Ecofin: ecco la lista Ue dei Paesi
non collaborativi in materia fiscale
Sono 17 le giurisdizioni che non rispettano i criteri Ue su trasparenza, equità fiscale e adozione delle misure anti-Beps
I 17 paradisi secondo l’Ue
La lista comprende 17 giurisdizioni, valutate come “non collaborative”: si tratta di Samoa, Bahrain, Barbados, Grenada, Guam, Corea del Sud, Macao, Isole Marshall, Mongolia, Namibia, Palau, Panama, Saint Lucia, Samoa, Trinidad e Tobago, Tunisia ed Emirati Arabi Uniti. L’elenco è l’esito di un anno di valutazioni e di dialogo con varie giurisdizioni terze, dodici mesi in cui i singoli sistemi fiscali sono stati valutati secondo i tre criteri elaborati un anno fa dal Consiglio e riguardanti trasparenza fiscale, equa tassazione e applicazione delle misure Ocse anti-Beps. Sono invece 47 le giurisdizioni che si sono impegnate a risolvere, entro il 2018 o, in alcuni casi, entro il 2019, le criticità sollevate dall’Ue sulla propria normativa tributaria e allinearsi ai criteri necessari per non essere inserite, anche successivamente, nella lista delle realtà fiscali non collaborative. L'attuazione degli impegni sarà verificata dall’Unione, che aggiornerà la lista ogni anno.
Le misure difensive contro le giurisdizioni non collaborative
Obiettivo dell’elenco è spingere i Paesi “nominati” a intraprendere un percorso di collaborazione per vedere abbattute le barriere protettive che l’Ue intende promuovere per arginare la fuoriuscita di gettito che ogni anno frodi, evasione ed elusione fiscali drenano dai Paesi Ue verso i paradisi fiscali. In particolare, l’Ecofin invita gli Stati membri ad adottare, verso le giurisdizioni non collaborative, misure coordinate come il monitoraggio rafforzato di alcune transazioni, un incremento dei controlli sui soggetti che beneficiano dei regimi a rischio o che hanno legami con centri offshore. A queste misure, i singoli Stati membri ne possono associare altre ad hoc come, ad esempio, l’indeducibilità di costi “black list”, il rafforzamento delle discipline nazionali sulle Cfc, l’introduzione di ritenute alla fonte, l’obbligo, per intermediari e consulenti fiscali, di comunicare la messa a punto di operazioni potenzialmente a rischio elusione. In più, la lista dei Paesi non collaborativi potrebbe avere rilevanza anche per politiche, sia a livello Ue sia degli Stati membri, non strettamente fiscali, ma più in generale economiche, con lo scopo di spingere le giurisdizioni recalcitranti ad avere interesse verso un percorso di maggiore trasparenza fiscale e a fuoriuscire dalla lista.
Focus su commercio elettronico ed economia digitale
Nell’incontro di ieri, l’Ecofin ha anche approvato un pacchetto di nuove regole che mirano a rendere più semplice la riscossione dell’Iva nell’e-commerce e che si inseriscono nella strategia Ue del mercato unico digitale, tra le quali l’estensione per le vendite a distanza dell’uso del portale europeo Mini one-stop shop.
Meno risolutive le conclusioni dei ministri dell’Economia Ue sul tema della tassazione dei profitti nell’economia digitale. Il Consiglio ha infatti concordato sul livello necessariamente internazionale della discussione, rilanciando una stretta collaborazione con Ocse e altri partner internazionali e rimandando alla Commissione il compito di individuare misure specifiche, anche temporanee, per l’inizio del 2018. In particolare, i ministri dell’Economia Ue hanno proposto un esame del concetto di "stabile organizzazione virtuale", unitamente alle modifiche delle regole che disciplinano il prezzo di trasferimento e l'attribuzione degli utili.