta di concessioni edilizie ecc.). La collaborazione con le strutture dell'Amministrazione finanziaria centrale, tuttavia, non decollò mai a causa, principalmente, di alcuni vuoti legislativi e oggettive difficoltà organizzative e di dialogo tra tali strutture centrali e gli enti locali.

Nel 2005, però, il legislatore ha novellato l'istituto della partecipazione con l'articolo 1 del decreto legge n. 203/05 (convertito con legge n. 248 del 2005), riconoscendo, tra l'altro, ai Comuni una quota parte dei tributi statali recuperati a seguito di accertamento, da parte dell'Agenzia dell'Entrate, scaturenti da loro segnalazioni qualificate (la quota premiale è stata inizialmente fissata nella misura del 30% delle maggiori somme riscosse a titolo definitivo, per poi passare al 33% nel 2010 e al 50% nel 2011, quest'ultima quota riferibile anche alle somme non definitivamente riscosse).

La norma ha trovato concreta attuazione grazie a due successivi provvedimenti del direttore dell'Agenzia delle Entrate (3 dicembre 2007 e 26 novembre 2008), con i quali sono state disciplinate le modalità tecniche di partecipazione. In particolare, alla luce dell'attività istituzionale svolta dai Comuni, sono stati stabili gli ambiti (commercio e professioni; urbanistica e territorio; proprietà edilizie e patrimonio immobiliare; residenze fittizie all'estero e disponibilità di beni indicativi di capacità contributiva) su cui gli enti locali possono svolgere indagini e trasmettere segnalazioni agli uffici delle Entrate, le modalità tecniche di trasmissione delle stesse (che avviene in modo esclusivamente telematico) e le informazioni presenti in Anagrafe Tributaria che l'Agenzia mette a disposizione degli enti locali per facilitare il loro compito ispettivo.
Infine, nel 2010, l'articolo 18 del Dl 78/10 ha sostanzialmente innovato nel suo complesso il processo di partecipazione dei Comuni prevedendo che quest'ultimo avvenga non solo con riferimento ai tributi statali ma anche ai contributi previdenziali e coinvolgendo, oltre che Entrate e Territorio, già attive nel processo, anche Guardia di Finanza e Inps, demandando a un ulteriore provvedimento del direttore dell'Agenzia la definizione delle modalità tecniche con cui i Comuni dovranno dialogare con tali istituzioni.
In definitiva, sulla base delle previsioni legislative, le istituzioni centrali coinvolte - in primis l'Agenzia delle Entrate - dal 2007 ad oggi hanno creato l'infrastruttura e fornito indirizzi e supporto (anche mediante sottoscrizione di specifici accordi regionali e territoriali) ai Comuni, al fine di attivare quel circolo virtuoso che portasse concretamente gli enti locali a intercettare e comunicare agli organi dell'Amministrazione finanziaria le situazioni di significativa evasione dei tributi statali presenti nel loro territorio.

Questo sforzo, peraltro, lo si può ritrovare anche nell'accordo che l'Agenzia delle Entrate, l'Anci e l'Ifel hanno raggiunto nel novembre del 2009 sottoscrivendo un protocollo d'intesa che ha come obiettivo la promozione e lo sviluppo del processo di partecipazione dei Comuni all'attività di accertamento. In particolare, il protocollo ha previsto la costituzione di un gruppo di lavoro composto da esperti delle tre istituzioni con la mission principale di definire appropriati programmi di formazione da rivolgere al personale comunale e la diffusione delle buone pratiche riscontrate sul territorio nello svolgimento delle attività di partecipazione all'accertamento, anche ai fini della loro implementazione e generalizzazione presso altre realtà locali.
Dati alla mano, il riscontro delle segnalazioni trasmesse e degli accertamenti da esse scaturiti evidenziano che l'infrastruttura realizzata è - ad oggi - sufficiente per garantire il funzionamento del processo di compartecipazione. Anche se indubbiamente esistono importanti margini di miglioramento, tale infrastruttura oggi può contare, soprattutto grazie all'utilizzo dell'informatica, su:
  • un'ampia e importante gamma di informazioni presenti in Anagrafe tributaria messe a disposizione dei Comuni (dai dati di dettaglio delle dichiarazioni dei redditi ai dati relativi ai consumi di energia elettrica e gas, dai dati relativi alle registrazioni degli atti di locazione ai dati riguardanti i bonifici ricevuti dalle imprese e professionisti a seguito di ristrutturazioni edilizie ecc.)
  • un canale telematico di comunicazione (in tempo reale) delle segnalazioni da parte dei Comuni alle Direzioni provinciali dell'Agenzia
  • un processo informatico - interno all'Agenzia delle Entrate - che consente di collegare ogni segnalazione all'eventuale atto accertativo notificato al contribuente, nonché agli atti che seguono tale notifica (accertamento con adesione, iscrizione a ruolo, ecc.) sino al pagamento delle somme contestate
  • guide operative e metodologiche, sempre rese disponibili informaticamente ai Comuni insieme alle informazioni dell'Anagrafe tributaria sopra citate, tra cui meritano un cenno particolare le cosiddette best practices realizzate e pubblicate di recente dal gruppo di lavoro istituito dal protocollo d'intesa tra Agenzia, Anci, Ifel, con la preziosa collaborazione dei funzionari degli Uffici e dei Comuni dell'Emilia Romagna
  • costante e strutturata attività formativa - senza oneri per i Comuni - offerta dalle Direzioni regionali a quegli enti locali che intendono attivarsi sul fronte della partecipazione all'accertamento.
I numeri ci dicono che il volume di segnalazioni è in costante e significativo aumento: dalle circa 3.000 trasmesse nel 2009, alle 9.200 trasmesse nell'arco del 2010 fino ad arrivare - nei soli primi 6 mesi di quest'anno - a quota 7.200.

Nell'arco del summenzionato triennio, si è anche notato che i Comuni hanno trasmesso in prevalenza segnalazioni riguardanti casi di evasione collegati al possesso, alla cessione o alla costruzione di immobili sul loro territorio (ambiti "Proprietà edilizia e patrimonio immobiliare" e "Urbanistica e territorio"), aspetto questo abbastanza naturale se si pensa che gli immobili rappresentano, per gli enti locali, l'elemento principale del loro gettito nonché l'elemento cardine della riforma federale che si sta attuando con riferimento al "fisco municipale".
La speranza dell'Amministrazione finanziaria centrale è che, una volta organizzatisi e acquisito il metodo di lavoro, i Comuni possano risultare determinanti anche nello scoprire e segnalare casi di evasione significativa connessa, come lo spostamento fittizio di residenze all'estero o la titolarità di beni indicanti rilevante capacità contributiva.
Per una diffusione e una crescita - soprattutto qualitativa - del processo di partecipazione è, però, importante anche far emergere e analizzare le criticità e le difficoltà esistenti.

Oltre il 65% delle segnalazioni sono state trasmesse dai Comuni dell'Emilia Romagna, dove il processo si può dire davvero decollato sia in relazione alla diffusione territoriale (oltre 70% dei Comuni della regione sono attivi sul fronte partecipativo) che ai buoni risultati accertativi raggiunti a seguito delle segnalazioni pervenute. Dalla seconda metà del 2010 e, in particolare, nel corso di quest'anno, si sta assistendo all'incremento e alla diffusione della partecipazione anche di numerosi altri Comuni (non solo capoluoghi di provincia) di regioni del centro e soprattutto nord Italia, a partire dalla Lombardia, seguita dal Veneto, dalla Toscana, dal Piemonte, dalla Liguria, dalle Marche e dall'Umbria. Al sud, seppur il numero di segnalazioni risulta ancora contenuto rispetto ai volumi delle regioni del nord, alcuni Comuni della Calabria risultano i più attivi. Infine, tra le due isole la Sardegna ha la meglio sulla Sicilia.

Preso atto, quindi, che la citata infrastruttura su cui è stato impiantato il processo di partecipazione funziona (altrimenti non si sarebbero ottenuti i risultati di eccellenza dell'Emilia Romagna), è utile cercare di individuare e comprendere i motivi di questa diversificazione territoriale, tra i quali sicuramente spiccano la differente capacità organizzativa e la propositività delle persone che - concretamente - hanno il compito di governare tanto nelle strutture centrali quanto in quelle regionali e locali, nonché di coloro che hanno il compito di operare sul campo.
Infatti, l'azione formativa e la diffusione di buone pratiche è capace di produrre i suoi effetti solo se i funzionari dei Comuni, che partecipano ai corsi o che hanno la competenza per approfondire gli aspetti giuridici e tecnici su cui è costruito il processo di partecipazione:
  • sperimentano e sfruttano tali conoscenze nel corso del loro quotidiano lavoro (la gran parte delle segnalazioni qualificate utili al recupero di tributi statali, infatti, scaturiscono da indagini o controlli posti in essere per il recupero di tributi locali o nel corso di verifiche e riscontri riguardanti la concessione di licenze e/o autorizzazioni comunali)
  • vengono supportati e stimolati dai loro dirigenti
  • vengono, almeno nella fase iniziale, supportati e confortati - in merito alla validità e qualificazione della segnalazione che si intende trasmettere - da referenti delle strutture dell'Agenzia.
La situazione economica nazionale, le sue ripercussioni sulle "casse" dei Comuni ma anche la recente approvazione di importanti disposizioni regolamentari, collegate alla norma su cui si fonda la partecipazione dei Comuni all'accertamento dei tributi statali, stanno sensibilizzando un numero sempre maggiore di amministratori locali sull'opportunità rappresentata da tale processo.
Lo scorso 23 marzo, infatti, è stato emanato un decreto del ministro dell'Economia e delle Finanze (previsto dall'articolo 18, comma 7, Dl 78/2010) con cui finalmente è stato definito un orizzonte temporale in merito all'incasso delle quote di partecipazione spettanti ai Comuni che nel 2009 e 2010 hanno inviato segnalazioni qualificate trasformatesi in accertamenti resisi definitivi: anche se questi primi "spiccioli" non risolveranno i grossi problemi di bilancio, almeno i Comuni che ci hanno creduto avranno la conferma che la strada intrapresa è quella giusta e quelli che la pensavano diversamente potranno avere la prova che il processo di partecipazione è invece percorribile.
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