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Attualità

Sulla fiscalità indiretta un anno da ricordare per la Ue

Il 2006 passerà alla storia per l’elevato numero di proposte, iniziative e riforme varate dalla Commissione in questo settore

In particolare l’organismo comunitario ha emanato una serie di proposte di proroga riguardanti la disciplina di alcuni settori che fruivano di particolari agevolazioni fiscali. L’obiettivo era controbilanciare la massiccia concorrenza esercitata, negli stessi ambiti, da operatori localizzati in aree extra Ue. E’ quanto accaduto nel settore dell’e-commerce in cui, sulla base di una proposta della Commissione, il Consiglio europeo ha prorogato la vigente normativa per le prestazioni di carattere radio-televisivo e per determinati settori del commercio elettronico. Senza la proroga si sarebbe ritornati al sistema vigente sino al luglio 2003 che vedeva gli operatori economici comunitari, costretti ad assoggettare a Iva anche le transazioni rese elettronicamente, sfavoriti rispetto ai loro concorrenti residenti in paesi terzi che, per contro, non erano tenuti ad alcun obbligo impositivo per le medesime transazioni erogate nei confronti di soggetti residenti nella Comunità.

Aliquota agevolata e prestazione di servizi
Sempre su proposta della Commissione, il Consiglio europeo ha adottato nel novembre 2006  una decisione con cui alcuni Stati membri sono stati autorizzati a prorogare (e l’Italia era tra essi) il mantenimento dell’aliquota agevolata per talune prestazioni di servizi caratterizzate da una forte incidenza della manodopera. La previsione dell’aliquota agevolata era stata introdotta nel 1999 con il chiaro intento di dare impulso a un determinato settore economico (piccole riparazioni, interventi su immobili, prestazioni di servizi a carattere artigianale). Gli  evidenti risultati positivi conseguenti a tale provvedimento agevolativo hanno indotto il legislatore comunitario a garantire la prosecuzione dei benefici anzidetti sino al 31 dicembre 2005.

La sesta direttiva
La Commissione  ha focalizzato la sua attenzione sulla rielaborazione della sesta direttiva che, come ampiamente noto, contiene i caratteri generali dell’imposta sul valore aggiunto cui devono rapportarsi e uniformarsi le singole legislazioni degli Stati membri. Le modifiche introdotte non concernono il contenuto della direttiva ma semplicemente la sua "veste" esteriore per migliorarne il carattere di fruibilità per gli utilizzatori e per i destinatari. Dal 1° gennaio 2007 la sesta direttiva è rimpiazzata dalla nuova direttiva (2006/112/EC) con l’obiettivo di codificarne il testo in modo più chiaro ma senza influire sul corpus del documento.

La tutela delle singole economie: le frodi Iva e il reverse charge
L’organismo comunitario è stato particolarmente vigile nei rapporti con gli Stati membri per quanto concerne l’adozione di provvedimenti volti a sostenere le economie interne nonché a introdurre delle deroghe al sistema comune Iva, quale delineato dalla sesta direttiva. La Commissione, che si presenta come il custode ed il guardiano del Trattato, è molto attenta a valutare se le proposte di deroga avanzate dagli Stati membri rispondono a effettive esigenze di controllo e sicurezza delle politiche fiscali e non presentano effetti deleteri per il sistema Iva considerato a livello comunitario. Per tale motivo la Commissione europea, se da un lato ha acconsentito che la Gran Bretagna adottasse l’istituto del reverse charge con riferimento a taluni settori particolarmente delicati in cui le frodi Iva raggiungevano picchi preoccupanti, non di meno ha negato la stessa autorizzazione all’Austria e alla Germania in quanto le deroghe proposte da tali Stati non erano concretamente finalizzate a un obiettivo preciso e ben individuato, ponendosi così in contrasto con le prescrizioni del Trattato. Lo scorso 24 luglio il Consiglio europeo, su proposta della Commissione, ha introdotto misure di contrasto all’evasione in ambito Iva proponendo l’adozione del reverse charge come criterio di riscossione dell’imposta in quei settori, come le cessioni di terreni e cespiti, le costruzioni e ristrutturazioni di immobili, le prestazioni di servizi di manodopera e demolizione, in cui maggiore è la difficoltà per gli Stati membri di esercitare un controllo e porre in atto strategie efficaci per reprimere le frodi. In questa ottica gli Stati membri, sulla base dell’articolo 27 della sesta direttiva, sono stati autorizzati ad adottare particolari schemi di imposizione che sfuggono ai criteri ordinari.

Il settore delle accise
Nel corso del 2006 sono state introdotte diverse novità anche per il settore delle accise ed altre tasse indirette. Lo scorso febbraio, ad esempio, la Commissione ha proposto al Consiglio di esentare dal pagamento dell’Iva e di altre tasse alcune tipologie di merci importate da viaggiatori provenienti da Paesi terzi. Attualmente i principali cambiamenti, da tradurre in direttiva non prima del 2008, riguardano l’abolizione di limiti quantitativi per quanto concerne prodotti come i profumi, il caffè e il tè nonché l’aumento del limite di spesa nei duty free shop sino a 430 euro rispetto agli attuali 175. Nel settembre 2006 la Commissione ha proposto al Consiglio Ue di aumentare le aliquote minime delle accise gravanti sulle bevande alcoliche, riportandole ad un valore che tenga conto del livello dell’inflazione.

La tassazione sulle società
La Commissione ha presentato una proposta diretta a modernizzare la direttiva esistente sulla tassazione dell’aumento di capitale per le società: la ratio è semplificare un contorto segmento della legislazione comunitaria per giungere alla completa eliminazione di detta imposta. La riforma propone di ridurre la tassazione ad un tasso dello 0.5 per cento entro il 2008 sino a giungere a una integrale abrogazione entro il 2010.

La lotta contro le frodi: il programma Fiscalis
Sempre nell’ottica d aumentare la collaborazione tra gli Stati membri la Commissione, nell’ambito del Programma Fiscalis, ha focalizzato gli obiettivi del progetto nel potenziamento della lotta contro le frodi; nella riduzione dei controlli eccessivamente limitativi a carico delle persone fisiche; nel migliore coordinamento tra le Amministrazioni fiscali per quanto concerne lo scambio di informazioni attraverso il cd. It system (Vies). In particolare il Programma Fiscalis dovrebbe coinvolgere tutti i settori impositivi, inglobando anche le imposte dirette, l’iva, le accise e in quest’ottica rendere effettivo lo scambio di informazioni via web. In questo modo ne beneficerebbero anche gli operatori economici in quanto la disponibilità in tempo reale di informazioni concernenti l’esistenza di una partita Iva o di un accertamento in corso consentirebbe una velocizzazione delle operazioni di controllo. La Commissione dovrà riferire al Consiglio europeo nel giugno di quest’anno sullo stato delle proposte avanzate e sulla risposta che hanno dato le singole Amministrazioni fiscali degli Stati membri.
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