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Attualità

Frodi Iva, dalla Ue una campagna di contrasto a tutto tondo

In programma una strategia basata su una politica cooperativa e una metodologia dal profilo multidisciplinare

L’azione di contrasto alle frodi Iva occupa un posto di primo piano a livello comunitario. Per l’ultimo trimestre dell’anno in corso la Commissione europea ha inserito in agenda il varo di una serie di proposte legislative per potenziare e razionalizzare le misure convenzionali. L’esecutivo di Bruxelles, per intensificare l’azione di contrasto alle frodi Iva, ha fornito una sorta di calendario delle attività da intraprendere, assumendo l’impegno a emanare nel corso dell’autunno 2008 una serie di disposizioni relative agli scambi intracomunitari. Per il mese di ottobre 2008 il programma è stato incentrato sull’istituzione di una forma di responsabilità solidale fra cedente e cessionario, sull’armonizzazione delle disposizioni concernenti la non imponibilità delle operazioni, sull’introduzione di strumenti di recupero transfrontaliero dell’imposta. Nel mese di novembre, invece, saranno formulate proposte volte a incentivare la cooperazione amministrativa intervenendo su tre diversi pilastri dell’attività investigativa: lo scambio dei dati tra Amministrazioni fiscali; regole comuni di gestione del sistema Vies; l’istituzione del network di cooperazione intracomunitaria Eurofisc. In dicembre vedranno la luce nuove misure volte a uniformare le regole sulla soggettività passiva nelle operazioni intracomunitarie e ad armonizzare le regole di fatturazione, promuovendo la fatturazione elettronica, capace di garantire un migliore monitoraggio delle transazioni.

Un approccio multidisciplinare
L’attività promozionale avviata costituisce una naturale evoluzione del progetto avviato congiuntamente nel 2006 da Consiglio e Commissione finalizzato a debellare il fenomeno delle frodi Iva e formalizzato nella Com (2006) 254. In tale documento, che costituisce il caposaldo dell’attività intrapresa, è stata sancita la necessità di promuovere un approccio di tipo cooperativo e multidisciplinare, da sviluppare con tempistica e modalità diverse operando su due diversi fronti: il miglioramento e il rafforzamento delle misure convenzionali; la sistematica revisione dei presupposti di funzionamento dell’Iva (cosiddette "misure di più ampia portata"). Per ambo i filoni sono stati effettuati nel corso del tempo diversi approfondimenti.

Miglioramento e rafforzamento delle misure convenzionali
In merito alle misure convenzionali la Commissione ha ritenuto indispensabile intervenire in tre diversi settori strategici nella lotta alle frodi Iva lo scambio di informazioni fra Stati membri; la cooperazione transnazionale; il recupero dei tributi evasi.

Lo scambio di informazioni tra Stati membri
Nella lotta alle frodi la più rilevante questione attiene alla funzionalità del sistema di scambio di informazioni tra Stati Membri. Il sistema di scambio delle informazioni sull’Iva (Vies) è un sistema che, nato nel 1993 per fornire agli Stati membri informazioni sulle forniture intracomunitarie di beni, non permette di ottenere informazioni complete e tempestive per debellare i fenomeni frodatori. Importante spunto per l’ampliamento del confronto è stata l’iniziativa intrapresa dalla Commissione volta a revisionare il Vies e ad ampliarlo per accogliere informazioni relative al settore dei servizi. Una revisione in chiave più moderna di certo si impone, visto che il sistema era stato creato per durare quattro anni, ossia per lo stesso orizzonte temporale che si pensava avrebbe avuto il regime transitorio Iva. Benché il sistema abbia fornito informazioni di controllo sugli scambi intracomunitari, i suoi limiti stanno divenendo sempre più evidenti. Come evidenziato dalla Commissione nella COM (2004) 260 relativa all’utilizzo degli accordi di cooperazione amministrativa nella lotta antifrode in materia di Iva, accanto al problema della obsolescenza della tecnologia adoperata, che non rende celere l’accesso alle informazioni da parte degli Stati membri, pochi sono stati i miglioramenti salienti di natura tecnica o funzionale realizzati nell’arco temporale che va dal 1993 ad oggi. Un altro problema evidenziato dagli Stati membri fin dal 1993, è quello dell’incompletezza dei dati Vies. Infatti, la qualità dei dati consultabili nel sistema dipende dalla completezza e correttezza delle dichiarazioni presentate dai soggetti d’imposta ed il sistema di sanzioni per l’inottemperanza a tali obblighi spesso non è sufficientemente efficace. Dovendo rafforzare l’azione di contrasto alle frodi, si rende indispensabile adottare un sistema più flessibile, potente e moderno, che garantisca una maggiore celerità nella trasmissione dei dati, con un minor costo per i contribuenti. Tra l’altro, il ricorso al Vies da parte degli Stati membri è aumentato in modo considerevole. Basti pensare che gli Stati membri presentano circa 15 milioni di richieste di informazioni specifiche l’anno nell’ambito del Vies, mentre i controlli via internet relativi all’esistenza ed all’anagrafica dei soggetti coinvolti nelle transazioni intracomunitarie ammonta attualmente a oltre 3 milioni di consultazioni al mese (comprese quelle accessibili in rete attraverso il Vies). Un’altra importante proposta all’esame della Commissione riguarda l’accesso diretto degli Stati membri alle reciproche banche dati, ponendo in essere le necessarie cautele.

Migliorare e rafforzare la cooperazione
L’ipotesi di revisione del Vies costituisce un importante momento per migliorare e rafforzare la cooperazione tra Stati membri, perché soltanto attraverso un più efficiente scambio di dati fiscali su soggetti operanti in ambito intracomunitario l’azione di contrasto può divenire più efficace. Allo scopo di massimizzare i benefici derivanti dallo scambio di informazioni, la Commissione europea, in modifica dell’articolo 252 della direttiva 2006/112 ha proposto di fissare un termine dichiarativo mensile per tutti i soggetti passivi che nell’anno precedente hanno realizzato un ammontare complessivo di acquisti di beni e servizi (in reverse charge) dal mercato intracomunitario per un importo superiore a euro 200mila. Generalizzata cadenza mensile è prevista anche per la presentazione degli Intrastat (proposta che incide sull’attuale ordinaria scadenza trimestrale), misura questa che è complementare a quella fissata dalla direttiva 2008/8 che, sempre a far data dal 1° gennaio 2010, estende l’obbligo di presentazione dell’Intrastat anche alle prestazioni di servizi rese in reverse-charge a committenti soggetti passivi comunitari. In tal ultimo caso, l’obiettivo è il perseguimento di un adeguato livello informativo in materia di prestazioni transnazionali di servizi. Ad oggi, infatti, gli obblighi dichiarativi relativi alle operazioni intracomunitarie riguardano le sole cessioni intracomunitarie di beni.

Creare un network
Da un’analisi sistematica delle modifiche di cui sopra, emerge chiaramente l’intenzione di concretizzare un vero e proprio network volto a tracciare le operazioni transfrontaliere di servizi resi, consentendo infine l’incrocio dei dati dichiarati tra gli operatori. Da un punto di vista pratico, le proposte avanzate sono destinate a coinvolgere una platea molto ampia di operatori (istituti di credito, società di servizi, studi di consulenza). Pertanto, resta basilare introdurre obblighi non sproporzionati rispetto a quelli imposti per le operazioni nazionali, altrimenti vi è il rischio di rendere il mercato interno europeo meno interessante del mercato nazionale. Anzi è auspicabile che, a fronte delle nuove misure, vi sia una più estesa armonizzazione degli obblighi posti a carico degli operatori, per contenere i costi derivanti dall’aggiornamento dei programmi informatici e dall’adeguamento all’evoluzione normativa.

La cooperazione amministrativa tra gli Stati membri
I meccanismi di frode che sfruttano il mercato interno non possono essere combattuti efficacemente tramite un approccio essenzialmente nazionale. Pertanto, si rende indispensabile integrare l’approccio di respiro europeo nella gestione del sistema dell’Iva da parte delle autorità nazionali. In altre parole, è di vitale importanza che gli Stati membri tutelino non solo le proprie entrate Iva, ma partecipino in maniera più consistente alla protezione del sistema comune dell’Iva, in modo da indirizzare l’azione al contesto di dimensione europea. In quest’ottica, allo scopo di ridurre gli oneri amministrativi, sarebbe auspicabile offrire alle amministrazioni fiscali di altri Stati membri l’accesso automatizzato a dati non sensibili, in modo da eliminare i costi del personale per richieste di informazioni di routine. La necessaria modernizzazione del sistema Vies rappresenta l’occasione per realizzare alcuni di questi miglioramenti. Per incoraggiare l’adozione di un approccio a livello europeo sarebbe auspicabile esaminare anche soluzioni di più ampia portata, come, ad esempio, l’introduzione di un regime di incentivi o di condivisione dei costi. Un tale sistema darebbe un forte impulso all’intensificazione dei controlli sugli scambi transfrontalieri. Un settore adeguato in cui verificare l’efficacia di un tale meccanismo potrebbe essere quello della mutua assistenza per il recupero dei crediti fiscali.

Le proposte di alcuni Stati membri
Alcuni Stati membri hanno proposto un approccio ancora più ambizioso, ossia la creazione di una struttura informale composta da funzionari delle amministrazioni fiscali, avente il compito di facilitare lo scambio di informazioni tra le autorità fiscali nazionali. Tale struttura permetterebbe di superare alcuni degli ostacoli che intralciano attualmente il funzionamento della cooperazione amministrativa (lingue, risorse) e di sciogliere alcune riserve di carattere giuridico relative ai nuovi strumenti, quale ad esempio l’accesso automatizzato ai dati. Considerato che i proventi delle attività di delinquenza fiscale (ad esempio la frode dell’Iva) vengono solitamente investiti in altre attività criminali, occorre anche adottare un approccio globale e multidisciplinare nella lotta antifrode. Inoltre, è innegabile la necessità di promuovere i controlli multilaterali per tener conto della dimensione raggiunta dal commercio comunitario. Per l’Iva, occorre rafforzare l’utilizzo da parte degli Stati membri delle strutture di sostegno e di assistenza operativa a livello comunitario, in particolare quelle dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), che agisce come piattaforma di servizi (assistenza operativa e informazione) per le unità operative degli Stati membri. Di rilevante interesse è anche l’instaurazione di un forum permanente di discussione delle questioni riguardanti la frode e la cooperazione tra gli Stati membri.

La protezione delle entrate: una responsabilità condivisa
Nelle frodi che hanno una dimensione comunitaria (in particolare le frodi carosello), si constata spesso la presenza, tra gli anelli della catena frodatoria, di soggetti appartenenti a Stati membri all’interno dei quali il disegno frodatorio non fa registrare alcuna perdita di gettito. L’intervento di questi soggetti serve soprattutto ad opacizzare maggiormente i circuiti frodatori e rendere la riscossione delle imposte più difficile, se non impossibile. Per garantire la protezione delle entrate fiscali di tutti gli Stati membri nel mercato interno, andrebbero applicate sanzioni e intraprese azioni penali indipendentemente dal fatto che la frode commessa determini o meno perdita di introiti per lo Stato in questione. Per rendere più efficace il recupero dei crediti fiscali è indispensabile che la protezione delle entrate costituisca un obiettivo del sistema europeo, la cui responsabilità venga condivisa tra gli Stati membri. Un altro strumento offerto dalla normativa comunitaria agli Stati membri per assisterli nel recupero degli importi dovuti è il meccanismo di mutua assistenza per il recupero dei crediti fiscali. I risultati finora ottenuti illustrano chiaramente le potenzialità di questo strumento e la necessità di apportare dei miglioramenti per rendere ancora più agevole il recupero dei crediti fiscali.
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