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Dal mondo

Bce sulla riforma fiscale Usa:
“possibile corsa globale a tagli”

Uno studio traccia alcune ipotesi sulle conseguenze del Tax Bill a stelle e strisce nelle economie europee e mondiali

La riforma fiscale statunitense, varata lo scorso 22 dicembre, porterà conseguenze “altamente incerte e complesse” per i Paesi dell’eurozona e potrebbe intensificare la competizione fiscale a livello globale, con il rischio di una maggiore erosione delle basi imponibili nei Paesi Ue. È quanto si legge in un focus della Banca Centrale Europea a firma degli economisti Ursel Baumann e Allan Gloe Dizioli, in cui vengono effettuate delle ipotesi sulle conseguenze che la riforma fiscale a stelle e strisce potrebbe portare alle economie europee e mondiali. Nonostante non si tratti di un tema di sua stretta competenza, infatti, la Bce ha voluto studiare l’impianto del Tax Bill statunitense per individuare i possibili scenari futuri.
 
Aumenta l’attrattività degli Usa
Secondo il bollettino economico della Bce, la riforma fiscale americana avrà un impatto positivo nel breve termine sull’economia statunitense, spingendo la domanda interna e stimolando la crescita del Pil che, nei prossimi tre anni, è previsto in rialzo, tra lo 0,5% e l’1,3%. Questo potrebbe portare a ricadute macroeconomiche positive anche per l’Eurozona, in quanto un’economia statunitense più forte aumenta la domanda di beni e servizi dall’area euro, anche se la dimensione complessiva dell’effetto sarà, molto probabilmente, piuttosto contenuta.
 
Il rischio di una concorrenza fiscale mondiale
Un rischio che appare abbastanza concreto è il possibile innesco di una concorrenza fiscale tra i vari Stati per cercare di attrarre capitali. Le multinazionali, infatti, soprattutto negli ultimi anni, hanno adottato dei meccanismi di pianificazione fiscale aggressiva, spostando le loro sedi in quei Paesi in cui la tassazione societaria è più favorevole. Ecco, dunque, che le grandi aziende saranno incentivate a portare negli Usa gli utili, anziché lasciarli nell’eurozona, dove le tasse sono mediamente più alte. A meno che, e questo è l’avvertimento della Bce, anche l’Ue non adotti un sistema di tassazione più favorevole, in grado cioè di competere con il nuovo sistema statunitense. In quest’ultimo caso, però, la diretta conseguenza sarebbe una maggiore erosione delle basi imponibili e quindi una riduzione delle entrate fiscali per i Paesi dell’eurozona.
 
Le criticità della riforma Usa
Il rapporto sottolinea anche come alcune delle novità introdotte dalla riforma fiscale potrebbero non essere del tutto conformi alle regole della WTO, l’organizzazione mondiale del commercio, e ai trattati sulla doppia imposizione.
 
Dubbi sul lungo termine
Più incerti, invece, gli effetti a lungo termine. In particolare, secondo la Bce la riduzione delle aliquote applicate alla tassazione delle imprese aumenterà l’attrattività per chi è interessato a fare investimenti. Uno studio del Centro per la ricerca economica europea (Zew) evidenzia come la riforma fiscale americana favorirà gli investimenti europei negli Stati Uniti, che saranno nettamente superiori rispetto a quelli statunitensi diretti verso l’Unione Europea. Inoltre, ci sono alcuni aspetti della riforma che incentivano i trasferimenti della proprietà intellettuale negli Stati Uniti, per cui lo scenario che si configura è quello di un richiamo molto allettante per chi vuole riportare gli investimenti negli Usa.
L’impatto del Tax Bill nei prossimi anni dipenderà comunque da come verrà finanziato. Se la maxi-riforma dovesse essere finanziata tramite un aumento del deficit, i benefici potrebbero essere cancellati dai tassi di interesse a lungo termine più alti, alzando di conseguenza il costo del capitale. Se invece si punterà ad una riduzione della spesa o all’introduzione di nuove tasse meno distorsive allora gli effetti potrebbero essere sicuramente più positivi.
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