Articolo pubblicato su FiscoOggi (https://fiscooggi.it/)

Dal mondo

Dove va l’Africa? Dalla Dichiarazione
di Nairobi al nuovo rapporto Ocse -2

Il rapporto “International Tax and Africa” analizza la macchina fiscale del continente africano: limiti e prospettive

Particolare copertina del report

Rapporto fra entrate e pil che non supera il 16%. Imposte sui beni e servizi che nel complesso rappresentano oltre il 50% del mix fiscale del continente. Sono solo alcuni dei dati più significativi del report “International Tax and Africa” pubblicato recentemente dall’Ocse in preparazione della tavola rotonda ministeriale G7-Africa che si è svolta a metà ottobre in Marocco. Il documento permette di esaminare limiti, punti di forza e prospettive del sistema fiscale dell’Africa. Il continente, come è stato illustrato nella puntata pubblicata giovedì 9 novembre, assume, attraverso le proposte dell’Unione africana, un ruolo via via più centrale nello scenario internazionale.

Il rapporto entrate/pil: le indicazioni dell’Ocse
La pandemia da Covid 19 ha portato a un brusco arresto della tendenza alla crescita delle entrate continentali del decennio precedente. Fra il 2010 e il 2019, il continente africano aveva fatto registrare un incremento del rapporto fra entrate e prodotto interno lordo dell’1,9%, mentre nel 2020 il tax-to-Gdp ratio si è fermato al 16%, con un decremento dello 0,3% rispetto all’anno precedente: la percentuale più bassa fra le quattro regioni globali analizzate dall’Ocse.  A questo dato medio, che l’Organizzazione indica come punto critico del sistema fiscale dell’Africa, corrisponde però una situazione piuttosto diversificata da Stato a Stato, con cifre comprese fra il 5,5% della Nigeria e il 32,5% della Tunisia. “Ricostruire le finanze pubbliche e ripristinare la crescita delle entrate che aveva preceduto la pandemia - si legge nel rapporto - è una priorità per i Paesi africani, soprattutto in considerazione del forte aumento dei livelli di debito a partire dal 2019”.

La torta fiscale
L’Ocse analizza anche il peculiare “Tax Mix” del continente. In Africa, la tassazione dei beni e dei servizi rappresenta con il 50,4% (con l’Iva al 27,8% del gettito) la fetta più grossa delle entrate fiscali africane, mentre l’imposta sul reddito delle persone fisiche rappresenta il 18,5%, quasi sei punti in meno rispetto al 24,1% della media Ocse. Più elevata, invece, rispetto alle aree Asia-Pacifico ed America Latina-Caraibi monitorate dall’Ocse, risulta la percentuale (19,3%) relativa all’imposta sulle società.

Il mercato unico africano
L’Organizzazione di Parigi non dimentica di citare con favore la nascita del mercato unico africano, uno dei progetti centrali dell’Agenda 2063. L’African Continental Free Trade Area (AfCFTA), sottolinea il documento, è la più grande area di libero scambio al mondo dopo il Wto e punta a creare un mercato unico per un continente con una popolazione di 1,3 miliardi di persone. Dal punto di vista fiscale, l’obiettivo è quello di unificare le leggi e i regolamenti relativi allo scambio di beni e servizi nel continente. “Ciò comporta – precisa l’Ocse – la rimozione delle barriere commerciali, il chiarimento della normativa fiscale e la fissazione di regole comuni per le multinazionali”. Un quadro in rapida evoluzione, quindi, che richiede amministrazioni fiscali sempre più efficienti e in rete.

La collaborazione Ocse/Ataf
L’Ataf, Forum delle amministrazioni fiscali africane, è attivo dal 2009 con l’adesione di 42 Paesi africani. Il Forum, che recentemente ha visto le adesioni dell’Algeria e del Sud Sudan, coopera strettamente con l’Ocse. In collaborazione con l’Ataf, il programma Tax Inspectors Without Borders, iniziativa congiunta dell’Ocse e dell’Undp, ha consentito alle amministrazioni fiscali africane di recuperare più di 1,6 miliardi di entrate addizionali in dollari Usa. E la collaborazione fra Ocse e Ataf sarà centrale anche nell’applicazione della riforma internazionale nota come Two-Pillar Solution. L’Outcome Statement del Quadro inclusivo Beps pubblicato a luglio 2023 invita l’Ocse a preparare un piano di azione globale per “l’attuazione rapida e coordinata della soluzione a due pilastri”. Per raggiungere questo scopo, “l’Ocse - si legge nel report International Tax and Africa - si coordinerà con le organizzazioni regionali e internazionali e l’Ataf sarà un partner molto importante”.

Fine

La prima puntata è stata pubblicata giovedì 9 novembre

URL: https://www.fiscooggi.it/rubrica/dal-mondo/articolo/dove-va-lafrica-dalla-dichiarazione-nairobi-al-nuovo-rapporto-ocse-2