Sono oltre 60mila i consulenti fiscali con gli occhi a mandorla riconosciuti ufficialmente dalle autorità di Pechino e registrati regolarmente negli elenchi della Chinese Certified Tax Agents Association (CCTAA), l'associazione nazionale di categoria che raccoglie gli esperti in materia di tasse, imposte e bilanci societari. Dieci anni or sono in Cina, un simile profilo professionale semplicemente non esisteva.
L'economia alla base della crescita record dei commercialisti cinesi
Secondo il presidente della CCTAA, Li Yonggui, la crescita del numero dei professionisti in materia tributaria si è praticamente impennata, negli ultimi anni, proprio in coincidenza con l'allineamento rapido e progressivo dell'economia del Paese ai modelli prevalenti sui mercati degli Stati cosiddetti a economia avanzata dove, almeno in termini generali, il rapporto tra pubblico e privato nella gestione dei servizi e nell'offerta di soluzioni contabili mirate a intercettare le domande quotidiane dei cittadini non rappresenta un monopolio assoluto delle amministrazioni pubbliche.
I numeri del boom
In pratica, la taglia del settore relativo alle consulenze fiscali e finanziarie garantisce oggi un'occupazione stabile e una remunerazione sopra la media a circa 100mila persone distribuite in oltre 2mila uffici, 2.860 per l'esattezza, concentrati soprattutto nelle aree costiere e a ridosso di quelle metropolitane dell'interno, dove più tangibili ed evidenti sono stati in questi anni i mutamenti e le trasformazioni indotti dall'abbraccio di Pechino nei confronti dei capitali internazionali. Peraltro, anche Qian Guanlin, direttore dell'Amministrazione tributaria cinese, ha recentemente ammesso che la crescita rapida dei commercialisti cinesi è in gran parte dovuta al succedersi di numerose riforme amministrative che hanno finito per far scivolare alcuni specifici compiti economici dalla tradizionale area di competenza istituzionale a quella legata all'universo in espansione del business privato made in China. L'effetto concreto di tale trasformazione è stato quello di spingere le autorità pubbliche a spogliarsi, gradualmente, di sempre maggiori funzioni delegandole, di fatto, alle nuove categorie professionali oggi in rapida crescita come, per esempio, quella dei commercialisti.
S'impennano le richieste di commercialisti da parte delle imprese
Peraltro, la riforma del fisco che, oramai, bussa alle porte e che determinerà una modifica sostanziale del regime impositivo attualmente in vigore per le aziende locali e per quelle straniere impegnate sul mercato cinese, offrirà ai commercialisti esordienti una finestra normativa e regolamentare all'interno della quale misurarsi, immediatamente, con esigenze pratiche e necessità concrete legate al sistema commerciale e imprenditoriale predominante nel Paese. In pratica, decine di migliaia di operatori, nei prossimi anni, dovranno allineare i rispettivi bilanci e i programmi d'investimento con una serie di cambiamenti che determineranno, lungo un periodo di transizione che secondo il vice-ministro delle finanze di Pechino Lou Jiwei durerà almeno dieci anni, una vera e propria rivoluzione nei rapporti tra fisco e aziende. In particolare, la prassi attuale del doppio sistema impositivo, che pesa sui conti delle società locali con un'aliquota pari al 24 per cento mentre con riferimento ai profitti delle imprese straniere si accontenta di un'imposta che non supera il 14 per cento, avrà presto termine. Al suo posto sarà introdotto un regime fiscale neutrale e, finalmente, unificato che si baserà sull'applicazione di un'unica aliquota sia sui guadagni delle società nazionali che su quelli delle multinazionali estere. Insomma, l'offerta sul mercato di un numero crescente di commercialisti e di esperti fiscalisti incontrerà presto la domanda di profili equivalenti da parte degli operatori economici che già stanno pianificando l'adattamento ai cambiamenti visibili del mercato senza attendere l'ultimo istante, piuttosto anticipandoli.
Dal 2006 anche le società di consulenza straniere potranno competere con quelle cinesi
Naturalmente, nei prossimi anni, l'ulteriore liberalizzazione dell'economia cinese, già programmata e inserita nell'agenda politica di Pechino, determinerà una crescita ancor più significativa dei settori legati alla consulenza fiscale e a quella finanziaria. Peraltro, in tale ambito il grado di competizione è destinato a intensificarsi, non soltanto tra professionisti cinesi ma tra questi e, per esempio, quelli europei. Infatti, esattamente a partire dal 2006, il mercato cinese degli esperti in materia tributaria e finanziaria, fino a oggi ancora chiuso da criteri rigidamente nazionali, si aprirà anche alle società di consulenza straniere, costituendo un polo d'attrazione tra i più appetibili per gli operatori internazionali.
Cina: le riforme economiche mettono le ali ai commercialisti
Dal 2006, il settore delle consulenze fiscali si aprirà anche a società e professionisti stranieri
