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Dal mondo

Argentina: il Fisco cambia volto.
Approvata la riforma tributaria

La legge fa parte del pacchetto promosso dal governo Macri per ridurre la pressione fiscale in cinque anni

Buenos Aires
L’Argentina mette in campo una riforma fiscale a 360 gradi che mira a una riduzione della pressione fiscale pari all’1,5% del Prodotto interno lordo in 5 anni, a incoraggiare gli investimenti, a creare nuovi posti di lavoro, rendere il sistema fiscale più equo e il Paese più competitivo. Un piano ambizioso che prende il via con l’approvazione definitiva al Senato, lo scorso 27 dicembre, della Reforma tributaria promossa dal governo Macri. La legge 27430, pubblicata il 29 dicembre nella gazzetta ufficiale della Repubblica Argentina, è composta da 319 articoli che riformano in modo graduale e a tutto tondo la fiscalità del Paese, si va dai cambiamenti riguardanti l’imposta sul reddito d’impresa, le ritenute alla fonte sui dividendi, gli investimenti finanziari,  fino all’Iva sui servizi digitali e all’aumento delle accise su numerosi prodotti come la birra e il tabacco.

Nuova linfa alle imprese
Per incentivare il reinvestimento degli utili scatta da subito una riduzione graduale dell’imposta sul reddito d’impresa, che passa dal 35% attuale al 30%, fino alla fine del 2019, e scenderà ancora per assestarsi al 25% a partire dal 1°gennaio 2020. Modifiche importanti anche sul fronte dei rimborsi Iva che saranno anticipati per le imprese che effettuano investimenti a lungo termine. È prevista, inoltre, un’esenzione dall’imposta sul reddito per gli investitori non residenti. Da quest’ultima agevolazione è escluso l’acquisto dei Lebacs, i titoli a breve termine emessi dalla Banca centrale della Repubblica argentina. Inoltre, per contrastare il fenomeno del lavoro nero, le aziende non pagheranno i contributi a carico dei datori di lavoro fino a un compenso lordo fissato a 12mila pesos per il 2022. Si inizia in modo graduale già a partire dal 2018, con un’esclusione per i compensi lordi fissata a 2.400 pesos, si continua nel 2019 con 4.800 pesos, nel 2020 con 7.200 pesos e nel 2021 con 9.600 pesos.

Le novità sui dividendi e l’imposta sulle rendite finanziarie
La riforma argentina agisce anche sul fronte dei dividendi, introducendo un’aliquota al 7% per gli anni d’imposta 2018 e 2019, che subirà un’ulteriore rialzo al 13% a partire dal 1° gennaio 2020. La tassazione sui dividendi sarà applicata allo stesso modo anche in relazione ai trasferimenti di utili realizzati da filiali e stabili organizzazioni. È stata, invece, abrogata la norma che prevedeva la ritenuta del 35% sui dividendi e sugli utili distribuiti a soggetti residenti  e non residenti  che eccedono il reddito imponibile della società che li distribuisce. La riforma, inoltre, introduce un’imposta sulle rendite finanziarie che segue aliquote diverse. Per esempio, i depositi bancari, i titoli pubblici, le quote parti di fondi comuni di investimento in moneta nazionale scontano un'aliquota al 5%, mentre le rendite in valuta estera, come quelle in dollari, sono soggette ad un'imposta del 15%.

Come cambia l’imposta sul valore aggiunto: dai polli ai servizi digitali
Novità rilevanti anche sul fronte dell’Iva. La riforma opera un taglio netto dell’Imposta sul valore aggiunto su alcuni alimenti presenti nella “canasta basica”, come il pollo, il maiale e il coniglio. Per questi alimenti l’aliquota passa dal 21% al 10,5%, con l’obiettivo di far scendere i prezzi dei prodotti ad alto contenuto proteico, fondamentali nella dieta degli argentini. Viene introdotta, invece, l’Iva al 21% per i servizi digitali forniti da un soggetto residente o domiciliato all'estero che vengono utilizzati o sfruttati in Argentina, come ad esempio, i servizi offerti  nel Paese dalle multinazionali dell’intrattenimento.

Bibite zuccherate e alcolici, una nuova tassazione all’insegna della salute
Alcuni prodotti largamente consumati saranno interessati da un aggravio impositivo, a partire dalla birra prodotta in modo industriale, che sconterà un’imposta del 14%. La birra artigianale, invece, prodotta da piccole e medie imprese continuerà a scontare una tassazione all’8%, mentre quella sotto 1,2 gradi alcolici sarà esente. Conto salato anche per le bevande alcoliche la cui tassazione passerà dal 20% al 26% e per le bibite che contengono caffeina e taurina, alle quali sarà applicata una tassa del 10%. Per le bibite dolcificate gassate che contengono succo di limone l’imposta rimane al 4%, mentre per quelle analcoliche, con o senza zucchero, è prevista una tassazione all’8%.

Un occhio esterno sul cambio di passo
La riforma fiscale del Paese Sud Americano aveva già ottenuto consenso internazionale prima che il 20 dicembre fosse approvata alla Camera dei deputati con numerose modifiche rispetto al testo proposto dal Governo Macri. In particolare, il Fondo monetario internazionale, nel suo rapporto sull’Argentina, concluso il 18 dicembre 2017, a due giorni dal voto alla camera, accoglieva in modo positivo la proposta di riforma tributaria, considerandola un buon passo avanti per revisionare il sistema fiscale attualmente inefficiente. In particolare, l’Executive Board dell’Fmi ha riconosciuto alla proposta di riforma la capacità di supportare gli investimenti, incrementare la progressività del sistema fiscale, ridurre le imposte con effetti distorsivi, con un occhio di riguardo nei confronti degli incerti effetti sulla crescita per compensare le perdite di entrate derivanti dalla riforma fiscale.
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