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Attualità

Coraggio + tenacia = campione...
ma con la complicità di “Indagato”

Fabio Ulivastri è un centralinista non vedente dell’Agenzia delle Entrate che ha conquistato, per la prima volta al mondo, la classifica in una gara equestre regionale di endurance

Fabio Ulivastri vicino al suo cavallo che si chiama: Indagato
Ci sono storie lontane che salgono agli onori della cronaca e in breve tempo fanno il giro del mondo, facendoci emozionare ed entrare in empatia con i protagonisti. A volte, però, ci sono storie che ci passano accanto, che riguardano magari il nostro vicino di casa o il nostro collega, che non sono conosciute ai più, ma che ci aiutano a capire come la motivazione, la tenacia, la costanza e l’ostinazione possano portarci a realizzare i nostri sogni e a superare ostacoli che sembrano insormontabili.
La storia di Fabio Ulivastri è una di queste: 48 anni, impiegato centralinista dell’Agenzia delle Entrate di Firenze, è il primo atleta di equitazione non vedente al mondo ad aver conquistato la classifica in una gara regionale Fise (Federazione italiana sport equestri) di endurance.
 
Chi è Fabio Ulivastri
Nato a Firenze, Fabio è un dipendente dell’Agenzia dal 1994. Dall’età di 18 anni, a causa di un glaucoma, ha perso la vista, ma questo ostacolo non lo ha mai tenuto lontano dalla sua più grande passione, lo sport all’aria aperta, prima come sciatore sulle Dolomiti, dove percorreva lo slalom grazie all’uso di un casco collegato via radio con un istruttore, poi, dal 2009, come cavaliere.
Racconta di essersi avvicinato al mondo dell’equitazione un po’ per gioco. Poi, però, è nata una passione e, soprattutto, la voglia di mettersi alla prova. Dal 2015, ha acquisito infatti la patente Fise per gareggiare, trovando come avversari anche atleti vedenti.
La specialità che ha scelto è l’endurance, una gara che si svolge su tracciati di 30 chilometri che attraversano boschi e campagne e che Fabio percorre in sella al suo cavallo, in competizione con cavalieri vedenti. Ad aiutarlo, il suo cavaliere guida, Francesca Gentile, istruttrice federale specializzata in riabilitazione equestre, che lo precede a cavallo e che gli anticipa via radio curve e ostacoli, ma soprattutto la complicità profonda con il suo cavallo, “Indagato di Gallura”, e una gran dose di coraggio e tenacia.
All’attivo, Fabio ha quattro gare nel 2015, con un 13° posto come miglior risultato, e cinque nel 2016, di cui una, lo scorso 20 novembre a Follonica, chiusa con un 7° posto.
 
Fabio, com’è nata questa passione per l’equitazione?
«A me piacciono gli animali e stare all’aria aperta. Da ragazzo abitavo in campagna e avevo diversi animali, anche se non un cavallo. Così, un giorno, ho cercato un maneggio a Firenze e ho trovato il Centro equestre fiorentino. Ho iniziato a frequentarlo e da lì mi sono appassionato. Il guaio è che a un ferrarista non può piacere andare piano, quindi dalla riabilitazione piano piano sono passato alla competizione, prima con la patente ludica paraendurance, poi arrivando ad acquisire il brevetto Fise per le gare ufficiali, quelle in cui si compete con atleti vedenti».
 
Che sensazioni provi nel metterti in competizione con persone che non hanno il tuo stesso problema?
«Gareggiare mi piace. Può capitare che alcuni non la prendano bene se li supero e cerchino di non farmi passare. A volte ho persino ricevuto delle offese. Io cerco di prenderla sempre con un sorriso».
 
Hai percorso distanze fino a 30 chilometri, lo scorso 20 novembre a Follonica ti sei classificato settimo su 38 al campionato regionale toscano di endurance equestre e adesso punti ai 60 chilometri. Sembri una persona instancabile. Qual è il tuo segreto?
«I 60 km sono un obiettivo che raggiungerò una volta trovato uno sponsor. In realtà, il problema è che il cavallo non si stanca, ma il cavaliere sì, per questo ci vuole molto allenamento. Mi aiuta tantissimo il rapporto con il mio cavallo, che è straordinario. Da solo sa fare le gimkane come in F1: nessuno glielo ha insegnato, capisce da solo di cosa ho bisogno. Siamo molto affiatati».
 
Nei giorni lavorativi sei un impiegato del fisco. Quali mansioni svolgi? Che rapporto hai con i colleghi?
«Il mio lavoro è quello di centralinista. Mi occupo, in pratica, di accogliere telefonicamente i contribuenti che si rivolgono all’Agenzia. Attualmente, ho una postazione ad hoc dotata di software che mi permettono di leggere le email e gli altri contenuti informatici attraverso la sintesi vocale. L’attrezzatura è abbastanza all’avanguardia e, anzi, proprio di recente (l’estate scorsa) è stata aggiornata la mia dotazione. Se posso dirlo, quello che mi servirebbe adesso sarebbe una sedia più comoda, ecco!
L’ambiente in ufficio mi è molto familiare. Dal 1994, quando sono stato assunto, fino ad oggi, sono sempre stato a Firenze nello stesso ufficio e con alcuni colleghi ci conosciamo da oltre 20 anni».
 
Nel fine settimana, invece, vesti i panni del cavaliere e vai a gareggiare con il tuo cavallo. Come riesci a cavalcare senza la possibilità di vedere il percorso e gli avversari?
«Durante la gara sono tutto il tempo in collegamento con l’istruttore. Funziona proprio come nella F1, solo che l’istruttore non è ai box, ma mi anticipa sul percorso per darmi indicazioni sul tracciato. Questo è reso possibile dalla tecnologia, tutta made in Italy».
 
È vero che il tuo cavallo si chiama Indagato? Perché hai scelto questo nome?
«La Fise dà nomi che ogni anno cominciano con la stessa lettera dell’alfabeto. Il mio cavallo è nato nel maggio 2003 e quell’anno era la I. Caso volle che tra tanti nomi al mio cavallo capitasse proprio Indagato. Insomma, rischio l’arresto ogni volta che usciamo! Scherzi a parte, con il mio cavallo ho un rapporto speciale e ha un valore non solo economico, ma soprattutto affettivo. Quando arriva il mio Indy, mi illumino davvero».
 
Quali sono le difficoltà maggiori che da non vedente hai dovuto fronteggiare, sia sul lavoro sia nel coltivare le tue passioni?
«Le difficoltà possono essere banalmente anche quelle relative al come riuscire a raggiungere un luogo o a sopperire ad alcune problematiche pratiche, soprattutto se non c’è la tecnologia a dare una mano. Per fortuna, io posso allenarmi grazie al chatter box, un dispositivo unico al mondo che ha ideato un ingegnere di Firenze e che, grazie a dei sensori, mi consente di muovermi sul campo, grande 20 metri x 40, segnalandomi dove sono gli ostacoli e indicandomi come muovermi».
 
C’è una persona o un modello in particolare a cui ti ispiri?
«Mi ispiro alla tenacia dei piloti di F1, che insegnano a non mollare mai. In particolare, naturalmente, al cavallino Ferrari. Nella mia vita ho anche conosciuto il grandissimo pilota Michael Schumacher».
 
Fisco e sport: ci sono altre passioni nella tua vita?
«Mi piace molto andare ai GP di F1, mi sento molto vicino a questo sport. Peraltro, la tecnologia che si usa è simile a quella che usiamo noi disabili».
 
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi agonistici?
«Mi piacerebbe poter partecipare alle paralimpiadi, è il sogno di tutti gli atleti. Attualmente, non è previsto il paraendurance, ma spero che venga presto inserito. Sarebbe una grande soddisfazione, non solo per me, ma anche per tutto lo staff che rende possibili le mie competizioni. Prima tra tutti, la mia istruttrice, che mi regala un impegno unico. Ci spostiamo sempre insieme per fare le gare: io, lei e i nostri due cavalli sul van».
 
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