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Dal mondo

Argentina: 285mila contribuenti
nella rete di speso e redditometro

Il nuovo strumento, identico al modello italiano, ha finito per mettere tutti d’accordo, soprattutto i contribuenti onesti

sedi amministrazione fiscale
A Buenos Aires impazza la febbre da spesometro modello argentino. Irresistibile per gli esperti dell’Amministrazione finanziaria e per i responsabili dell’accertamento, eccessivamente intrusivo per i rappresentanti di professionisti e artigiani. Comunque, il check-in fiscale con al centro l’impiego di questo nuovo strumento, pressoché identico al modello italiano, ha finito per mettere tutti d’accordo, soprattutto i milioni di contribuenti onesti. In altre parole, il successo inatteso derivante dai controlli automatici definiti nei sei mesi passati ha prodotto un esito talmente chiaro, ed esteso, da lasciare scarso spazio sia a ulteriori dubbi sul suo utilizzo sia ad eccessi da contestazione che, infatti, nei giorni scorsi hanno registrato un generale ridimensionamento. Insomma, il gap tra le entrate annuali stimate e il gettito reale appartiene a flussi storici statistici oramai certi, mentre il fatto che ora sia possibile l’uso di uno strumento finalmente in grado di definirne non soltanto i contorni ma i contenuti appartiene alla categoria delle novità che sembrano, ad oggi, largamente gradite dalla stragrande maggioranza dei contribuenti.
 
Automobili extra-lusso gemellati con redditi extra-small – In dettaglio, il numero dei contribuenti che non hanno superato il primo test da spesometro sono ben 285mila. Tanti, soprattutto se raffrontati con il trend storico definito dall’uso di sistemi, processi e procedure ordinarie sul versante dell’accertamento. Comunque, all’interno di questo lungo elenco il cluster, cioè la quota di soggetti individuati in relazioni ad eccessi di spesa per l’acquisto di auto extra-lusso a fronte di redditi, stipendi e guadagni al di sotto della soglia di povertà, sono stati quasi 10mila, 9.375 per l’esattezza. Nella stragrande maggioranza dei casi evidenziati, il reddito di questi contribuenti è risultato pari a meno di 1/3 rispetto all’esborso per l’acquisto d’una quattro ruote eccezionalmente sfavillante. Spiegazioni? Motivazioni? Altrettanto insufficienti, disarmanti, al limite della resa senza condizioni.
 
Spesometro a più voci – Un concerto fiscale a più voci, multiplo. Oltre alle auto-extra lusso, infatti, più di 15mila contribuenti sono stati chiamati a giustificare l’acquisto di valute internazionali apparentemente originato da necessità legate a imminenti trasferimenti esteri e che, nel medio e lungo periodo sono state destinate, anzi, distorte per usi completamenti diversi, tra i quali, per esempio, speculazione sui mercati, investimenti interni. La stretta sulla roulette dei cambi con al centro le diverse valute, soprattutto il dollaro statunitense, è stata determinata dalla corsa dell’inflazione, oramai a due cifre, e dall’affermarsi del dollaro come divisa quasi ufficiale del mercato nero argentino, anche questo in netta espansione.
 
Conto-spesa e Iva al test del fisco-new age – Archiviato il tango argentino, l’Agenzia delle Entrate da Buenos Aires ha lanciato una campagna senza precedenti, anche per l’utilizzo d’un kit anti-evasione dove il file, e il byte, eccedono per la prima volta l’uso del rituale detective fiscale. Infatti, l’ufficio che gestisce, seleziona e definisce l’attività che fa capo allo speso metro, e al redditometro, è costituita da diverse decine di funzionari ed esperti, non migliaia. In particolare, tra i risultati che hanno attratto maggiormente l’occhio dei contribuenti, onesti, sono stati i dati sulle partite Iva, 12mila fuorirange e sui super-ricchi che hanno dimenticato di comunicare al fisco la titolarità di  conti correnti più che soddisfacenti sia in Argentina sia all’estero, oltre al possesso di azioni, obbligazioni e altro. Più di 50mila a conti fatti. E per una cubazione di capitali che oltrepassa, nel complesso, i 10miliardi di dollari. Non proprio una goccia per un Paese le cui entrate tributarie sono state pari, nel 2012, a 138miliardi di euro.    
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