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Attualità

Ungheria, giù il debito e via l’imposta di solidarietà ma sale l’Iva

Conti pubblici in salute lungo il Danubio e meno solidarietà fiscale. E’ questo il progetto allo studio del governo di Budapest

valzer ungheresePer compensare la cancellazione annunciata della “solidarity tax” si prevede un inasprimento dell’Iva e il taglio di agevolazioni e deduzioni per contribuenti individuali e aziende. Esultano gli industriali, perplessi i partiti della coalizione di maggioranza. Migliora lo stato delle finanze pubbliche ungheresi e aumentano le probabilità che l’attuale governo possa, a partire già dal 2009, possa cancellare la sovrattassa di solidarietà introdotta nel 2006. Ad annunciarlo il Primo Ministro, Ferenc Gyurcsany, nel corso d’un incontro che si è tenuto con i rappresentanti degli industriali che, al momento del suo varo, erano stati tra i più critici riguardo l’adozione della nuova imposta, soprattutto alla luce degli effetti negativi che avrebbe potuto avere sugli investitori internazionali, scoraggiandoli di fatto nella progettazione e nella realizzazione di piani d’investimento mirati sul mercato ungherese.

Cos’è la “solidarity tax”
L’imposta, che si applica sui redditi dei contribuenti facoltosi, ovvero oltre la soglia dei 30mila euro, e sui profitti delle grandi imprese, prevede il prelievo d’una aliquota addizionale pari al 4 per cento. Nel 2007, il gettito atteso dell’imposta è stato stimato pari a 463 milioni di euro, il che significa, secondo i responsabili del Ministero dell’Economia ungherese, che un eventuale ritiro dell’extra-imposta dovrebbe essere in qualche modo comunque compensato, magari rivedendo al rialzo le aliquote di altre imposte affini.

Più Iva per compensare meno solidarietà
A questo riguardo l’ipotesi più concreta per evitare una perdita netta di gettito implicherebbe un aumento dell’Iva. È infatti allo studio degli esperti del Ministero il restyling dell’imposta indiretta la cui aliquota dovrebbe salire, a breve, fino al 24 per cento. Al medesimo tempo, una serie di detrazioni fiscali e deduzioni dovrebbero cessare la loro applicabilità, riducendo così anche sul versante delle agevolazioni le perdite future ai danni dell’erario. A quel punto, il ritiro e il pensionamento anticipato dell’impopolare imposta di solidarietà dovrebbe risultare possibile e non dovrebbe determinare scossoni sulle entrate fiscali di Budapest e questo anche in considerazione dei piani che si stanno sviluppando in merito alla riduzione del cuneo fiscale che, anch’esso a breve, dovrebbe scendere dall’attuale 29 fino al 22 per cento, ritenuto dai più una soglia sicura di vantaggio in relazione alla produzione e alla competizione in atto sul mercato.

Le ragioni del ritiro della “solidarity tax”
Il perché dell’uscita di scena, pronosticata e ora annunciata, dell’imposta di solidarietà deve essere ricercato nel deciso miglioramento dei conti pubblici ungheresi, soprattutto in vista dell’ingresso nell’area euro. Infatti nel 2008 il deficit, decisivo per essere ammessi nel club esclusivo della moneta unica europea, sarà pari al 3,8 per cento, e questo rispetto al 4 per cento stimato in precedenza. Quindi l’ulteriore discesa al 3,2 per cento attesa nel 2009 non dovrebbe essere così difficile e ardua da raggiungere. Al contrario, intravedendo oramai a portata di mano l’ingresso nell’eurozona, il governo ungherese sembra più orientato a offrire spazio per favorire l’immissione di capitali esteri nell’economia nazionale piuttosto che esigere norme stringenti in materia di risparmi e di gettito. Per alcuni osservatori è il segnale della ripresa del mercato e delle economie dell’est Europa che, più dei loro partner occidentali, si stanno rivelando in grado di far fronte alle ripetute crisi dei mercati finanziari. Per altri invece si tratterebbe soltanto d’una fine partita politica giocata tra le forze politiche interne alla coalizione di governo e con i leader del settore industriale ungherese, con in testa l’Audi, che ne rappresenta una quota significativa e che alla solidarity tax si è duramente contrapposta nei due anni passati.
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