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Dal mondo

Corea del sud: tassazione estesa
a chirurgia estetica e meditazione

Alcuni settori finora esclusi dalla imposizione indiretta e diretta sono al centro di nuovi interventi fiscali

sede del governo
La Corea del sud è ritenuta la nuova frontiera del turismo sanitario. Più di un milione di pazienti (giapponese e cinesi in prima linea), infatti, giungono nella capitale Seul per sottoporsi a cure mediche e 150 mila di costoro (ovvero il 15%) richiede un intervento di chirurgia estetica. Il governo ha deciso di intervenire in questo settore dell’economia così come lo ha fatto in un altro settore ancora poco lambito dalla fiscalità, quello dei guadagni e degli stipendi dei monaci a cui si applicherà un prelievo forzoso.
 
L’obiettivo dell’esecutivo
Per finanziare la spesa sociale il governo della Repubblica di Corea (del sud) ha messo a punto alcune decisioni in ambito fiscale per risanare il buco di bilancio dello Stato. In particolare, a decorrere dall’anno d’imposta 2014, sarà ampliata la tassazione su alcuni interventi di chirurgia estetica che fino ad ora risultavano esenti dal campo Iva. Più nello specifico, certe operazioni eseguite nello Stato asiatico saranno assoggettate all’aliquota ordinaria del 10%.
 
Il giro d’affari in termini di fatturato
In Corea sono presenti più di 1.900 cliniche e il settore ha un giro d’affari annuo (secondo dati ufficiali riguardanti solo i 600 centri più rinomati nel 2010) di oltre 276 milioni di won (KRW). La chirurgia estetica (o cosmetica) è una branca della chirurgia plastica (ricostruttiva o correttiva) finalizzata a migliorare l’aspetto fisico.
Nel particolare, l’introduzione del nuovo balzello riguarderà le operazioni alle labbra (cheiloplastica), al mento (genitoplastica) e alle orecchie (otoplastica), sulle quali finora - a differenza di altri tipi di interventi di chirurgia più tradizionali - non veniva prelevata l’Iva. Ad essere colpiti, comunque, saranno anche tutti gli interventi di cosmetica, come la semplice depilazione (cosiddetta ceretta).
 
L’influenza del mondo dello spettacolo
In verità, l’industria del bisturi segna in oriente un autentico sviluppo anche grazie alla nuova moda maniacale degli asiatici di assomigliare (ad ogni prezzo) alle celebrità del mondo dello spettacolo (musica o tv). Nel Paese del Gangnam Style, oltre il 50% dei pazienti che si reca presso un centro di chirurgia estetica, infatti, lo fa mostrando al medico foto e immagini di attori e cantanti pop come modello da perseguire.
Per tali motivi, uomini e donne desiderano aggiustarsi il naso, il seno, la pancia (e via dicendo) per mero “piacere” (e non per necessità) in quanto cambiare o modificare i propri connotati li fa sentire più interessanti e social.
 
Bando ai costi quando si tratta di apparire
Del resto, l’aumento del prelievo fiscale, non scoraggia l’industria chirurgica che non sembra destinata a risentire in modo particolare del proposto aumento atteso che la gente desiderosa di sottoporsi a questa tipologia di operazioni di chirurgia estetica lo fa – dice un medico – “a qualunque costo”. Dall’altro lato, afferma il ministro delle Finanze, la situazione fiscale del Paese è particolarmente difficile e con i nuovi introiti si intende garantire più stato sociale (welfare) per le persone che ne hanno bisogno.
Per non creare troppo allarme, comunque, il ministro della cultura, sport e turismo (dal canto suo) ha rivelato un ulteriore pacchetto incentivante  rivolto ai turisti stranieri che si recano (per ogni finalità) in Corea. A costoro, infatti, sarà dedotta l’Iva dal prezzo della camere di albergo.
 
Contributo anche dai monaci
Oltre alla tassa sulla chirurgia estetica il governo sudcoreano ha puntato il dito su un altro settore (fino ad ora poco colpito da fisco). Dal 2015, infatti, sarà introdotto un prelievo forzoso sui guadagni e sugli stipendi dei monaci (religiosi) con una aliquota pari al 4%. Grazie alle nuove imposte nelle casse dello Stato orientale dovrebbero entrare 2.400 miliardi di won.
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