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Dal mondo

Crescita globale ancora debole.
Più dialogo per rilanciare gli scambi

L’Ocse evidenzia il periodo di incertezza internazionale e i contraccolpi per Paesi, mercati, imprese, cittadini

Ocse economia



Agire subito per garantire il ritorno a una crescita più forte e a un futuro economico più roseo. È l’appello lanciato dall’Ocse con l’Economic outlook pubblicato il mese scorso. Per l’organizzazione con sede a Parigi, infatti, la fragile crescita economica globale (+3,2% nel 2019) necessita di un ritorno alla cooperazione internazionale.

Come sta andando l’economia mondiale
Secondo il documento stilato dall’Ocse, il livello della crescita economica globale – intorno al 3% annuo – si mantiene troppo flebile. Inoltre, lo sviluppo del commercio mondiale, che ha fatto registrare una flessione rilevante, nell’anno in corso dovrebbe far segnare un incremento di poco più del 2%, la percentuale più bassa degli ultimi dieci anni.
Come evidenziato dalla capo-economista dell’Organizzazione, Laurence Boone, le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, insieme all’aumento di tariffe e dazi doganali, hanno colpito la fiducia delle imprese e arrestato la crescita. La forte incertezza e la scarsa fiducia penalizza gli investimenti e indebolisce la produzione. Se è vero che l’economia mondiale crescerà del 3,2% quest’anno (dopo il 3,5% del 2018) e del 3,4% nel 2020, tuttavia a questa modesta ripresa non seguirà un miglioramento degli standard di vita. L’Outlook prevede poi che interverranno rettifiche in diminuzione per molte delle principali economie, e avverte che gli attuali tassi di crescita non sono sufficienti a consentire miglioramenti di rilievo per quanto riguarda l’andamento dell’occupazione. Soffermandosi sull’economia dell’eurozona, le previsioni per il 2019parlano di una contrazione  al +1,2%, dopo il +1,8% dello scorso anno, per poi recuperare parzialmente nel 2020 (+1,4%). Gli Stati Uniti sono invece cresciuti del 2,9% nel 2018, per arrivare al +2,8% quest’anno e dovrebbero scendere a un +2,3% nel 2020.

Quali strade intraprendere a livello internazionale
L’Ocse invita i governi ad agire subito per garantire il ritorno a una crescita più forte e a un futuro economico più roseo. La fragile economia globale necessita di un ritorno alla cooperazione internazionale e al dialogo multilaterale per rilanciare gli scambi commerciali, ripristinare la fiducia e prepararsi ad affrontare le sfide future. Un capitolo del rapporto punta i fari sul processo di trasformazione digitale in atto nell’economia, che sta cambiando il modello di business delle aziende, e, più in generale, la mappa geografica dello sviluppo economico. A causa della mancanza di competenze e infrastrutture adeguate, le tecnologie digitali non sono riuscite a migliorare i livelli di produttività e salari e tutto questo, senza un’efficace inversione di rotta, rischia lasciare indietro una rilevante fetta di popolazione in ogni parte del mondo. Dunque, gli effetti dovrebbero sentirsi anche nei 36 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Cosa succede al Bel Paese
Secondo l’analisi contenuta nel rapporto, l’economia italiana vive una situazione di stallo; nel 2019 la crescita si attesterà intorno allo zero per cento (l’anno scorso era stata dello 0,7%), e vedrà un leggero recupero nel 2020 (+0,6%). Come sottolinea l’Economic Outlook, la scarsa crescita della produttività e le significative diseguaglianze sociali e regionali rappresentano criticità su cui intervenire con vigore. Tra le cause della fragilità italiana vi sono poi la debolezza della domanda esterna, le tensioni commerciali che danneggiano l’export e il peggioramento della fiducia delle imprese. Come afferma la capo-economista dell’Ocse, sono tre i punti fondamentali per far ripartire il Paese. A cominciare dagli “investimenti in infrastrutture per ridurre il divario tra regioni”, e poi “l’istruzione, ovunque e per tutti, incluso per coloro che sono già in età lavorativa”. Occorrerebbe, inoltre, un’ulteriore riduzione e semplificazione della pubblica amministrazione.
 

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