L’evasione fiscale si può battere “formando generazioni responsabili, indurendo le pene contro gli evasori e sequestrando tutto il patrimonio evaso”. La ricetta anti-evasione non viene dai dibattiti che proliferano nei talk show, ma da uno studente di seconda media intervistato nell’ambito di una ricerca dell’Università cattolica del Sacro Cuore, realizzata in collaborazione con il Comando provinciale di Firenze della Guardia di finanza. Il gruppo di ricercatori, coordinato da Emanuela Rinaldi, docente di sociologia all’Università cattolica del Sacro Cuore, e Stefano Ronzoni, ha condotto uno studio approfondito su una cinquantina di allievi della scuola media “Pieraccini” di Firenze, indagando, attraverso interviste semi-strutturate, la percezione dei giovani studenti su cinque temi di attualità (concetto di “tassa”, importanza dello scontrino fiscale, reazione nel caso di mancata emissione dello scontrino, evasione fiscale e atteggiamento verso gli evasori).
Il giudizio sull’evasione fiscale
Il 40% delle risposte raccolte esprime una forte rigidità e un giudizio critico verso chi si sottrae agli obblighi fiscali, mentre il 20% è riconducibile a studenti che non hanno un’idea chiara di cosa sia l’evasione fiscale. Tuttavia, i ricercatori sottolineano come in questo sotto-gruppo sia piuttosto frequente l’associazione a “Cortina”: gli intervistati non sanno spiegare cosa sia l’evasione fiscale ma sanno che è in qualche modo legata alla nota località, segno che i controlli dell’Agenzia delle Entrate hanno colpito la loro attenzione, anche a causa della notevole eco mediatica che li ha accompagnati. Il restante 40% dei feedback raccolti, pur in un quadro sostanzialmente critico, mostra invece un atteggiamento più giustificazionista rispetto all’evasione fiscale, specie se chi evade lo fa “per andare avanti”: lo stereotipo di questo evasore “per necessità”, che emerge dalle descrizioni dei tredicenni intervistati, è il venditore ambulante, percepito tendenzialmente come “povero” per le condizioni in cui lavora. Significativa anche la richiesta di equità che sembra ispirare alcuni giudizi (“non c’è chi deve pagare e chi no, ma magari le persone che hanno già l’auto blu che viene pagata dalle nostre tasse, e grandi salari, potrebbero pagarne un po’ di più e magari pagarsi l’auto come tutti”, maschio, prima media), in cui sembrano essersi sedimentate le tracce della campagna “anti-casta”.
Le reazioni all’evasione fiscale
Il sentimento più diffuso tra gli intervistati, quando si trovano di fronte al commerciante che non rilascia lo scontrino, è quello dell’imbarazzo. C’è poi chi, particolarmente sensibile al tema, attribuisce all’evasione la responsabilità della crisi (“è proprio colpa loro, in parte, se oggi stiamo affrontando un grave periodo di crisi”) oppure intuisce la malafede (“la mia amica ha chiesto al negoziante lo scontrino e quello le ha detto di no, quindi gli abbiamo chiesto perché, e quello ha risposto che avevano la cassa rotta, ma secondo me non è del tutto vero”, femmina, seconda media). Alcuni descrivono l’evoluzione del proprio stato d’animo di fronte alla mancata emissione dello scontrino, dall’imbarazzo iniziale alla rabbia, soprattutto quando il sentimento iniziale ha ostacolato la richiesta esplicita; altri sottolineano l’espressione “scocciata” di chi emette lo scontrino solo quando gli viene espressamente chiesto. In controtendenza una studentessa di prima, secondo la quale lo scontrino “è solo uno spreco di carta”.
L’obbligo fiscale come interesse collettivo
Un item specifico ricalcava il pay-off dello spot dell’Agenzia delle Entrate (“Battere l’evasione fiscale è tuo interesse”), volto in positivo: “Cosa significa per te la frase pagare le tasse è nel tuo interesse?”. Il dato stimolante è la visione prospettica che caratterizza una parte del campione, in grado di associare al pagamento delle imposte la tutela dei diritti, il futuro del Paese (“pagare le tasse è interesse di qualcuno sennò in futuro l’Italia perderà abitanti e tutto sarà in crisi”, femmina, prima media), il sostentamento dei servizi. Di riflesso, la lotta all’evasione fiscale è percepita come strumento fondamentale per una più equa distribuzione del carico fiscale. Nella rappresentazione di alcuni studenti emerge, con una certa evidenza, l’esigenza di un prelievo fiscale effettivamente ancorato al principio di progressività: “far pagare di più ai ricchi”, “tasse più basse per quelli con problemi economici e più alte a chi è più ricco”, “si può batttere l’evasione pagando tutti le tasse e abbassandole”. C’è anche chi, però, manifesta in modo esplicito la percezione – diffusa in alcuni strati della popolazione – di una pressione fiscale eccessiva, che può talvolta determinare il comportamento deviante (“Le tasse secondo me sono importanti, ma qualche volta rendono le nostre vite difficili, perché ci sono delle persone che guadagnano poco, e avere tasse alte, o tante per noi è difficile pagare”, femmina, prima media): è palese l’esposizione a un ambiente familiare in cui l’esborso fiscale è ritenuto superiore al dovuto, come traspare nel frequente riferimento al “noi”.
Indicazioni per attività educative
I genitori e l’ambiente familiare giocano un ruolo di primo piano nell’educazione alla compliance (e più in generale alla legalità). In questo processo intervengono, come dimostrano alcuni esiti della ricerca, anche il gruppo di pari (a sua volta espressione di un contesto familiare plurale e allargato), la scuola e, non ultimi, la televisione e i mass media, più volte citati dagli intervistati quando gli si chiedeva se e come avevano sentito parlare di “tasse”. La costruzione della legalità fiscale deriva, pertanto, dall’interazione tra queste variabili, sulle quali possono (e devono) incidere le istituzioni. Ne sono testimonianza il progetto “Fisco e Scuola”, che l’Agenzia delle Entrate realizza con le scuole già dal 2004, i programmi educativi sperimentati in alcune realtà territoriali (tra gli altri, “Entrate nel merito”, che oltre all’alfabetizzazione fiscale prevede anche un periodo di stage nelle strutture dell’Amministrazione), i percorsi formativi della Guardia di finanza.
In particolare, secondo gli esperti di FarEconomia – associazione dedicata all’educazione finanziaria – è opportuno, all’interno di questi interventi, utilizzare delle “mappe cognitive” che esplicitino il collegamento tra entrate (imposte e tributi) e uscite (servizi erogati), mostrando le conseguenze dell’evasione fiscale con esempi concreti. Occorre, inoltre, suggerire agli studenti azioni mirate per mettere in pratica la legalità fiscale, ad esempio spiegando come “vincere” l’imbarazzo e chiedere lo scontrino all’esercente che non lo ha emesso (aspetto peraltro richiamato anche dallo spot del “parassita”).
Confronto con ricerche precedenti
E proprio alla campagna pubblicitaria dell’Agenzia delle Entrate i ricercatori attribuiscono un certo “inasprimento” dell’atteggiamento di condanna verso l’evasione fiscale mostrato dal campione, a cui hanno concorso anche altri fattori contingenti (maggiore attenzione al problema da parte di media e opinione pubblica, dichiarazioni “forti” contro l’evasione di opinion leader ed esponenti politici). Nella ricerca precedente, compiuta però su un campione molto più ampio, l’atteggiamento indulgente nei confronti dell’evasione fiscale era parso più diffuso, insieme a una minore consapevolezza delle gravi conseguenze che questa comporta.
Evasione: “giovani” riflessioni.
Giusto pagare le tasse ma …
Gli studenti ricalcano, in forma semplificata, gli atteggiamenti e le opinioni degli adulti. È uno dei risultati dell’indagine effettuata sugli alunni di una scuola media
