
E’ in arrivo sul mercato cinese delle compravendite immobiliari un’ondata di tasse e, soprattutto, di norme più rigide, senza precedenti. Infatti, almeno secondo quanto annunciato recentemente da Su Kexing, uno dei responsabili del ministero che si occupa del controllo e della gestione del settore delle costruzioni e delle risorse, con l’arrivo del nuovo anno sarà predisposta in tempi brevi una legislazione piuttosto rigida in tema di urbanizzazione il cui obiettivo principale è di raffreddare in maniera significativa e perentoria l’attuale schizofrenia che sta condizionando pesantemente la bolla del mattone in Cina.
I numeri del boom del mattone
In pratica, nonostante nel 2005 i capitali indirizzati sul mercato immobiliare siano cresciuti soltanto del 21 per cento, un passo quindi inferiore rispetto al 28 per cento registrato nel 2004, quest’anno, almeno secondo quanto sostenuto la settimana scorsa dagli esperti dell’Accademia cinese che si occupano di condurre e di realizzare ricerche macroeconomiche, il volume d’affari legato all’acquisto e alla vendita di beni immobili aumenterà ad un ritmo da primato vicino oramai al 30 per cento. Naturalmente, l’impatto del boom del mattone avrà un effetto negativo soprattutto sui cinesi i cui redditi permangono all’interno della fascia medio-bassa e che, in riferimento alle ultime statistiche, continuano a costituire la stragrande maggioranza dei cittadini dell’ex Celeste Impero. In particolare, considerando che nelle immense metropoli cinesi la proprietà di una casa ha oramai raggiunto la posizione di parametro indicativo della ricchezza o meno di ogni singolo individuo, la rincorsa e il rincaro dei prezzi e dei listini ha raggiunto punte davvero esorbitanti. Per esempio, entro la cintura urbana di città come Shanghai, tra i centri maggiori del business cinese, il costo di una abitazione è cresciuto in media del 70 per cento nel corso dell’ultimo biennio. Dunque, un appartamento lussuoso venduto nel 2003 alla cifra di 100 mila dollari oggi ne costa 170 mila, mentre nel corso del 2006 oltrepasserà, con molta probabilità, la soglia dei 200 mila dollari.
Una ricetta per calmierare il mercato della casa
In questo quadro, per evitare che la bolla del mattone finisca per infrangersi sulle tasche dei contribuenti, le autorità cinesi hanno posto in agenda l’introduzione di un’imposta sulla proprietà piuttosto elevata che però dovrebbe venir applicata soltanto sulle seconde case e sugli immobili di lusso, escludendo invece le prime case che, de facto, dovrebbero restare al di fuori del perimetro del Fisco e, dunque, risultare esentasse. Peraltro, per raffreddare la corsa ingiustificata del mercato, è allo studio anche una misura speciale per frenare fenomeni relativi all’abusivismo edilizio e alla demolizione di costruzioni o di aree dismesse al semplice scopo di costruire ville faraoniche e abitazioni stellari. A questo riguardo, le autorità preposte ai controlli e gli ispettori del Fisco interverranno duramente per impedire e bloccare l’edificazione di abitazioni sfarzose ed eccessive che, innalzate ai danni di centinaia di case riservate non all’ancora esigua schiera dei contribuenti facoltosi ma a quella sovraffollata dei contribuenti medi, finiscono per restringere e per comprimere l’offerta di case sul mercato, causando in via indiretta l’impennata dei prezzi. Insomma anche Pechino inizia a fare i conti con i rischi connessi alle bolle speculative che popolano il mercato delle compravendite di immobili e con il ricorso, in molti Paesi oramai sistematico, alle pratiche legate all’abusivismo edilizio. Diamo il nostro più caloroso benvenuto alla Cina.