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Attualità

Russia: il boom del petrolio mette le ali al fisco

Crescita record delle entrate fiscali russe che, nel periodo gennaio-aprile 2008, hanno superato i 49 miliardi di euro, registrando un incremento del 50% rispetto al 2007.  

Mosca brinda all’impennarsi del prezzo del barile che consegna all’erario federale 17 miliardi di euro di maggiori entrate nei primi quattro mesi del 2008. Incremento questo dovuto in gran parte all’aumento del gettito sia dell’imposta sull’estrazione che  dei dazi sull’export del greggio e che conferma la stretta dipendenza dell’economia russa dal settore energetico, da cui infatti derivano direttamente il 20  per cento del Pil dell’intero Paese e il 45 per cento delle entrate fiscali. Non s’arresta in Russia la corsa delle entrate fiscali che, grazie all’impennarsi del prezzo del barile, nel periodo gennaio-aprile 2008 hanno registrato un incremento del 50 per cento rispetto al medesimo periodo del 2007. Il risultato è che nei primi quattro mesi dell’anno l’erario federale ha provveduto a contabilizzare un incasso pari a 49,7 miliardi di euro, all’incirca 17 miliardi di euro in più rispetto alla somma raccolta negli stessi mesi del 2007, quando l’intero ammontare delle entrate fiscali era stato pari a 32,6 miliardi di euro. Si tratta quindi d’una conferma ulteriore d’un trend di crescita, quello che vede protagonista il fisco, avviato a partire dal 1999 e consolidatosi proprio in coincidenza con la ristrutturazione e lo sviluppo dell’intero settore petrolifero. Andamento questo che, almeno secondo esperti e analisti che da anni seguono il mercato russo, dovrebbe registrare anche nei prossimi mesi significative accelerazioni, nonostante la tendenza al ribasso manifestata dal prezzo del petrolio, ora a quota 115 dollari al barile.

La ricetta del fisco russo: 9,8 milioni di barili di greggio al giorno – Ai responsabili dell’Amministrazione fiscale della Federazione russa i conti tornano, sempre, a parte rare eccezioni, come quelle legate all’implodere di conflitti inattesi e al manifestarsi d’imprevisti climatici, soprattutto lungo la dorsale dei confini estremi siberiani. Il segreto di questa precisione contabile, assicurano i tecnici dell’Energy Information Administration (EIA), agenzia statunitense che s’occupa, quando non si preoccupa, di monitorare progressi e frenate del mercato petrolifero mondiale e dei suoi principali protagonisti, si può riassumere in una sola parola: Petrolio, la cui produzione quotidiana è pari a 9,8 milioni di barili, di cui 7 milioni destinati all’export.

La Russia a tre dimensioni: Economia, Fisco e….Petrolio - A seguire, naturalmente, l’EIA riporta in dettaglio i numeri che caratterizzano questa stretta relazione tra economia russa, fisco federale e greggio, soprattutto siberiano. Entrando nel dettaglio, nel 2007 il gettito totale derivante sia dall’imposta sull’estrazione del petrolio che dai dazi raccolti al momento dell’esportazione del greggio messo in commercio dalle aziende che ne gestiscono la produzione, la distribuzione e la raffinazione è stato pari a 57 miliardi euro. Se a questa somma, versata annualmente dai big del petrolio russo nelle casse dell’erario di Mosca, si aggiungono anche le imposte pagate sui profitti e quelle relative agli stipendi e ai compensi percepiti dai dipendenti di queste società, allora ben si comprende come il 45 per cento del gettito erariale, e oltre la metà delle dell’intero ammontare delle entrate pubbliche russe, trovino la loro origine e la loro fonte nel petrolio e nello sviluppo delle strutture che, oramai da diversi anni, sono sottoposte a continui e decisi ammodernamenti, sia sul versante della logistica che su quello della gestione effettiva. D’altra parte, la Russia può oggi contare su riserve ufficiali pari a 60 miliardi di barili di greggio che, a meno d’imprevisti, nel corso dei prossimi decenni si riverseranno sui mercati di decine di Paesi, a partire dagli Usa che ne acquistano ogni anno 400mila al giorno fino alla Cina, che se ne assicura all’incirca 150mila al dì, ma che in futuro ha in programma di aumentarne l’import e il consumo.
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