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Attualità

Con Peppol mercato unico europeo sempre più vicino

Acronimo di pan-european public procurement on line permetterà l’interoperabilità infrastruttuale di appalti pubblici elettronici

Oltre a consentire un risparmio di denaro dei contribuenti e a semplificare le procedure per la presentazione di offerte nell’ambito degli appalti pubblici, l’iniziativa permetterà di aumentare la competitività delle imprese. Collegare i sistemi nazionali degli appalti pubblici elettronici già esistenti. Questo l’obiettivo che si prefigge di raggiungere Peppol, acronimo di Pan-european Public Procurement on line, progetto-pilota sostenuto dalla Commissione europea, a cui partecipano Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia e Ungheria. Una iniziativa che si inserisce a pieno titolo nel novero di quelle che, come la dogana elettronica paneuropea e il nuovo codice doganale, puntano al superamento dell’uso dei documenti cartacei e ad attuare sistemi automatizzati, interoperabili e accessibili da un punto all’altro dell’Unione europea.

Un progetto comunitario
Oltre 19 milioni di euro in tre anni. A tanto ammonta l’investimento nel progetto di cui 9,8 verranno dal programma quadro "Competitività e innovazione" della Commissione europea che ruota intorno a tre iniziative specifiche. La prima denominata EIP dedicata all’innovazione e all’imprenditorialità; la seconda, conosciuta con la sigla TIC, dedicata al programma di sostegno alle tecnologie di informazione e comunicazione; la terza, chiamata EIE, acronimo di Intelligent Energy Europe Programme.

Una opportuna interazione
Permettere alle imprese di uno Stato di partecipare agli appalti pubblici di un altro Stato. Questo, in estrema sintesi, l’obiettivo alla base del progetto-pilota e che anima la collaborazione tra la Commissione europea e i Paesi coinvolti. Oltre a Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia e Ungheria, l’iniziativa di collaborazione vede coinvolta anche l’Italia. Anzi proprio l’Italia, con Mef, Intercenter, Infocamere e Consorzio per il sistema informativo piemontese, partecipa al budget complessivo con uno stanziamento di due milioni di euro. Il progetto quindi non punta a sostituire i sistemi nazionali degli appalti elettronici ma ad integrarli facendo in modo che siano le tecnologie di informazione a favorire la comunicazione semplificandone il compito. Una interazione che, se ben bilanciata, permetterà di sfruttare a pieno le potenzialità del mercato unico europeo e garantendo alle imprese una maggiore presenza sul territorio. Analogamente a quanto stanno facendo altre iniziative realizzate in collaborazione con le istituzioni europee come i servizi per il trasferimento tecnologico, per l’internazionalizzazione e per l’accesso ai progetti e finanziamenti comunitari. Come rilevato dalla Commissione europea, le Pmi rappresentano attualmente il 67% dei posti di lavoro nel settore delle imprese e il 58% del fatturato nell'UE, ma si aggiudicano solo il 42% degli appalti pubblici.

Le motivazioni alla base di Peppol
Già con l’avvento degli appalti pubblici elettronici è stata aperta la strada, a livello nazionale, alla semplificazione e alla trasparenza delle procedure. In particolare per ciò che concerne la gestione dei costi amministrativi e di transazione con conseguente riduzione dei tempi dedicati alla compilazione dei moduli e all’inserimento di quantità di dati che prima di allora erano ancora gestiti manualmente. Tuttavia il tassello che rimaneva da completare era proprio quello della transnazionalità. Grazie a Peppol i singoli sistemi nazionali degli Stati membri si arricchiscono di una nuova funzionalità, potranno infatti interagire. In questo modo le imprese europee riceveranno un considerevole aiuto e aggiudicarsi gli appalti pubblici ovunque nell’Unione non sarà più un problema. In termini pratici in un futuro non troppo lontano si potrà assistere a un’impresa italiana che presenta un’offerta nell’ambito di un appalto pubblico in Finlandia o in Ungheria con la stessa facilità con cui partecipa a una gara d’appalto nel suo Paese. Come rilevato da Viviane Reding, Commissaria europea per la società dell'informazione e dei media, “è un passo fondamentale verso la realizzazione del mercato unico europeo".
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