In Italia sette esercizi su dieci visitati dal fisco non emettono scontrino: negozi d'abbigliamento, bar e caffè, ristoranti e pizzerie, insieme con i panettieri, guadagnano le prime posizioni nella classifica dei più "distratti". Questi i primi risultati che saltano all'occhio dall'analisi di un intenso anno d'attività di controllo svolta in sinergia da agenzia delle Entrate e Guardia di finanza che, dal novembre del 2006 alla fine del 2007, hanno effettuato più di 180mila controlli su tutto il territorio nazionale, per contrastare la cattiva abitudine nel nostro Paese a non emettere scontrini e ricevute fiscali. PRINCIPALI ATTIVITA' SOSPESE NUMERO SOSPENSIONI
Sono stati ben 125.379, più del 69% di quelli posti sotto la lente del fisco, i negozi, i ristoranti e le altre attività commerciali beccati almeno una volta a non emettere scontrino o ricevuta, e 1.017, quelli che hanno dovuto abbassare le serrande, per aver reiterato la violazione almeno tre volte. Per esempio, si va da un noto ristorante di Firenze, chiuso per dodici giorni dopo 24 violazioni, a un grande parcheggio di Genova, chiuso per nove giorni per essersi dimenticato di fare la ricevuta ben 165 volte.
Mille esercizi chiusi per aver commesso tre o più violazioni, su 125mila non in regola almeno una volta, potrebbero sembrare pochi: va evidenziato, però, che i risultati non si contano soltanto sulle serrande abbassate e sui sigilli, ma si misurano soprattutto in termini di efficacia a lungo termine.
La visita del fisco, infatti, sembra spesso sortire effetti positivi: quasi "magicamente", nei giorni immediatamente successivi ai controlli in una determinata zona, gli incassi di commercianti, ristoratori e discoteche aumentano in media del 20% rispetto ai quindici giorni precedenti alle constatazioni di violazione e, in alcuni casi, sono lievitati in misura esponenziale (del 360% in una panetteria marchigiana).
Le indagini effettuate in seguito alla scoperta di violazioni di questo tipo, inoltre, hanno fatto emergere un'interessante corrispondenza tra le categorie più propense a non emettere scontrini e quelle più abituate a "taroccare" gli studi di settore.
Regioni a confronto
L'Umbria sembra essere la regione più ligia al rispetto delle norme sull'emissione di scontrini e di ricevute fiscali: su un totale di 2.340 controlli, infatti, sono risultati non in regola "appena" il 45% dei visitati, una percentuale confrontata con l'indice di positività di regioni, come la Campania, dove l'84% dei 21.227 controlli ha evidenziato una violazione dell'obbligo, o con quello della provincia di Bolzano, che ha fatto registrare quasi l'87% di accessi con esito positivo.
Dei 125.379 controlli effettuati sul territorio nazionale, 1.017 si sono appunto trasformati in provvedimenti di chiusura o di sospensione della licenza, per aver violato per tre o più volte l'obbligo di emettere scontrino o ricevuta. La regione che ha visto più serrande abbassate è stata la Sicilia, dove la Guardia di finanza ha eseguito 123 provvedimenti di sospensione dell'attività emanati dal direttore regionale dell'agenzia delle Entrate; a seguire, il Veneto con 117 chiusure e il Lazio con 90. La Valle d'Aosta, invece, si è dimostrata tra le regioni più virtuose, o quantomeno tra quelle dove l'attività di controllo ha sortito migliori risultati in tema di deterrenza: un solo provvedimento di chiusura su 276 violazioni accertate.
Maglioncino non fa rima con scontrino
La cattiva abitudine a non emettere scontrino o ricevuta, e quindi a non certificare i guadagni, sembra appartenere ad alcune categorie più che ad altre. I negozi di abbigliamento guadagnano il primato nazionale: 121 i provvedimenti di chiusura, per lo più al Sud e nelle Isole, mentre al secondo posto troviamo bar e caffetterie, con 73 serrate, di cui 62 tra il Nord e il Centro. Altrettanto "distratti" si sono dimostrati ristoranti, pizzerie e panettieri, seguiti da ambulanti, pasticcieri, fruttivendoli, parrucchieri, discoteche, alberghi, fiorai e lavanderie.
PER CATEGORIAnegozi abbigliamento bar e caffè ristoranti e pizzerie panetterie commercio ambulante di prodotti non alimentari commercio ambulante fisso tessuti e abbigliamento ristorazione con cibi da asporto commercio ambulante calzature e pelletteria commercio ambulante fisso alimentari e bevande commercio ambulante di articoli n.c.a. commercio ambulante itinerante tessuti e abbigliamento commercio ambulante itinerante di alimentari e bevande commercio al dettaglio di frutta e verdura gelaterie e pasticcerie bazar e altri negozi di prodotti alimentari barbieri e parrucchieri commercio al dettaglio fiori e piante commercio al dettaglio prodotti non alimentari n.c.a alberghi e motel senza ristorante sale da ballo e discoteche lavanderie a secco e tintorie TOTALE SOSPENSIONI PER ATTIVITA' PIU' SIGNIFICATIVE NUMERO SOSPENSIONI PER RESTANTI TIPOLOGIE D'ATTIVITA' TOTALE SOSPENSIONI
Cosa cambia con la Finanziaria 2008?
Il sistema di controllo applicato dal 29 novembre 2006 fino a tutto il 2007 è stato introdotto con la legge 286/2006 e prevedeva la chiusura dell'esercizio o la sospensione della licenza per gli ambulanti, da tre giorni a un mese, nel caso in cui funzionari delle Entrate o militari della Guardia di finanza avessero riscontrato tre o più distinte violazioni di emissione dello scontrino o ricevuta fiscale, commesse in uno o più giorni, nell'arco di cinque anni.
La nuova Finanziaria ha modificato la norma, portando da tre a quattro il numero delle violazioni, che, dal nuovo anno, devono però essere constatate in giorni diversi, e ha abolito la cosiddetta “gogna fiscale”, ossia l’avviso posto sulla saracinesca che spiega il motivo della chiusura.