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Dal mondo

La Cina studia l'Ici per evitare una nuova bolla del mattone

Il Fisco si mobilita e corre in soccorso del Dragone assediato da 1.500 miliardi di debiti legati ai prestiti per l'acquisto d'immobili

La corsa sfrenata all'acquisto d'una casa, puntando alle aree urbane così come agli agglomerati più distanti e periferici, sembra oramai inarrestabile. Nonostante la Crisi mondiale, infatti, e i lunghi sermoni di economisti e specialisti, incluse le autorità più nobili del Paese, relativi alla pericolosità delle bolle immobiliari e dei volumi incontrollati di prestiti che le alimentano, i nuovi cittadini cinesi, che aspirano a un saggio permanente al tavolo delle borghesie di primo rango del Pianeta, sembrano invece decisi nel continuare a sottoscrivere contratti d'acquisto senza concedere tregua né alle società immobiliari né tanto meno agli uffici governativi che ne registrano gli atti. Nel corso del 2009, per esempio, mentre il resto del mondo sperimentava un brusco raffreddarsi delle compravendite relative al settore immobiliare, le vendite in Cina, e non soltanto nelle aree più devote ai commerci e all'export, sono balzate in avanti mettendo a segno un + 75 per cento. Un dato, questo, difficilmente rintracciabile nelle cronache storiche dei catasti cinesi. Ora però, proprio per evitare che si oltrepassi il limite, per esempio, soprattutto quello costituito dal limitare di guardia del debito di cittadini, lavoratori e residenti, che già mostra sintomi tipici delle bolle speculative, in questo caso connesse alle compravendite indiscriminate del mattone.

Il Dragone a rischio Mattone, ma ci penserà il Fisco - E per gli analisti, esperti inclusi, che cullavano il sogno d'un Paese definitivamente al riparo dal surriscaldarsi del mercato degli immobili, alcuni dati, i più recenti, devono essere squillati come un inconfondibile segnale d'allarme. Innanzitutto, a dicembre, il mese conclusivo del 2009, l'andamento delle compravendite ha infilato dei record consecutivi, terminando con il mettere a segno l'incremento del 7,8% dei prezzi medi delle abitazioni.

Le fondamenta del Dragone assediate dai debiti - Ancor più incalzante, e allarmistico, il report che definisce l'indebitamento provocato, ad oggi, dall'attuale corsa al mattone made-in China. I numeri, ancora una volta, sono piuttosto disarmanti. Il volume e i flussi del debito derivante dal mattone, cioè dall'acquisto d'un immobile, indirizzato sui conti e sui bilanci di milioni di famiglie cinesi, il cui reddito medio a stento sfiora i 4mila dollari l'anno, risulta ad oggi esser pari a 1.500 miliardi di dollari, 1.460 miliardi per l'esattezza. E' questa, infatti, tra le altre, la cifra diffusa con enfasi dall'Ufficio cinese di Statistica che ha contribuito ad amareggiare i responsabili dell'economia, che brindavano a Pechino al buon esito raggiunto sui mercati borsistici nell'anno che abbiamo alle spalle. Naturalmente, questo accumulo del debito non è interamente imputabile al 2009. L'analisi dell'Ufficio statistico però pone in rilevo proprio l'aumento da primato che la massa dei bad loans è venuta assumendo nel corso dell'anno passato, quando è letteralmente schizzata da quota 800 miliardi di dollari sino a raggiungere la vetta da primato dei 1.500 miliardi di dollari. Lasciando così davvero poco spazio alla riflessione.

Il Fisco in soccorso del Dragone assediato dai debiti - Il risultato è che da diversi giorni è allo studio, ma ancora in via sperimentale, un piano articolato di politica fiscale, il cui obiettivo principale è di arrestare il surriscaldarsi del mercato immobiliare evitando che acquisti forme e geometrie d'una tipica bolla cui ci hanno abituato i due anni passati. In altre parole, il Dragone ha riscoperto l'utilità del piglio fiscale e della propensione a tassare gli immobili. Si punta, infatti, sull'introduzione d'una imposta sulla proprietà su larga scala e su base nazionale, simile al modello Ici. Fino ad oggi, infatti, soltanto in alcune aree, 32, si versa l'imposta di proprietà, senza che si applichi invece un cumulo diffuso territorialmente su scala nazionale. Se c'è consenso sull'introduzione d'una imposta sugli immobili modello Ici, l'accordo manca in merito alla definizione della giusta aliquota dell'imposizione. Al contempo, oltre al lancio dell'imposta nazionale sugli immobili, gli esperti di Pechino hanno anche già avviato una riduzione sensibile delle esenzioni di cui si può beneficiare all'atto della compravendita d'una unità abitativa. In particolare, se fino al 2009 era possibile acquistare e rivendere dopo soli due anni un immobile beneficiando comunque degli sconti previsti, ora si dovrà attendere almeno 5 anni per rimettere sul mercato l'abitazione. Altrimenti, addio alle esenzioni. Obiettivo della misura, introdotta il mese scorso, è proprio quella di calmierare il mercato delle compravendite. Al momento, però, il risultato è stato modesto, anzi, invisibile.
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