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Attualità

Gli occhi di Garzon puntati sul Liechtenstein

Anche il “super-giudice” spagnolo fa il suo esordio sulla scena sovraffollata del famoso Principato

Questa volta non si tratta di evasione fiscale ma di riciclaggio di denaro sporco proveniente dai traffici illeciti e dal racket delle estorsioni gestito dal gruppo armato separatista dei Paesi Baschi, l’Eta. E intanto anche Parigi si mette sulle tracce degli evasori. Non soltanto evasione fiscale. Anche il riciclaggio di denaro, e dei proventi derivanti da una svariata gamma di attività illecite, sembra infatti prediligere la quiete offerta dal Principato. Per la verità non si tratta né d’una eccezionalità né d’un copyright d’esclusiva titolarità del modesto borgo di Vaduz e dintorni. Il fenomeno legato al riciclaggio di somme ingenti provenienti da attività illecite esibisce infatti una taglia piuttosto globale, che non può essere certamente raccolta entro i soli confini del Liechtenstein. Ne risulterebbero pesantemente offesi gli organismi, le istituzioni nazionali e le organizzazioni internazionali che da almeno due decenni sono impegnate nel tentativo di porre un freno al ciclone del riciclaggio mondiale di denaro dubbio, soltanto in parte derivante da frodi fiscali, e a tutto quello che esso comporta.

Anche i fondi dell’Eta fanno rotta su Vaduz

Tornando invece all’attualità, secondo quanto riportato sulle pagine del quotidiano El Pais, si apprende che le autorità del Principato stanno cooperando fattivamente da giorni con i colleghi spagnoli nel condurre un’indagine relativa a presunti fondi neri raccolti dall’Eta, organizzazione terroristica spagnola emblema del separatismo basco, e custoditi tra i conti bancari e i forzieri stoccati in Liechtenstein.

Va in scena il giudice Garzon
È a questo punto che fa il suo esordio sul palcoscenico del Principato, già ricco di personaggi, il giudice spagnolo Baltasar Garzon, ben noto anche alle cronache italiane. Sembra infatti che le autorità di Vaduz abbiano acconsentito alla richiesta trasmessa dal “super-giudice” di procedere al blocco immediato dei conti registrati nella giurisdizione e riconducibili a membri sospetti dell’Eta. In pratica, secondo il giudice Garzon, che ha dato il via all’intera operazione, il Principato risulterebbe come la giurisdizione privilegiata dal gruppo separatista basco verso la quale indirizzare e dove ammassare gran parte delle somme provenienti dal racket delle estorsioni gestito, con asprezza secondo le cronache, in patria. E ora il Liechtenstein esporta capitali e informazioni Peraltro, sempre in merito alla medesima questione, le autorità del Liechtenstein hanno anche provveduto ad esplicitare un sì ufficiale riguardo la richiesta di informazioni relative all’apertura di conti bancari, a transazioni finanziarie e a somme trasferite dalla Spagna e, novità questa, dalla Francia.

Anche Parigi sulle tracce degli evasori
E così anche i cugini d’Oltralpe hanno deciso di prender parte con vigore alle indagini antievasione che hanno il loro epicentro nel territorio del Principato. L’inasprimento della linea, deciso da Parigi, ha avuto come effetto immediato l’apertura di 20 investigazioni su altrettanti soggetti che risultano titolari di conti bancari in Liechtenstein. In realtà, come annunciato dal ministro del Bilancio Eric Woerth, sono ben 200 i nomi che compaiono nella lista che le autorità di Parigi hanno ottenuto dai colleghi britannici e che stanno passando al setaccio. La mossa della francia conferma l’estensione del Liechtenstein-affaire che oramai vede coinvolti a pieno titoli i seguenti Paesi: Australia, Regno Unito, Canada, Francia, Grecia, Italia, Nuova Zelanda, Spagna, Svezia e Stati Uniti.
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