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Attualità

Dall’Ecofin più coordinamento per l’imposizione diretta nella Ue

Il Consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze europee ha esaminato il 27 marzo le tre Comunicazioni della Commissione Ue

Coordinamento dei sistemi di imposizione diretta nel mercato interno, tassazione in uscita e coordinamento delle politiche fiscali degli Stati membri, trattamento fiscale delle perdite in situazioni transfrontaliere. Questo il contenuto tre comunicazioni del 19 dicembre 2006. Il Consiglio concorda insieme alla Commissione nel ribadire che gli Stati membri devono essere considerati liberi di determinare i loro sistemi di imposizione diretta in funzione delle esigenze e degli obiettivi della loro politica interna, purché ciò avvenga nel rispetto del diritto comunitario. Tuttavia si sottolinea come "il funzionamento del mercato interno potrebbe essere migliorato attraverso la cooperazione fiscale tra Stati membri e, dove appropriato, a livello europeo, nel rispetto delle competenze nazionali". Si verifica, infatti, che le norme fiscali nazionali, elaborate tenendo in considerazione la sola situazione interna di ogni singolo Paese, siano causa di un trattamento fiscale incoerente se applicate in un contesto transfrontaliero. Si creano quindi delle barriere fiscali che, come ha denunciato la Commissione, costituiscono "un disincentivo per le persone fisiche che desiderano lavorare o investire in altri Stati membri, nonché un ostacolo allo stabilimento, all’attività e agli investimenti transfrontalieri delle imprese, che non possono quindi trarre interamente vantaggio dal mercato interno". A questo riguardo viene denunciato il fatto che si verificano spesso situazioni spiacevoli in cui i contribuenti contestano le rispettive legislazioni nazionali sulla base delle libertà sancite dal Trattato.

I princìpi base per il coordinamento
Nei documenti presentati, la Commissione ha individuato tre principi base per il coordinamento dei sistemi fiscali: eliminare la discriminazione e la doppia imposizione; impedire la non imposizione e l’abuso involontari; ridurre i costi di conformità derivanti dall'assoggettamento a più sistemi fiscali. Parecchi aspetti delle normative nazionali sulla tassazione degli utili, dei dividendi, di gruppo, delle stabili organizzazione e le norme antielusione, risultano spesso in contrasto con le disposizioni del Trattato Ce; tuttavia, nota la Commissione "non è sempre facile capire come le libertà sancite in modo generale dal trattato si applichino nel complesso ambito della normativa fiscale", nonostante una nutrita giurisprudenza della Corte di Giustizia europea che si è spesso pronunciata su tematiche fiscali.

La common consolidated corporate tax base
La Ccctb (common consolidated corporate tax base) potrebbe essere una soluzione, seppur parziale, per ridurre gli ostacoli di carattere fiscale cui fanno fronte le società operanti in più Stati membri. In tal modo l'Unione europea mira a creare un comune metodo contabile e fiscale che eviti distorsioni economiche e che, favorendo un funzionamento più efficace e competitivo delle imprese, una più efficiente allocazione del capitale, una maggiore crescita economica e una maggiore occupazione, andrebbe nel senso auspicato dalla nuova strategia di Lisbona. A riguardo la Commissione si è impegnata a presentare un a proposta legislativa generale nel 2008.

Le conclusioni del Consiglio
Se da un lato, conclude il Consiglio, occorre riconoscere e preservare l’effettiva allocazione del potere fiscale, dall’altro bisogna riconoscere il valore di una discussione finalizzata a incrementare la cooperazione tra gli Stati membri nelle aree specifiche della tassazione fiscale in modo da assicurare il dialogo tra i rispettivi sistemi di imposizione diretta ma pur sempre nell’ambito delle leggi comunitarie.
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