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Attualità

Ruffini: stato dell’arte e futuro
della riscossione degli enti locali

Imminenti i rinnovi dei protocolli d’intesa tra Agenzia delle entrate, Anci e Ifel, per ridare vigore alle segnalazioni qualificate dei Comuni, attraverso il lavoro di squadra

Un resoconto a 360° sugli strumenti che il legislatore ha offerto agli enti locali per la riscossione delle loro entrate e sulle opportunità di semplificazione per i cittadini e di recupero di efficienza per le amministrazioni. Questi gli argomenti toccati dal direttore dell’Agenzia, in audizione stamattina presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, a palazzo San Macuto.
 
Dopo aver tracciato l’evoluzione normativa delle modalità di gestione delle entrate locali, Ruffini ha spiegato l’attuale ruolo assunto dall’Agenzia entrate–Riscossione, che si concretizza esclusivamente nelle funzioni di riscossione e non anche in quelle di accertamento e liquidazione, poiché estranee alla missione istituzionale del nuovo Agente nazionale, fornendo un dato significativo: “gli enti che dal 1° luglio 2017 hanno deliberato l’affidamento dell’attività di riscossione spontanea e coattiva delle loro entrate sono, al momento, oltre 700 di cui circa 500 amministrazioni comunali”.
Ha comunque ricordato i risultati del precedente concessionario Equitalia che, tra il 2011 e il 2016, ha riscosso per conto dei Comuni “oltre 4,3 miliardi”: prima del passaggio del testimone, cioè al 30 giugno scorso, erano 16.355 gli enti che avevano affidato carichi in riscossione a Equitalia.
 
Sempre nell’ottica del federalismo ha, poi, ricordato che oggi gli enti locali possono svolgere il servizio di riscossione delle proprie entrate secondo le seguenti modalità:
  • tramite risorse interne
  • ricorrendo all’affidamento in house a società strumentali
  • tramite le ordinarie procedure a evidenza pubblica
  • avvalendosi, a seguito di apposita deliberazione, dell’Agenzia delle entrate–Riscossione, titolare dello svolgimento delle funzioni della riscossione nazionale.
Per quanto riguarda la semplificazione nell’ambito della riscossione, la parte del leone la fa, senza dubbio, il modello F24: introdotto nel nostro ordinamento nel lontano 1997 per il pagamento di un numero limitato di entrate erariali, regionali e contributive, è stato via via esteso anche al versamento di tributi locali. In particolare, Ruffini ha affermato che “la scelta di utilizzare il modello F24 è dovuta agli innegabili benefici di semplificazione degli adempimenti per i cittadini (si pensi alla possibilità di utilizzare in compensazione crediti erariali o contributivi) e di economie di gestione”.
A tal proposito, ha assicurato che, a breve, l’ambito di utilizzo dell’F24 sarà progressivamente allargato anche:
  • al contributo di sbarco, che possono istituire i Comuni con sede giuridica nelle isole minori e i Comuni nel cui territorio insistono isole minori, in alternativa all’imposta di soggiorno
  • all’imposta comunale sulla pubblicità e il diritto sulle pubbliche affissioni
  • al canone per l’autorizzazione all’installazione dei mezzi pubblicitari
  • all’imposta municipale immobiliare (Imi), istituita dalla Provincia autonoma di Bolzano, che nei Comuni del relativo territorio sostituisce l’Imu e la Tasi. 
Bene l’F24 per la riscossione spontanea; per quella coattiva, dove entra in gioco l’Agenzia delle entrate–Riscossione, ha sollevato invece la problematica della lungaggine dei tempi di esazione sia per l’elevato numero delle posizioni in gioco che per gli ampi intervalli temporali, fissati dalla legge, tra un’azione e l’altra. Su questo punto “risulta … necessario continuare sulla strada del processo di complessivi efficientamento e velocizzazione dell’attività di riscossione, per esempio estendendo alle sanzioni amministrative per violazione del codice della strada – in ragione del loro volume medio annuo pari a oltre 1,5 milioni di cartelle – il principio dell’immediata validità dell’atto notificato dall’ente, anche ai fini dell’esecuzione forzata a mezzo ruolo. Tale principio è infatti già operante per gli accertamenti emessi dall’Agenzia delle entrate e per le pretese poste in riscossione dall’Inps”.
 
Prima della riscossione, l’accertamento
Il processo di partecipazione dei Comuni all’attività di accertamento dei tributi erariali, operativamente inaugurato da due protocolli d’intesa siglati da Agenzia delle entrate, Anci e l’Ifel – il primo nel 2009 e il secondo nel 2014 – è stato un passaggio fondamentale per la lotta all’evasione “da febbraio 2009 a settembre 2017 sono state trasmesse, da oltre mille Comuni, circa 95mila segnalazioni, di cui circa 17mila sono state trasfuse in atti di accertamento con oltre 350 milioni di euro di maggior imposte accertate e poco più di 105 milioni di maggior imposte riscosse. Questo significa – ha spiegato Ruffini – che ogni segnalazione ha mediamente, consentito di accertare più di 20mila euro e di riscuotere circa 6mila euro di maggiori imposte”.
Una collaborazione preziosa, che ha portato il legislatore a incrementare la quota “di compartecipazione al gettito derivante dall’accertamento dei tributi statali a seguito di segnalazioni comunali: tale quota, infatti, è passata dall’iniziale 30% delle maggiori somme riscosse a titolo definitivo, al 100% delle stesse somme riscosse anche a titolo non definitivo”.
 
Nonostante ciò, negli ultimi anni il numero delle segnalazioni trasmesse dai Comuni si è gradualmente ridotto. Per questo motivo, ha annunciato il direttore, è imminente il rinnovo degli accordi “in modo da ridare stimolo all’attività degli enti locali mediante una maggiore governance centrale del processo”.
 
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