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Dal mondo

Cina, countdown per stop al fumonei luoghi pubblici. Il Fisco trema

L'Amministrazione finanziaria dissente e non mostra di sostenere la riforma dei divieti varata dal Consiglio del Popolo

È legge, oltre a essere norma, ora il bando che fissa il divieto di fumo in locali come, per esempio, ristoranti, treni, alberghi e teatri, detta anche le linee da seguire in caso di violazioni dei divieti. La vera novità, quindi, è nell'ampiezza, anzi, nell'asprezza delle multe. In pratica, in alcune grandi metropoli le autorità urbane potranno punire i fumatori incauti richiedendo, in tempi brevi, o a rate, il pagamento d'una sanzione che potrebbe raggiungere i 3 o 4mila euro, cifra pari a due volte il reddito medio annuo d'un lavoratore cinese. Per intenderci, è come se una sigaretta con cui s'accompagna il caffè che segna la chiusura della sosta al ristorante ricevesse, a Roma o a Milano, una multa di circa 50mila euro. Insomma la sanzione ha finito per far discutere più del significato dell'intero bando che impone una seria frenata al dilagare, in Cina, d'una vera e propria dipendenza da fumo.

I numeri che il bando manderà in fumo - I primi dubbi sulla nuova norma, non provengono né dalle associazioni, né dagli osservatori esterni o interni, e nemmeno dagli stessi fumatori, accaniti o meno. La perplessità maggiore, infatti, è stata manifestata dai responsabili del fisco, sul piano nazionale, non locale. La ragione deriva dal fatto, cinicamente contabile, che all'incirca l'8% del gettito annuale delle entrate tributarie è originato dall'alto consumo di sigarette. Per essere più precisi, si tratta d'un bottino pari a 60 miliardi di euro. Un vero e proprio tesoretto che, nel corso del decennio passato, ha registrato una crescita del 10% l'anno, nonostante il reddito disponibile non abbia affatto seguito lo stesso trend. Dunque, a conti fatti, l'Amministrazione finanziaria dissente e non mostra affatto di sostenere la riforma dei divieti varata dal Consiglio del Popolo.

Il Dragone sedotto dalla sigaretta - D'altra parte, i numeri del consumo di tabacco, anzi, del suo abuso, sono davvero fuori controllo. Per intenderci, ben 350milioni di fumatori cinesi contribuiscono ad accendere, ogni singolo giorno, 1/3 delle sigarette che vanno in fumo ogni 24 ore. Ragione questa da cui dipendono due strane convergenze. Da un lato, la soddisfazione e gli alti profitti realizzati dalle grandi multinazionali del tabacco che, da anni, investono sempre più in Cina, mentre dalla parte opposta, ogni anno il governo cinese è chiamato a far fronte a 1,2 milioni di decessi la cui causa è da ricercare nell'abuso del tabacco tramite un consumo fuori controllo di sigarette. Insomma, Pechino sembra, a oggi, abbracciare il richiamo che l'Organizzazione mondiale della Sanità lancia ritualmente ogni anno, sponsorizzando, soprattutto in determinate aree del Pianeta, la diffusione, il radicamento, la condivisione e l'adesione dei Governi alla Giornata mondiale senza fumo, che quest'anno cade oggi 31 maggio.

 

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