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California, più tasse o meno spese? Il dilemma Schwarzenegger

Proposto dal governatore un piano articolato che attende il si del legislatore per frenare la "corsa" del rosso dei conti pubblici

Il debito californiano è oramai senza frontiere e completamente fuori controllo. Ogni secondo l'asticella che misura il rosso dei conti si alza di 470 dollari, ogni minuto di 28mila dollari, ogni ora di 1,7milioni di dollari e ogni giorno di 40milioni di dollari. Una corsa inarrestabile che rischia di decretare, per ragioni contabili, la fine del modello californiano e di consegnare, per le stesse ragioni, un debito pro-capite a ogni singolo residente senza precedenti nella storia dello Stato. Ad ammetterlo è stato lo stesso governatore della California, Arnold Schwarzenegger, in un messaggio indirizzato, prioritariamente, ai componenti del ramo legislativo che da mesi stentano ad elaborare una soluzione non soltanto credibile ma, soprattutto, spendibile.

Più tasse o minori spese? Il dilemma californiano
A questo riguardo, e dopo mesi di empasse, era stato Schwarzenegger a proporre direttamente una via d'uscita per frenare la corsa del rosso dei conti pubblici. In pratica, il piano dell'attuale Governatore prevedeva 4,7miliardi di dollari di maggiori imposte e tasse e, al medesimo tempo, 4,4miliardi di minori spese. Una soluzione questa che s'è rivelata impraticabile per due ragioni: innanzitutto, il disaccordo dei legislatori repubblicani, contrari ad aumentare le tasse e, a seguire, il balzo in avanti del deficit annuale che, inizialmente stimato intorno agli 11miliardi di dollari, rischia ora di superare il limite dei 15miliardi. Un dilemma, quello californiano, che è quindi possibile riassumere in più tasse o minori spese? Oppure, in alternativa, un mix di iniziative e provvedimenti in grado di sintetizzare entrambe le varianti sul tavolo e capace di accontentare le fazioni che controllano il Parlamento californiano?

Rischio bancarotta, nonostante 114 miliardi d'imposte l'anno
Il risultato, però, al momento e come sottolineato ripetutamente da Schwarzenegger, è una pericolosa assenza di decisione da parte dei legislatori, con il rischio che, al termine dell'anno, la California sia costretta a dichiarare bancarotta. Un'ipotesi questa che in molti, tra tecnici ed esperti, ritengono decisamente impensabile oltre che inattesa. Per alcuni perfino inspiegabile. Infatti, come ripetuto dallo stesso Governatore, ogni anno l'erario californiano incassa, in forma d'imposte statali e di tributi locali, una somma pari a ben 114 miliardi di dollari. Una sorta di tesoretto contabile che, in parte originato dalle attività condotte nell'area della Sylicon Valley e nei settori cinematografico e edilizio, ha contribuito a fare della California uno Stato non soltanto tra i più ricchi dell'Unione, ma tra i più solidi e sicuri sotto il profilo dei conti. Dunque, se il rischio bancarotta incombe sulla patria di Hollywood e sui confini della dotcom-economy, come potrebbero altri Stati, decisamente meno floridi, resistere agli attuali venti di crisi e passare indenni l'attuale tsunami della finanza? Nei prossimi giorni, Schwarzenegger ha preso l'impegno d'offrire una risposta, almeno nella forma d'uno stimolo fiscale.
 

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