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Dal mondo

Cbc reporting sulle multinazionali.
Via ai primi scambi di informazioni

A giugno i Paesi aderenti al Country by Country reporting inizieranno a inviarsi reciprocamente i dati raccolti

cbcr
L’operazione di trasparenza internazionale sui grandi gruppi multinazionali entra nel vivo. Partono, infatti, questo mese le prime comunicazioni tra le giurisdizioni fiscali che partecipano al Country by Country reporting, la misura di rendicontazione paese per paese, e di scambio delle relative informazioni, dell’attività dei big player del mercato internazionale, previsto dall’azione numero 13 del Beps (base erosion and proft shifting) di Ocse e G20. A darne l’annuncio è stato l’Ocse in occasione della presentazione dell’ultima peer review in materia di Country by Country reporting (Cbcr), pubblicata a fine maggio.

 
Che cos’è il Country by country reporting
Il Cbcr mira ad aumentare la trasparenza globale sui maggiori gruppi multinazionali attraverso lo scambio di informazioni tra le diverse giurisdizioni fiscali in cui questi soggetti operano. In particolare, l’Azione numero 13 del progetto Beps prevede che le giurisdizioni fiscali partecipanti al Cbcr richiedano alle società capogruppo di gruppi multinazionali presenti sul proprio territorio informazioni su utili, imposte ed altri elementi rilevanti per ricostruire l’attività economica e il trattamento fiscale del gruppo nella sua interezza e in ciascun Paese in cui il soggetto opera. Per ottenere questo risultato, è previsto che i dati raccolti siano oggetto di scambio tra le amministrazioni fiscali dei Paesi in cui vi sia una presenza del gruppo, in modo tale che tutte le autorità fiscali coinvolte possano ottenere un quadro complessivo sulle attività dei player multinazionali, aumentando in questo modo la propria capacità di valutazione dei rischi e di contrasto ai fenomeni evasivi. Fino ad oggi, sono 60 i Paesi che hanno recepito il Cbcr nella propria normativa. A giugno, i primi scambi di informazioni, che riguardano, in particolare, l’allocazione, Paese per Paese, dei redditi prodotti, le imposte pagate e maturate e altri indicatori come asset e personale impiegato nelle attività svolte.

Il punto in una pubblicazione uscita a maggio 2018
La peer review pubblicata lo scorso 24 maggio si è concentrata in particolare sull’analisi del quadro giuridico e amministrativo adottato dalle singole amministrazioni per dare seguito al CbC reporting. Ad essere analizzate sono state 95 giurisdizioni aderenti all’Inclusive framework sul Beps: di queste, 60 hanno già introdotto una legislazione che impone un obbligo di rendicontazione ai gruppi multinazionali, mentre le rimanenti stanno lavorando per ultimare il proprio quadro normativo in materia. Al momento, sono state approntate 1500 relazioni bilaterali di scambio tra singole giurisdizioni, con i primi scambi programmati per questo mese.
 
La partecipazione dell’Italia
Anche l’Italia partecipa al Country by Country reporting sulla base delle indicazioni contenute nell’azione 13 del Beps, recepite con la legge di Stabilità 2016, e della direttiva europea 2016/881 del Consiglio del 25 maggio 2016 sullo scambio automatico obbligatorio di informazioni fiscali. L’obbligo di rendicontazione paese per paese riguarda i gruppi di imprese multinazionali con un bilancio consolidato che riporta ricavi complessivi per almeno 750 milioni di euro: entro lo scorso 9 febbraio, le società controllanti capogruppo residenti nel nostro Paese hanno trasmesso all’Agenzia delle Entrate i dati relativi al primo anno di rendicontazione, il 2016, specificando le giurisdizioni fiscali in cui le entità del gruppo sono residenti o in cui sono situate stabili organizzazioni, ricavi, utili, imposte sul reddito versate e maturate e le altre informazioni previste dal CbC reporting.
 
Rinviato alla presidenza austriaca il dibattito Ue sul Public CbC reporting
A livello Ue, intanto, si è svolta lo scorso 14 giugno una riunione tecnica in seno al Consiglio Ue del gruppo di lavoro sul diritto delle società nella quale si è discusso della proposta di direttiva che prevede il cosiddetto “public CbC reporting”: in pratica, se approvata nella forma attuale, la proposta introdurrebbe un livello ancora maggiore di trasparenza, prevedendo l’obbligo per i maggiori gruppi multinazionali (ovvero con ricavi superiori ai 750 milioni di euro operanti nell'Ue) di pubblicare le informazioni relative a utili e imposte, con una ripartizione paese per paese in cui il soggetto è presente. La proposta di direttiva era stata approvata dalla Commissione nell’aprile 2016 e da allora è ancora in discussione per la mancanza di una convergenza tra le diverse posizioni dei 28 Paesi del Consiglio. Un punto che tornerà all’ordine del giorno nel semestre di presidenza austriaca, che inizierà il prossimo 1° luglio.
 
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