Esistono più modi per creare un sistema di fatturazione elettronica in un Paese? E che cosa li distingue e cosa li unisce? È possibile rendere i sistemi nazionali interoperabili tra loro, così che sia possibile, per esempio, semplificare la fatturazione delle operazioni transnazionali? Sono alcune delle domande a cui risponde il report Tax Administration 3.0 and Electronic Invoicing, uscito in occasione dell’ultima riunione plenaria del Forum on tax administration (FTA) Ocse, che si è svolto a Sidney a fine settembre con la partecipazione di 46 amministrazioni fiscali di tutto il mondo (vedi articolo “Forum on Tax administration”: le sfide nella digital economy). Il rapporto si inserisce nel più ampio studio dedicato alla trasformazione digitale delle amministrazioni fiscali e raccoglie le prime conclusioni di un approfondimento dedicato specificamente alla fatturazione elettronica e all’uso dei dati da parte delle amministrazioni fiscali per il miglioramento della compliance e, in ultimo, per il recupero del tax gap. Lo studio è stato condotto da un gruppo di lavoro ristretto all’interno dell’FTA: alla base dell’analisi sono stati presi i modelli adottati da alcuni paesi – tra cui la fatturazione elettronica italiana – e le risultanze di un questionario svolto nel 2021 a cui hanno partecipato 71 amministrazioni fiscali di tutto il mondo. Un panorama abbastanza ampio per tracciare un bilancio.
Le conclusioni principali
La prima conclusione è che i modelli di fatturazione elettronica adottati in giro per il mondo sono molteplici e nel breve periodo non è possibile pensare di farli potenzialmente dialogare (vale a dire rendere interoperabili i dati), ad esempio per semplificare il processo di fatturazione tra Paesi e risolvere più agilmente eventuali dispute nelle operazioni transnazionali. È necessario quindi lavorare sul coordinamento internazionale. Questo perché, innanzitutto, non in tutti i paesi si intende la stessa cosa con “fattura elettronica” e non dappertutto esiste un obbligo generalizzato per tutte le tipologie di contribuenti e di operazioni. Ci sono paesi che con “e-fattura” si riferiscono in senso stretto a documenti digitali dotati di determinate caratteristiche tecniche e con dati strutturati (come in Italia), mentre in altri Paesi dentro il cappello della “fatturazione elettronica” possono comprendersi anche semplici formati immagine o pdf, che quindi presentano dati non strutturati e non interoperabili. Alcuni paesi, inoltre, prevedono regimi misti, come l’Ungheria, in cui coesistono tre tipi di fatturazione differenti: ogni mese entrano in circolazione circa 42 milioni di fatture ancora in formato cartaceo - utilizzate da circa 674mila utenti tra micro e piccole-medie imprese - a fianco delle quali transitano circa 16 milioni di e-fatture in formato pdf o analoghi e l’esigua percentuale (0,64%) delle e-fatture che viaggiano su un sistema elettronico di interscambio, emesse da meno di 2mila soggetti.
Ulteriori differenze riguardano altri aspetti del mondo della fatturazione attraverso il digitale. Per esempio, i sistemi adottati possono differire per le informazioni che le imprese devono comunicare all’agenzia fiscale del Paese. Su questo, il report si rifà alla classificazione europea sugli obblighi in merito ai Digital Reporting Requirements (DRR) contenuta nel primo volume del report VAT in the digital age dedicato proprio ai DRR adottati da alcuni Stati Ue, pubblicato lo scorso marzo.
A variare sono anche i modelli delle infrastrutture stesse che consentono concretamente la comunicazione dei dati, che si distinguono tra i servizi web che supportano il trasferimento automatizzato dei dati (il 73% dei Paesi esaminati li prevede) e i moduli per la comunicazione manuale dei dati da trasmettere sul sito dell'amministrazione fiscale (il 39%) o una loro combinazione, così come può variare il coinvolgimento dei provider privati dei servizi digitali alle imprese all’interno dell’architettura del sistema digitale adottato dal Paese. In generale, la varietà dei modelli nasce dal fatto che l'implementazione della fatturazione elettronica è guidata dai quadri normativi e dalle conseguenti soluzioni tecniche adottate in ciascun paese su diversi aspetti, lo scambio di dati, l’integrità del contenuto dei dati, l'autenticità dell'origine, la tutela delle norme vigenti in materia di privacy e la sicurezza digitale dei dati.
Qualche caso-studio: il Cile
L’intero report riporta esempi pratici tratti da diversi Paesi del mondo, ma in appendice sono presentati quattro casi studio, tra cui l’Italia, di cui viene fornita una più ampia disamina.
Per esempio il Cile, tra i primi paesi ad aver adottato una forma di fatturazione elettronica già quasi vent’anni fa. Nel 2003 è stato infatti avviato il primo progetto su base volontaria a cui ha seguito, due anni dopo, l’attivazione del portale dell’Agenzia delle Entrate per consentire agli operatori di poter adottare la e-fattura utilizzando uno strumento gratuito. In 18 anni, dal 2003 al 2021 la platea di utenti è passata da circa 56mila a oltre 1,2 milioni di soggetti: il passaggio alla forma obbligatoria si è svolto in quattro anni, dal 2014 al 2018, con l’estensione progressiva dell’obbligo dalle grandi imprese fino alle microimprese rurali, con una riduzione del tax gap Iva del 2%. Il contribuente può scegliere se registrarsi al sistema pubblico oppure acquistare un prodotto sul mercato o crearne uno internamente con i requisiti tecnici richiesti, che dovrà certificare. Un altro elemento chiave è il certificato digitale, che funziona come una firma elettronica, convalidando l'emissione dei documenti fiscali elettronici. Il singolo soggetto che emette fattura, anche dentro la stessa azienda, deve acquisire il certificato digitale da una delle società autorizzate, in modo che sia riconoscibile personalmente come autore del documento fiscale, garantendone la sicurezza.
La e-fattura in Ungheria e in Spagna
La fatturazione elettronica è presente in Ungheria in forma volontaria, ma dal 2018 è stato introdotto un obbligo generalizzato di rendicontazione elettronica all’amministrazione fiscale di alcune informazioni sulle operazioni effettuate tra operatori che coinvolge anche chi utilizza ancora la fattura cartacea. La trasmissione va effettuata per le operazioni che implicano un’Iva superiore a 100mila fiorini (circa 230 euro). L’amministrazione fiscale fornisce un apposito portale denominato Online Invoicing System da cui possono passare i dati automatizzati ma anche le informazioni caricate manualmente da cui utilizza ancora le fatture su carta.
Lo studio riporta anche il caso della Spagna e del suo sistema di gestione delle fatture elettroniche Immediate Supply of Information (ISI), nato nel 2014 con il doppio scopo di far acquisire all’amministrazione fiscale spagnola informazioni tempestive di alta qualità per la gestione del rischio e la prevenzione delle frodi e, sul lato dei servizi, introdurre un sistema efficiente di gestione dell'Iva riducendo gli oneri amministrativi. Il sistema ISI è un sistema di e-reporting delle fatture in tempo quasi reale, obbligatorio per alcuni contribuenti Iva al di sopra di determinate soglie, anche se è possibile un accesso al sistema su base volontaria.
Dal Forum on tax administration
un giro tra le e-fatture nel mondo
In occasione della riunione plenaria che si è svolta a Sydney a fine settembre, l’FTA dell’Ocse ha rilasciato un report che fa il punto sulla fatturazione elettronica
