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Attualità

Trattato Ue, l’ombra fiscale di Sarkozy sul referendum irlandese

L’armonizzazione dell’imposta sui profitti, sostenuta dall’Eliseo, e il ritiro di aliquote Iva agevolate su alcuni beni preoccupano Dublino

Al riguardo, le misure pro-Europa che Parigi è in procinto di sostenere riguardano due temi rispetto ai quali Dublino non può certo chiamarsi fuori mantenendo un tono soffuso. Intanto domani il referendum che si svolgerà in Irlanda deciderà il via libera dei cittadini al Trattato dell’Unione. Irlandesi favorevoli o contrari ai principi, alle linee guida e alle novità, che per la verità non abbondano, contenute nella nuova versione del Trattato Ue? Per avere una risposta precisa sarà necessario attendere domani l’esito del referendum, quando diversi milioni di cittadini saranno chiamati a pronunciarsi sull’Europa che li accompagnerà nel prossimo futuro. Ma la vera novità, che inquieta in questi giorni i corridoi e le diplomazie di Bruxelles, riguarda proprio il risultato finale della consultazione pubblica irlandese, scelta questa che già mesi or sono destò non poche perplessità nei vertici dell’Unione. Innanzitutto, Dublino è stata l’unica ad optare per la via referendaria per rilasciare il suo via libera al Trattato Ue. A questo fattore, si deve anche aggiungere il mutamento febbrile e inatteso del favore che l’Europa raccoglie in Irlanda. Infatti, mentre negli anni passati, nel pieno del boom economico, le relazioni tra Dublino e Bruxelles beneficiavano d’una lunga e, a quel tempo, interminabile luna di miele, ora invece tra le due capitali sembra scesa una sorta di cortina del silenzio, non ancora fredda.

Il fisco formato Sarkozy allontana la tigre celtica dall’Europa che verrà
All’origine di questa improvvisa e inattesa separazione vi sono 5 lettere che, allineate con una ritualità oramai stranota, declinano la parola fisco. Ma a complicare la questione ci ha pensato anche l’attuale inquilino dell’Eliseo che nelle settimane passate da Parigi a diffuso le linee generali che guideranno l’attività del prossimo semestre di presidenza dell’Unione che, non a caso, spetta alla Francia. Al riguardo, le misure pro-Europa che Parigi è in procinto di sostenere riguardano due temi rispetto ai quali Dublino non può certo chiamarsi fuori mantenendo un tono soffuso. Si parte infatti con l’armonizzazione dell’imposta sui profitti, la cui base imponibile dovrebbe essere rimodulata nel senso d’una sua decisa unificazione, e i cui primi passi saranno già evidenti nel prossimo autunno. A seguire, in rapida successione, nel corso del semestre di presidenza francese si affronterà anche il capitolo Iva, terreno questo ancor più fragile e scivoloso per l’Irlanda.

Si al Trattato Ue = più tasse per tutti?
A questo riguardo, i sostenitori del no al trattato Ue sono stati davvero abili nell’appropriarsi dei temi fiscali. La riduzione dell’intero dibattito sull’Europa che verrà, e che da giorni si consuma in Irlanda, al solo capitolo relativo a imposte, tasse e tributi ha infatti favorito la scalata e la corsa dei contrari e il progressivo ridimensionamento dei favorevoli, a tal punto che oggi l’esito del referendum sembra davvero incerto. Per semplificare la questione, in Irlanda oramai in molti ritengono, più o meno consapevolmente, che un eventuale vittoria dei sì significherebbe più tasse. In particolare, al centro della scena e dei dibattiti pubblici vi sono l’imposta sui profitti, la cui aliquota al 12,5 per cento è tra le più basse non soltanto in Europa, ma nel mondo, e l’Iva agevolata, in pratica uguale a zero, sugli acquisti destinati alla soddisfazione del guardaroba per l’infanzia. Due balzi in avanti del fisco che produrrebbero un diffuso malcontento, per la verità soltanto l’evocazione lo ha già prodotto, tra i rappresentanti del business e i ceti più popolari ora decisamente orientati a rivedere il loro consenso a Bruxelles in maniera piuttosto drastica.

Per i favorevoli nessun rischio-Fisco
Diversa l’opinione e le tesi sostenute dai favorevoli al nuovo trattato dell’Unione. Infatti, riguardo l’imposta sui profitti, Dublino potrebbe far valere il suo veto su eventuali decisioni in totale disaccordo con le posizioni irlandesi. Differente invece è la questione relativa alla tassazione indiretta. Su questo punto modifiche e cambiamenti sarebbero intercettati con maggiore difficoltà, per generale ammissione, dato che lo zero-tax rate dell’Iva per l’acquisto di determinati prodotti costituisce un’eccezione irlandese che spinge Dublino in una sorta di zona d’ombra rispetto alle altre capitali.
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