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Dal mondo

Belgio: economia fuori dalla crisi
e la crescita è già una realtà

Pubblicata l’edizione 2015 del Rapporto Ocse che esorta a proseguire lungo il percorso di riforme avviato

le due vie_recessione e ripresa
L'economia belga è tornata a crescere, ma saranno necessarie ulteriori riforme per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche mentre il Paese è impegnato a sostenere l'occupazione e a promuovere la competitività. Il Belgium Economic Survey 2015, presentato a Bruxelles dal Segretario Generale dell'Ocse, Angel Gurría, e dal primo ministro belga, Charles Michel, ribadisce che il Belgio è in ripresa ormai dall'inizio del 2013.
All’interno di questo trend positivo la domanda interna ha avuto un ruolo importante, mentre i valori della competitività con l’estero ante crisi devono ancora essere ripristinati. L’analisi dello stato del Paese effettuata dall’Ocse affronta anche i dati congiunturali più importanti e delinea un quadro decisamente più florido di quello del resto dell’Unione Europea. La crescita economica, infatti, seppure debole dovrebbe comunque attestarsi all’1,4% nel 2015 e all'1,7% nel 2016. E sul fronte del lavoro, il tasso di disoccupazione previsto per il 2015 è dell’8,4%, rispetto a una media di oltre l’11% per l'intera area euro.
 
Fuori dalla crisi prima degli altri
"Il Belgio è uno dei pochi paesi dell'area euro in cui il Pil ha già superato i livelli pre-crisi", ha affermato Gurría. "Nonostante la crisi”, ha aggiunto, “i livelli di benessere sono rimasti alti e le disparità di reddito sono ancora relativamente basse.” Si registra infatti una buona performance del Paese in quasi tutte le dimensioni del benessere  - economico, sociale e ambientale. “Nonostante questi risultati lodevoli”, è la conclusione del segretario dell’Ocse, “rimangono da affrontare sfide importanti per la crescita e l'equità.”
L'indagine, infatti, rileva che il debito pubblico belga supera oggi il 100% del Pil e che le finanze pubbliche diventeranno presto insostenibili senza ulteriori politiche di consolidamento fiscale, quali nuovi limiti alla spesa pubblica e un ulteriore sforzo per affrontare i costi dell'invecchiamento della popolazione. A riguardo l’Ocse raccomanda di aumentare l'età effettiva di pensionamento, e di limitare i meccanismi che permettono l'uscita prematura dal mercato del lavoro, come il pensionamento anticipato. L'indagine suggerisce inoltre di intraprendere maggiori sforzi per aiutare i lavoratori anziani a restare sul posto di lavoro o per permettergli di tornare a lavorare.

Le raccomandazioni in tema di mercato del lavoro
Per l’organizzazione internazionale con sede a Parigi l’elevato tasso di disoccupazione e la ridotta competitività internazionale devono essere affrontati attraverso le riforme del mercato del lavoro.
La riduzione delle imposte sul lavoro, relativamente elevate nel quadro delle entrate pubbliche, potrebbe infatti avere il risultato di far aumentare l'occupazione, mentre la perdita di gettito derivante potrebbe essere compensata attraverso l'aumento di imposte meno dannose per la crescita, come quelle sul consumo e l'ambiente. In aggiunta, per compensare ulteriormente la riduzione del gettito, l’indagine suggerisce di prendere considerazione l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie e sui redditi derivanti dall’impiego del capitale.
 
Crescita, integrazione ed equità
Per garantire una crescita che sia anche equa, l’Ocse ritiene necessarie misure volte a migliorare l'integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro. Ma è altrettanto importante attuare riforme in grado di rendere il sistema di istruzione più equo, per far si che anche gli studenti svantaggiati possano realizzare il loro pieno potenziale. I risultati dell’indagine Pisa rivelano infatti che il gap tra le prestazioni scolastiche dei figli di immigrati e quelle dei figli delle famiglie autoctone è a tutt’oggi uno dei più alti registrati nei paesi aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. 
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