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Dal mondo

Brasile, arriva la pagella del Fmi.
Fra novità fiscali e ripresa

Il country report del Fondo Monetario Internazionale fa il punto sull’economia del gigante carioca

rio de janero
Arrivano a poche settimane dalle elezioni presidenziali del 7 ottobre le indicazioni del Fmi per il Brasile. L’ultimo country report mette nero su bianco un’analisi accurata e approfondita dell’andamento dell’economia del gigante carioca, che sembra aver quasi superato la pesante recessione del biennio 2015/2016. Come al solito attento alla dimensione del debito pubblico, il Fondo rileva  la mancata – o parziale – conversione in legge di alcune misure fiscali  previste dalla bozza di Budget presentata dal Governo al congresso.
 
L’ex locomotiva del Brics riprende a correre? 
Il Paese sembra essere andato oltre la pesante recessione del biennio 2015-2016. Nel 2017 il prodotto interno lordo ha ripreso a crescere, anche se al ritmo contenuto dell’1% all’anno. Per il biennio 2018-2019, sottolinea l’Fmi, è previsto un ulteriore aumento dell’1,8% per l’anno in corso e del 2,5% per il successivo. Buone notizie anche sul fronte della crescita dei prezzi, con l’inflazione che nel 2017 si è più che dimezzata, passando dal 6,3% al 2,9%. Certo, sarà difficile per lo stato brasiliano riprendere in un futuro prossimo il ruolo di locomotiva del Brics – l’associazione politico-economica fra Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – anche perché la Cina va rafforzando il suo ruolo geo-politico attraverso la ramificazione della nuova Via della Seta. Fra il 2013 e il 2017 il debito pubblico brasiliano è cresciuto di oltre il 20% passando dal 59,2 al 78,4% (fonte: Cia World Factbook). Secondo il country report, con l’attuale volume di spesa pubblica, il debito potrebbe superare il 90% nel 2023: una cifra percentualmente considerevole, ma comunque al di sotto del dato a tre cifre di alcune fra le economie più sviluppate. Il Fondo monetario internazionale assegna comunque la priorità al risanamento del bilancio come modo per accrescere la fiducia nella sostenibilità del debito. E qui il fisco gioca un ruolo chiave.
 
Novità fiscali: quasi tutte fuori dal Budget definitivo
La legge di bilancio 2018 avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta nella gestione dei conti pubblici brasiliani. La maggior parte delle misure proposte dal Governo carioca, equivalenti a circa lo 0,5% del prodotto interno lordo, sono però rimaste arenate in Parlamento e non sono entrate a far parte del Budget approvato. Per esempio, la portata della proposta del governo di tassare i closed-end fund annualmente, invece di attendere il rimborso o la liquidazione, è stata ristretta solo ai nuovi fondi chiusi. Così i benefici relativi per le casse dello stato brasiliano saranno piuttosto limitati. Sul fronte delle entrate l’esecutivo brasiliano ha, inoltre, registrato un altro passo falso. Non è stata, infatti, cancellata – e neppure limitata nel suo campo di applicazione – l’agevolazione fiscale introdotta nel 2011 per fare fronte alla crisi economica globale. Si tratta della possibilità per le imprese di ampia gamma di settori produttivi di sostituire la componente, pari al 20% delle retribuzioni, con una tassa sulle entrate aziendali, fissata di solito al 2,5%.
La bozza di Budget ha incontrato ostacoli nella sua conversione in legge anche in misure non strettamente fiscali.  Per esempio, non è ancora operativa - perché impugnata in sede giudiziaria- la proposta di innalzare dall’11 al 14% della retribuzione i contributi pensionistici dei dipendenti pubblici che percepiscono stipendi superiori alla pensione massima del settore. Buona parte dei contrari all’introduzione di misure restrittive sul piano tributario e contributivo ritengono, però, che la crescita economica sia di per sé in grado di accrescere il flusso delle entrate e garantire la tenuta dei conti pubblici.
 
 
 
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