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Dal mondo

Cina, dall'esercito di terracotta all'armata delle Pmi

60 milioni quelle operative sul mercato. Nel 2000 erano 8 milioni e nel 1990 non superavano 1 milione

È il Fisco di Pechino il supporter più entusiasta del piccolo ma bello in versione cinese, rappresentato da decine di milioni di aziende di dimensioni anche modeste che, puntualmente, ogni anno, anche in tempi di crisi, versano il 50% delle imposte e delle tasse incassate dall'erario. Cina, il regno del piccolo ma bello, soprattutto sul versante dell'economia, dove sono infatti le piccole e medie imprese, piuttosto che le multinazionali, le protagoniste indiscusse dei successi meno estemporanei raggiunti dal Dragone, segnando di fatto le tappe d'una scalata, iniziata nel biennio 1979-80, che nemmeno la crisi attuale sembra aver interrotto. Peraltro, il confronto dei dati non lascia dubbi sul ruolo determinante che hanno assunto le società di taglia medio-piccola, sorta d'esercito mobile in versione tascabile, motore silenzioso, ma reale, d'un economia che nel 2009 esibirà una crescita del pil quasi lunare, cioè +8,5%.

2/3 del pil del Dragone firmato piccolo ma bello
Un ulteriore balzo in avanti, cui le piccole aziende cinesi, circa 60milioni di unità, contribuiranno producendo una ricchezza pari a circa 2.500 miliardi di dollari, corrispondente a oltre il 60% del Pil nazionale. Un risultato che consentirà alla Cina d'osservare dall'alto il dibattersi affannato dei concorrenti più quotati sul mercato, primi fra tutti Europa e Stati Uniti, schiacciati da chiari segni meno (-) che contraddistingueranno le rispettive performance.

Anche il Fisco tifa per le piccole e medie imprese
Ma tra i tifosi più accesi, tra i supporter più entusiasti del volo inarrestabile delle piccole e medie imprese cinesi, seduti in prima fila, s'incontrano gli stessi responsabili dell'Amministrazione fiscale di Pechino. Perché? Semplice, è sufficiente osservare le moltitudini statistiche relative al gettito delle entrate tributarie che, invariabilmente a partire dal 2005, incoronano proprio le piccole imprese sul podio del contribuente doc in versione cinese. In pratica, all'incirca il 50% delle somme versate annualmente nelle casse dell'erario ha origine dai ricavi e dai profitti delle piccole e medie imprese, naturalmente riportati in dichiarazione.

Quanto vale il piccolo ma bello? 350miliardi di dollari
Nel dettaglio, osservando il gettito delle entrate fiscali dei primi 9 mesi dell'anno in corso, circa 662 miliardi di dollari, quasi la metà sono riconducibili a un esercito di piccole e medie imprese. Distribuite sul territorio, ma con lo sguardo fisso sui transiti e sugli scambi internazionali, queste aziende hanno subito una flessione netta nei loro volumi d'affari. Flessione che non ha impedito, nell'anno in corso, di versare al fisco un tesoro pari a 350 miliardi di dollari, assicurando, a oggi, le risorse pubbliche necessarie da indirizzare a sostegno dei settori più colpiti dalla crisi, soprattutto nelle campagne.

 

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