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Dal mondo

Cile, nuovo Fisco in campo
per finanziare l'istruzione

Il governo alla ricerca di un miliardo di dollari di gettito extra per sostenere il rilancio di scuola e università

cartina del sudamerica
Più borse di studio e tassi di interesse più bassi per i prestiti concessi agli studenti grazie a un aumento dell'1,5% dell'imposta sulle società, all'introduzione di tasse verdi e all'inasprimento delle misure contro evasione, elusione e sprechi amministrativi. In Cile il rilancio della scuola passa per il Fisco. Il presidente del Paese sudamericano, Sebastian Pinera, ha messo a punto un ambizioso e radicale programma di riforma del sistema tributario con l'obiettivo di rastrellare ogni anno tra i 700 milioni e il miliardo di dollari extra da destinare al mondo dell'istruzione, dalla culla fino all'università.


I retroscena della riforma fiscale – Il restyling complessivo del sistema educativo nazionale è l'ultima carta strategica che il governo di centro-destra cala sul tavolo in un momento cruciale per il suo futuro, con il test delle elezioni amministrative di ottobre alle porte e, dietro l'angolo, le consultazioni presidenziali in programma per l'anno prossimo. A complicare il quadro, l'irrefrenabile ondata di proteste studentesche che nel 2011 si è diffusa da nord a sud del Paese, portando nelle piazze più di centomila persone per reclamare una scuola più equa e meno business oriented. Quasi travolto da questo fiume di dissensi, l'esecutivo ha deciso di portare il tema dell'istruzione al centro della sua agenda politica usando principalmente la leva fiscale. «Abbiamo ereditato uno scadente sistema di finanziamento dell'educazione superiore», ha riconosciuto Pinera. «La riforma del Fisco – ha aggiunto il presidente sudamericano – ci consentirà di avviare quella della scuola in maniera seria e sostenibile. Il cento per cento del gettito addizionale ricavato dalle nuove misure sarà destinato a finanziare la riorganizzazione complessiva dell'istruzione».

Imprese alla cassa e sgravi per le famiglie – Tra i pilastri del nuovo corso fiscale avviato da Pinera – e ora al vaglio del Congresso – c'è la stabilizzazione al 20% dell'imposta sugli utili delle società. Fissata al 17%, questa aliquota era già salita di tre punti nel 2010, per finanziare la ricostruzione dopo il disastroso terremoto che aveva squassato le zone centrali e meridionali del Cile, provocando danni per oltre 30 miliardi di dollari. Stando alle previsioni iniziali però l’imposta sarebbe dovuta scendere quest'anno al 18,5%, per tornare alla misura iniziale del 17% nel 2013. In base al piano di Pinera, invece, le imprese continueranno a versare all'Erario il 20% dei loro guadagni, una percentuale che resta comunque decisamente investor-friendly, attestandosi largamente al di sotto dell'aliquota media in vigore nel 2011 negli Stati latino-americani, pari al 25,06%. Nel contempo, il governo sta cercando di eliminare o correggere una serie di esenzioni e di distorsioni del sistema che offrono una scappatoia alle aziende riducendo il loro carico fiscale.
Di tenore opposto la filosofia della riforma sul versante delle persone fisiche. Per questa categoria di contribuenti, infatti, l'imposta sui redditi dovrebbe alleggerirsi in media del 10-15% e le famiglie potranno dedurre oltre il 50 per cento delle spese per l'istruzione.  

Tra le pieghe del piano – La proposta presentata dal governo prevede, inoltre, l'introduzione di tasse verdi sui beni di consumo più inquinanti come pneumatici e batterie con l'obiettivo di incentivare le produzioni industriali ecocompatibili. Allo studio, inoltre, un meccanismo di stabilizzazione dei prezzi dei carburanti, che dovrebbe funzionare come una specie di salvagente, proteggendo i consumatori dalle fluttuazioni del mercato del petrolio in un Paese che dipende quasi completamente dall'estero per il suo approvvigionamento energetico. Tra le pieghe della riforma trovano spazio anche i sussidi per l’acquisto di carburante ai taxi e agli scuolabus.
Sul tappeto poi una serie di misure per rilanciare la crescita, come la riduzione della tassa sulla richiesta di credito, che scende dallo 0,6 allo 0,2%. Un’agevolazione che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe facilitare l'accesso al credito non soltanto da parte delle aziende medio-piccole, ma anche dei ragazzi che hanno bisogno di prestiti per mantenersi agli studi.
Infine, il Cile si propone di rinunciare ai dazi di importazione a partire dal 2015, in modo da rafforzare la competitività e creare tra i confini domestici un ambiente fiscale più attrattivo per le aziende, come accade, per esempio, a Singapore e a Hong Kong. In particolare, il dazio generale sulle importazioni dovrebbe passare dall'attuale 6 al 4% nel 2013, per poi toccare il 2% l'anno successivo e azzerarsi del tutto nel 2015.
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