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Dal mondo

Clima: un report delle Nazioni Unite
propone tassa sul consumo di carne

Secondo il Global Environment Outlook l’imposta sulle emissioni può ridurre considerevolmente l’inquinamento da CO2

carne rossa

L’utilizzo della leva fiscale sul consumo di carni rosse può contribuire a salvare il mondo dal riscaldamento climatico. Il rapporto “UN’s Global Environment Outlook (GEO)” delle Nazioni Unite sullo stato dell’ambiente nel mondo suggerisce, infatti, l’introduzione di un tributo sul consumo delle carni come strumento per compensare le esternalità negative, in questo caso l’inquinamento prodotto dagli allevamenti, con un taglio netto delle emissioni. Riguarda il tema della tassazione delle carni rosse e lavorate anche una recente ricerca internazionale che, sulla base di alcuni dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, propone l’introduzione di una Red Meat Tax per la salute con l’obiettivo di limitare l’impatto di alcune malattie croniche.
 
La proposta delle Nazioni Unite e la temperatura del mondo
Il rapporto non indica soglie di reddito o aliquote di tassazione, ma piuttosto delinea un approccio fiscale alla questione dell’inquinamento prodotto dall’allevamento degli animali. Secondo il documento delle Nazioni Unite “applicare una Emissions Tax sul cibo sul consumo può essere preferibile rispetto a una tassazione applicata direttamente sui produttori”. Questo sia perché è particolarmente costoso monitorare le emissioni del settore primario, sia perché – sostiene il rapporto – sono numerose le opportunità offerte ai consumatori per passare dal consumo di cibi la cui produzione ha un elevato impatto ambientale ad alimenti “ecosostenibili”. Secondo il rapporto, che cita alcune ricerche di settore, l’introduzione di questo tipo di Emissions Tax potrebbe avere un impatto considerevole, con una riduzione globale delle emissioni equivalente – perché le emissioni possono essere anche di altri gas, come il metano – a un miliardo all’anno di tonnellate di anidride carbonica (in termini tecnici “gigatonnellata”).  Che il riscaldamento climatico sia un problema reale lo confermano anche gli ultimi dati diffusi da un’organizzazione come la Nasa. In base al comunicato stampa diffuso a febbraio di quest’anno il 2018 è stato il quinto anno più caldo dal 1880. Dagli anni ’80 dell’Ottocento – spiega la nota – la temperatura media è cresciuta di una media di un grado centigrado. Il riscaldamento è stato spinto in gran parte dall’aumento delle emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra nell’atmosfera causati dalle attività umane, come l’allevamento.
 
Allevamento e gas serra

Secondo uno studio internazionale pubblicato qualche anno fa e curato da ricercatori delle Università di Siena, di Statford e della California, il 10% del totale dei gas serra sono emessi dal bestiame. Del totale delle emissioni di origine animale, la gran maggioranza (il 74%) è frutto dei bovini: secondo la ricerca questa grande maggioranza sarebbe dovuta sia all’abbondanza delle mucche da latte che ai gas emessi dai bovini da carne. Ma sono allo studio anche diverse forme di tassazione dell’acquisto di questo tipo di alimenti, che però prendono di mira altri aspetti collaterali del consumo di “bistecche”.
 
Una Red Meat Tax per la salute

Risale, infatti, all’autunno scorso la ricerca internazionale  “Tasse per la salute sulle carni rosse e lavorate”, che propone di tassare il consumo delle carni rosse e di quelle lavorate sulla base degli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. I dati dell’Oms associano questo tipo di alimenti a un aumento della mortalità connesso a malattie come diabete, infarto e altre patologie cardiovascolari. Secondo i ricercatori, a un livello di tassazione ottimale, calibrato Paese per Paese, il prezzo delle carni lavorate aumenterebbe in media del 25%, quello delle carni rosse avrebbe una crescita del 4%.

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