Conto alla rovescia per l’introduzione dell’Iva in Angola: la misura, approvata definitivamente col voto del Parlamento del 21 febbraio scorso, entrerà in vigore dal 1° luglio. Per il Paese africano si tratta di una riforma fiscale epocale, in cantiere dal 2011, che cambia il modello esistente di tassazione dei consumi e punta ad ampliare la platea dei contribuenti, a partire dalle imprese di maggiori dimensioni. Una sfida importante in un Paese con un’elevata percentuale di economia sommersa, che arriva in un momento complicato, in cui l’Angola fatica a uscire dalla crisi. “La più grande riforma fiscale degli ultimi anni”- così l’ha definita Adilson Sequeira, coordinatore del Comitato tecnico per l’introduzione dell’Iva dell’Agenzia delle entrate angolana - può costituire, dunque, una leva per recuperare terreno, assicurando allo Stato un gettito più consistente e stabile, diversificandone le fonti e limitando la dipendenza dagli incassi dell’export del petrolio.
Un'imposta a un’unica aliquota
La nuova misura sostituisce l’Imposta sul consumo, abolita contestualmente all’approvazione del nuovo Codice Iva. L’aliquota è fissata al 14%, percentuale inferiore alla media dei paesi della Comunità di Sviluppo dell’Africa Australe (SADC), ed è unica, proprio come nei 15 Paesi SADC, così da consentire all’Angola di rafforzare il dialogo e facilitare gli scambi con i partner della Comunità. L’aliquota unica, inoltre, è pensata per semplificare la vita alle imprese e ai consumatori, ma anche alla stessa Amministrazione fiscale: creare diverse aliquote non farebbe che aumentare la complessità del sistema, così come le liti e il contenzioso. Molti prodotti, come i medicinali e i servizi medici, i combustibili e alcuni beni di prima necessità, saranno esenti da Iva, mentre è prevista un’imposta speciale per il consumo di tabacco, alcol e altri beni nocivi per la salute.
Esordio in due tempi: prima i grandi contribuenti
Per agevolare l’adeguamento alla novità da parte degli attori coinvolti, l’introduzione dell’Iva avverrà in due tempi. Nella prima fase (2019-2020) saranno obbligate a versare l’Iva solo le società – circa 400 - registrate come grandi contribuenti. Per le aziende con un fatturato superiore a 250mila dollari, invece, è previsto un regime semplificato, mentre tutti gli altri potranno aderire volontariamente a condizione di avere un sistema informatico adeguato e una contabilità organizzata. Dal 2021 l’obbligo scatterà anche per le aziende con un fatturato superiore a 250 mila dollari. L’idea dei tecnici del Governo è quella di abbassare progressivamente questo limite, con la prospettiva di un allargamento della base tributaria.
Pronto anche il sistema informatico per dare supportoa gli operatori
E’ tempo per tutti di adattarsi ai cambiamenti: dai contribuenti ai contabili, dalle imprese ai produttori di software, dai consulenti fiscali ai consumatori. Compresa l’Agenzia delle entrate angolana (AGT), che ha inviato i suoi funzionari a Lisbona per un periodo di formazione con i colleghi portoghesi.
Nel frattempo, a Luanda si affinano i dettagli: è in fase di test il sistema informatico realizzato per supportare l’attività di pagamento e liquidazione dell’Iva, comprensivo di software di gestione e fatturazione. La nuova infrastruttura informatica agevolerà lo scambio di informazioni tra il Fisco e i grandi contribuenti, interessati dalla prima fase di implementazione dell’imposta e già dotati di sistemi in grado di comunicare con l’AGT.
Gli obiettivi e il contesto economico
Nelle intenzioni del governo angolano, l’Iva è pensata per adattarsi alla mutata realtà economica e sociale del Paese. Punta ad attrarre gli investimenti e a combattere l’evasione e le frodi fiscali, ma è soprattutto – nelle parole di Sequeira - “una tassa giusta”, che si propone di aumentare i livelli di equità nella tassazione dei consumi e nella redistribuzione della ricchezza. Fino ad oggi, infatti, il meccanismo di funzionamento dell’Imposta sul consumo era tale da moltiplicare la tassazione di un bene, con un effetto a cascata sul consumatore finale, costretto a pagare un prezzo elevato, con punte fino al 30% per determinati beni di lusso. L’adozione della nuova imposta, infine, è in linea con quanto previsto dal piano del Governo per lo sviluppo nazionale 2018-2022, oltre che con gli impegni presi con la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale. Proprio quest’ultimo, che negli ultimi anni affianca l’Angola nella gestione tecnica e finanziaria della crisi economica, ha promosso l’adozione dell’Iva come “misura strutturale” in grado di creare un ambiente fiscale compatibile con quello di altri Stati, favorendo così il processo di integrazione con i Paesi della Comunità di Sviluppo dell’Africa Australe.