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Rimanenze - 1

Aspetti generali. Rimanenze di magazzino: valutazione civilistica

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4. RIMANENZE
4.1 Aspetti generali
Quando si parla di rimanenze occorre precisare, innanzitutto, cosa si intende con il termine rimanenze di esercizio.
In genere, con tale locuzione si intendono sia beni che formano oggetto dell'attività imprenditoriale sia altri beni materiali che intervengono nella catena produttiva o beni immateriali iscritti nell'attivo circolante.
In particolare, sono oggetto di valutazione sia civilistica che fiscale i seguenti beni:
- prodotti finiti
- semilavorati
- prodotti in corso di lavorazione
- materie prime e materie sussidiarie
- titoli iscritti nell'attivo circolante.

Tali beni acquistano rilevanza in quanto la variazione delle "giacenze" alla fine dell'esercizio rispetto a quanto imputato in bilancio all'inizio dell'esercizio ha un impatto sulla determinazione del risultato dell'esercizio sia dal punto di vista prettamente civilistico che da quello fiscale.

4.2 Rimanenze di magazzino
4.2.1 Valutazione civilistica
Secondo quanto previsto dai numeri 9 e 10 dell'articolo 2426 del codice civile,
"9) le rimanenze, i titoli e le attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni sono iscritti al costo di acquisto o di produzione, calcolato secondo il numero 1), ovvero al valore di realizzazione desumibile dall'andamento del mercato, se minore; tale minor valore non può essere mantenuto nei successivi bilanci se ne sono venuti meno i motivi. I costi di distribuzione non possono essere computati nel costo di produzione;
10) il costo dei beni fungibili può essere calcolato col metodo della media ponderata o con quelli: "primo entrato, primo uscito" o: "ultimo entrato, primo uscito" ; se il valore così ottenuto differisce in misura apprezzabile dai costi correnti alla chiusura dell'esercizio, la differenza deve essere indicata, per categoria di beni, nella nota integrativa
".

Si ricorda che il numero 1) dell'articolo 2426 prevede che:

  • nel costo di acquisto si computano anche i costi accessori
  • il costo di produzione comprende tutti i costi direttamente imputabili al prodotto. Può comprendere anche altri costi, per la quota ragionevolmente imputabile al prodotto, relativi al periodo di fabbricazione e fino al momento dal quale il bene può essere utilizzato; con gli stessi criteri possono essere aggiunti gli oneri relativi al finanziamento della fabbricazione, interna o presso terzi.

Pertanto, in termini generali, dal punto di vista civilistico, le rimanenze devono essere iscritte in bilancio secondo il minore fra i seguenti valori:
- costo di acquisto o di produzione
- valore di mercato.

Il valore di mercato è costituito:

  • per le materie prime e gli acquisti da fornitori esterni, dal costo risultante dai listini dei fornitori stessi o dalle Camere di commercio, aste o borse merci rettificato da sconti d'uso e dagli oneri accessori di acquisto
  • per i prodotti destinati alla vendita, dal presunto valore netto di realizzo desumibile dall'andamento del mercato.

Inoltre, la valorizzazione dei beni fungibili può essere effettuata secondo uno dei seguenti metodi:

  • media ponderata. Si basa sul principio di non identificare i flussi di merci in relazione ai loro prezzi di acquisto, ma di considerare le quantità come un unico insieme di cui si calcola il prezzo medio di acquisto
  • primo entrato primo uscito (detto anche "Fifo" - First in, first out). Si basa sul presupposto che gli scarichi durante l'esercizio siano stati via via valorizzati in base ai prezzi degli acquisti più remoti, per cui le quantità esistenti in magazzino a fine anno si valutano in base ai prezzi sostenuti per gli acquisti più recenti
  • ultimo entrato, primo uscito (detto anche "Lifo" - Last in, first out). Si basa sul principio che gli scarichi durante l'esercizio siano stati via via valorizzati in base ai prezzi degli acquisti più recenti, per cui le quantità esistenti in magazzino a fine anno si valutano in base ai prezzi sostenuti per gli acquisti più remoti.

Va comunque tenuto presente che se il valore così ottenuto differisce in misura apprezzabile dai costi correnti alla chiusura dell'esercizio, la differenza deve essere indicata, per categoria di beni, nella nota integrativa.

4.2.1.1 Principi contabili internazionali
I principi contabili internazionali si occupano della valutazione delle rimanenze con lo Ias n. 2, che non si discosta di molto da quanto previsto dai principi contabili nazionali.
Secondo tale principio, pertanto, le rimanenze devono essere valutate al minore tra il costo sostenuto e il valore netto realizzabile.
A tal fine è previsto che:

  • il costo sostenuto comprende tutti i costi di acquisto, i costi di trasformazione e gli altri costi sostenuti per portare le rimanenze alla loro attuale localizzazione e condizione
  • il valore netto di realizzo corrisponde al prezzo di vendita stimato considerato il normale svolgimento dell'attività, al netto dei costi stimati di completamento, nonché di quelli stimati necessari per realizzare la vendita.

9 - continua

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