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Attualità

Il vino tra mercato globale e incentivi fiscali

La legge finanziaria 2007 ha introdotto benefìci fiscali per gli investimenti in promozione pubblicitaria realizzati all’estero

L’agevolazione consiste nell’esclusione, dalla base imponibile del reddito di impresa, del 25 per cento del valore degli investimenti in promozione pubblicitaria di imprese agricole e agroalimentari sui mercati esteri. L’obiettivo è valorizzare il prodotto italiano e il vino è una delle "punte di diamante". L’Italia è uno dei Paesi del mondo che domina il mercato del vino, riscontrando, da sempre, una indiscutibile fama per la qualità del suo prodotto. Oggi, dopo i drammatici eventi che 21 anni fa scossero la nostra penisola con lo scandalo del metanolo, la più autorevole rivista americana in ambito vinicolo, ha premiato, su una lista di 100 vini, un prodotto italiano definendolo il miglior vino del mondo.

La politica fiscale nel sistema globale agroalimentare
La mondializzazione offre al sistema agroalimentare italiano vantaggi strategici che vanno dalla liberalizzazione degli scambi, alla facilità dei trasporti e della comunicazione tra Paesi, avvicinando gusti e opportunità contrastanti. Per confermare il primato dei prodotti italiani nel mondo, oggi appare necessario valorizzare l’immagine di un settore ricco di tradizioni, radicato nel territorio e pertanto in grado di produrre prodotti semplicemente unici, di alta qualità che rispondono ai più elevati standard di sicurezza e di tutela delle tradizioni alimentari nazionali. Secondo alcuni, per essere presente nel mercato globale in modo efficace "il sistema agroalimentare italiano dovrebbe pensare ed agire come un sistema forte e coeso".

Le agevolazioni tributarie per l’internazionalizzazione
Per venire incontro a questa fondamentale esigenza il legislatore, con i commi da 1088 a 1092 dell’articolo unico della legge n. 296 del 27 dicembre 2006, puntando l’obiettivo sulla valorizzazione del prodotto italiano nel mondo, ha introdotto alcune misure agevolative, finalizzate a favorire l’internazionalizzazione del sistema agroalimentare. In particolare la legge finanziaria 2007 ha previsto un credito di imposta finalizzato a promuovere l’internazionalizzazione delle imprese agroalimentari, introducendo benefìci fiscali per gli investimenti in attività di promozione pubblicitaria realizzati all’estero. L’agevolazione consiste nell’esclusione, dalla base imponibile del reddito di impresa, del 25 per cento del valore degli investimenti in attività di promozione pubblicitaria realizzati da imprese agricole e agroalimentari, anche in forma cooperativa, sui mercati esteri.

Applicabilità della norma
La norma si applica per i periodi d’imposta 2007, 2008, 2009, a partire da quello in corso alla data di entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007 (e cioè dal 1° gennaio 2007) e nei due periodi di imposta successivi ma a condizione che tali investimenti eccedano rispetto alla media degli analoghi investimenti realizzati nei tre periodi d’imposta precedenti. Il beneficio fiscale, altresì, è elevabile, al 35 per cento del valore degli investimenti di promozione pubblicitaria realizzati sui mercati esteri da consorzi o raggruppamenti di imprese agroalimentari, operanti in uno o più settori merceologici e al 50 per cento del valore degli investimenti di promozione pubblicitaria all’estero, riguardanti prodotti a indicazione geografica o, comunque, prodotti agroalimentari oggetto di intese di filiera o contratti quadro in attuazione degli articoli 11, 12 e 13 del decreto legislativo n. 102/2005 (Regolazioni dei mercati agroalimentari, a norma dell’articolo 1, comma 2, lett. e), della legge n. 38 del 7 marzo 2003). L’agevolazione, infine, si applica anche alle imprese in attività al 1° gennaio 2007 ma con una attività di impresa o di lavoro autonomo inferiore a tre anni. In questo caso, per poter applicare il predetto beneficio fiscale, la media degli investimenti da considerare è quella che risulta dagli investimenti effettuati nei periodi di imposta precedenti a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge o a quello successivo. Gli imprenditori agricoli, di cui all’articolo 1 del decreto legislativo n. 228 del 18 maggio 2001, in alternativa all’esclusione dalla base imponibile ai fini dell’imposta sui redditi delle società o delle persone fisiche, potranno beneficiare di un credito d’imposta di importo pari a 1/3 del beneficio e per le stesse finalità.

Modalità e attestazione delle spese
Con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, sono dettate le modalità applicative, nei limiti della somma di 25 milioni di euro per l’anno 2007 e 40 milioni di euro annui per ognuno degli anni 2008 e 2009. L’attestazione di effettività delle spese sostenute è rilasciata dal presidente del collegio sindacale ovvero, in mancanza, da un revisore dei conti o da un professionista iscritto all’albo dei revisori dei conti, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali o a quello dei consulenti del lavoro, nelle forme previste dall’articolo 13, comma 2, del decreto legge n. 79/1997, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 140/1997, e successive modificazioni, ovvero dal responsabile del centro di assistenza fiscale (Caf). Le modalità di applicazione dell’incentivo fiscale sono, per quanto non previsto dai commi da 1088 a 1091 dell’articolo 1 della legge n. 296 del 2006, le stesse disposte dall’articolo 3 del decreto legge n. 357 del 1994, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 489 del 1994.

Altri provvedimenti nella Finanziaria
La legge finanziaria per il 2007, ha, poi, confermato anche le norme che attribuiscono all’Ispettorato centrale Repressioni Frodi le funzioni statali di vigilanza sull’attività di controllo degli organismi pubblici e privati addetti alla certificazione obbligatoria delle produzioni agroalimentari di qualità; inoltre è stato confermato il Fondo per i giovani agricoltori, con uno stanziamento di 10 milioni di euro per il periodo 2007-2011. Sono state introdotte, inoltre, norme volte a responsabilizzare le Regioni e altri enti pubblici in ordine al rispetto della normativa comunitaria e a prevenire l’instaurazione di procedure di infrazione attivate dall’Unione europea nei confronti dell’Italia. E’ stato istituito, infine, un contributo destinato a coprire le spese delle domande di registrazione delle dichiarazioni di opposizione, delle domande di modifica e delle richieste di cancellazione presentate in attuazione dell’articolo 15 del Regolamento (Ce) n. 510 del 2006 del Consiglio relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari.

Il Report di Mediobanca
La fotografia del settore, scattata da Mediobanca sulla base dei dati 2005 (prendendo come base di analisi 85 aziende vinicole con un fatturato sopra i 25 milioni di euro ovvero un campione pari al 36 per cento della produzione totale di 9,7 miliari di euro) mette in luce notevoli incrementi di fatturato (+5,1 per cento), redditività operativa (+26 per cento), strutture finanziarie solide (rapporto fra capitale netto e debiti al 91 per cento), ricerca di nuove aree di produzione, politiche di marketing più efficaci (la spesa in pubblicità +12 per cento) e più deciso orientamento all’export (+17 per cento). Si tratta di un trend positivo, in cui le imprese italiane sono riuscite a emergere sia nel mercato nazionale, dove si registra una netta ripresa dei consumi, che in quello internazionale, in cui il vino ha superato altre bevande alcoliche, birra in primis. Il mercato vinicolo italiano, così, dopo 21 anni, ha conquistato la leadership sia nelle esportazioni mondiali, con un totale di circa 16 milioni di ettolitri e anche nella produzione, con una quota del 20 per cento, seguita dalla Francia al 19 per cento e dalla Spagna al 16 per cento. In termini di bilancia commerciale, l’export del 2005 ha sfiorato i 3 miliardi, mentre il saldo commerciale netto è stato pari a circa 2,7 miliardi, a fronte di un settore agroalimentare che, invece, nel complesso mostrava un deficit di circa 9 miliardi.

Conclusioni
La dimensione e la capacità di competere attraverso investimenti, marketing e reti commerciali adeguate, tutti concetti legati alla disponibilità di risorse finanziarie, hanno acquisito sempre più peso. Il 71 per cento delle imprese vitivinicole italiane, quelle cioè che registrano i rendimenti più elevati, appartiene a gruppi familiari, il 5 per cento sono a controllo estero mentre il 24 per cento ricoprono la forma delle cooperative, anche se per queste ultime il controllo di casa vale, indirettamente, tenuto conto che sotto questa figura giuridica si raccolgono oltre 20mila imprese, per la maggioranza a carattere essenzialmente familiare. Tale fattore, secondo alcuni va tutelato e conservato considerato che di frequente, prodotto-agricolo-tradizionale vuol dire qualità.
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