L'ultima versione del Testo coordinato dei Principi contabili Internazionali (IAS/IFRS) e interpretazioni IFRC pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, predisposto dall'Oic, risale al maggio 2006 ed è disponibile per la consultazione gratuita sul sito internet www.fondazioneoic.it.
In esso, è rinvenibile la versione più aggiornata di ciascun documento, sia esso Ifrs, Ias, Ifric o Sic, tra cui il principio contabile internazionale n. 36, rubricato Riduzione durevole di valore delle attività, la cui finalità è quella di definire i principi che ciascuna entità (ciascun ente interessato) applica per assicurarsi che le proprie attività siano iscritte in bilancio a un valore non superiore a quello recuperabile.
Ciò potrebbe accadere se il valore contabile di un'attività eccedesse l'importo ritraibile dal suo utilizzo o dalla sua vendita. In tali ipotesi, si sarebbe in presenza di un bene che ha subito una riduzione di valore che deve essere obbligatoriamente rilevata, dandone anche adeguata informativa in nota integrativa. In ambito Ias, infatti, non occorre che la riduzione di valore sia durevole così come inteso dall'articolo 2426, n. 3), del nostro Codice civile (ovvero non transitoria o facilmente reversibile); a conforto, si riporta quanto indicato nello Ias 36: "se, e solo se, il valore recuperabile di un'attività è inferiore al valore contabile, quest'ultimo deve essere ridotto al valore recuperabile. Tale riduzione costituisce una perdita per riduzione durevole di valore".
Il problema della valutazione della perdita durevole di valore di un bene prende anche il nome di impairment test, per la cui applicazione è stata redatta una guida a cura della "Commissione dei Dottori Commercialisti e Ragionieri per i Principi contabili".
Nel prosieguo si cercherà di fornire una lettura combinata dei due documenti (principio contabile n. 36 "aggiornato" e guida), limitando, tuttavia, l'analisi alle problematiche delle immobilizzazioni materiali, che, tra l'altro, sono disciplinate in modo specifico dallo Ias n. 16.
In prima battuta, comunque, è necessario soffermarsi sugli assunti base dell'impairment test, la cui applicazione richiederà l'introduzione di una serie di misure organizzative, cui numerose imprese italiane di dimensioni medio-piccole non sono abituate.
Infatti, la determinazione del "valore recuperabile" e delle perdite di valore dei beni promiscui, cioè utilizzati in più processi, richiede l'elaborazione di studi basati principalmente sull'analisi dei flussi finanziari futuri.
In particolare, al test in questione deve essere sottoposta, a norma dello Ias n. 36, ciascuna "unità generatrice" di flussi finanziari, vale a dire il più piccolo gruppo di attività che genera flussi finanziari in entrata ampiamente indipendenti dai flussi finanziari in entrata generati da altre attività o gruppi. Pertanto, ciascuna "cash generating unit", per la quale è necessario determinare il valore recuperabile, può essere costituita anche solo da un macchinario o da un impianto, purché autonomo nella produzione di cash flow.
Ciò comporta che, se l'unità ha dimensioni molto ridotte, può essere impossibile ottenere il suo valore recuperabile disaggregando i flussi finanziari presenti in un budget pluriennale, magari di normale redazione anche in aziende medio-piccole, rendendo così necessaria un'analisi ad hoc.
In pratica, secondo i postulati del bilancio di esercizio, in alcuni casi i costi sostenuti possono essere sospesi e registrati fra le attività (immobilizzazioni materiali), se si prevede ragionevolmente che essi genereranno utilità o benefici (quindi saranno recuperati) tramite l'uso o la vendita dei beni o servizi cui essi si riferiscono. Tale previsione deve essere continuamente riesaminata.
Le immobilizzazioni materiali sono normalmente valutate al costo, rettificato dall'ammortamento; tuttavia, quando si manifestano sintomi che fanno prevedere una difficoltà nel recupero del valore contabile (ad esempio, eccesso di capacità produttiva rispetto alle possibilità di vendita, mancata utilizzazione) è necessario accertare se si sia verificata una perdita durevole nel loro valore.
Infatti, secondo lo Ias 36, il valore netto contabile non può eccedere il valore recuperabile, che è rappresentato dal maggiore tra il presumibile valore di realizzazione con la vendita e il valore d'uso.
Il primo è rappresentato dal ricavo di vendita del bene a prezzi normali di mercato, tra parti ben informate e interessate (fair value, detto anche valor equo), al netto degli oneri di diretta imputazione; il secondo è dato dall'attualizzazione (mediante l'applicazione di un appropriato tasso) dei flussi di cassa attesi dall'utilizzo dell'immobilizzazione fino al termine della sua vita utile, compreso il flusso (negativo o positivo) derivante dallo smobilizzo.
A tale proposito, lo Ias n. 36 stabilisce che "le stime dei flussi finanziari futuri devono includere:
a) le proiezioni dei flussi finanziari in entrata derivanti dall'uso continuativo del bene;
b) le proiezioni dei flussi finanziari in uscita che si verificano necessariamente per generare flussi finanziari in entrata dall'uso continuativo del bene (inclusi quelli per rendere il bene utilizzabile - spese di manutenzione ad esempio) e che possono essere direttamente attribuiti o ripartiti al bene in base a un criterio ragionevole e coerente;
c) i flussi finanziari netti, qualora esistano, che saranno ricevuti o pagati per la dismissione del bene alla fine della sua vita utile".
Le immobilizzazioni materiali utilizzate nel processo produttivo devono essere svalutate se la previsione dei flussi di ricavi dell'impresa - ottenibili con quelle immobilizzazioni - fino al compimento della loro vita utile (ovvero il tempo residuo entro il quale potranno essere ancora utilizzate) non saranno sufficienti a coprire i costi e le spese relative sostenute nel medesimo periodo. Pertanto, quando sulla base di perizie di esperti emerge che il valore recuperabile con l'uso è inferiore al valore netto contabile, dovrà essere effettuata la corrispondente svalutazione.
Nel valutare se esista un'indicazione che un'attività può aver subito una riduzione durevole di valore, l'azienda deve prendere in considerazione fonti di informazione sia esterne che interne. Le prime sono ottenibili dal mercato del bene oggetto di valutazione, dal mercato in cui l'azienda opera e dal mercato dei capitali. Le seconde attengono, invece, al bene e al suo stato di obsolescenza e di deterioramento fisico, nonché ai cambiamenti verificatisi all'interno dell'azienda, nella sua struttura produttiva o nel suo assetto più ampio.
Tuttavia, qualora in esercizi successivi a quello in cui è stata effettuata la svalutazione, si evidenziasse che i motivi che avevano indotto la stessa sono venuti meno, occorrerà ripristinare interamente o parzialmente il valore di costo.
La scrittura contabile da porre in essere per una corretta applicazione dell'impairment test a immobilizzazioni materiali che hanno perso durevolmente valore rispetto al loro valore contabile deve necessariamente essere tale da ridurre tale ultimo valore fino all'ammontare dell'altro. Si ricorda che, secondo lo Ias 16, i terreni, gli impianti, i fabbricati possono essere valutati alternativamente al costo o al fair value (se questo è superiore al primo).
In pratica, la scrittura in partita doppia sarà la seguente:
SVALUTAZIONI a IMPIANTI
attraverso la quale la svalutazione verrà direttamente imputata a conto economico.
Per un'impresa che adotta anche lo schema di bilancio Ias (peraltro estremamente sintetica, ma ampliabile in funzione delle necessità di informativa dell'impresa), la svalutazione potrà essere allocata o in una voce distinta del conto economico (se di notevole entità) oppure potrà essere ricompressa tra gli "Altri costi", con esplicitazione analitica in nota integrativa.
Per le imprese italiane che utilizzano ancora lo schema di conto economico, di cui all'articolo 2425 del codice civile, potrà essere utilizzata la voce B 10 c) Altre valutazioni delle immobilizzazioni oppure la voce E21 Oneri straordinari, qualora si tratti di una perdita avente il carattere della straordinarietà, perché legata a eventi con tale requisito.
Se l'impresa ha utilizzato il citato criterio del fair value per la valutazione delle immobilizzazioni materiali, la svalutazione deve essere imputata alla riserva di rivalutazione, che è posta di patrimonio netto, fino a concorrenza del suo importo e solo per l'eventuale differenza a conto economico.
Relativamente ai ripristini di valore, da contabilizzare qualora in un esercizio successivo a quello in cui è stata contabilizzata la svalutazione si verificano condizioni che fanno venir meno le ipotesi in precedenza formulate, occorrerà effettuare una scrittura contabile, esattamente contraria alla prima presentata, facendo affluire il provento a un conto ordinario (A 5) o straordinario (E 20), a seconda della classificazione già adottata in precedenza.
La guida presenta, a tale proposito, numerosi esempi numerici.
E' evidente che nel mondo Ias sarà più facile imbattersi in ripristini di valore, in quanto le perdite, come visto, sono considerate durevoli, e quindi rilevate, anche se non presentano i caratteri previsti dal nostro Codice civile.
Scritture a prova di impairment test
Per gli Ias/Ifrs non occorre che la riduzione di valore sia durevole così come inteso dall'articolo 2426, n. 3), del nostro Codice civile
