La Francia conferma nel 2019 il suo trend discendente, con un calo delle entrate tributarie rispetto a gennaio 2018 del 25,2%. Sorte inversa, invece, tocca al Portogallo che, in costante risalita dallo scorso anno, fa registrare un +20,3%. Dati positivi anche per gli altri 5 Paesi europei oggetto del bollettino del Dipartimento Finanze del Mef, che periodicamente fa il punto sulla situazione delle entrate tributarie in 7 Stati europei. Irlanda e Spagna, infatti, guadagnano rispettivamente un +7% e un +7,5%, mentre l’Italia mostra un andamento favorevole con un +2,7%, che viaggia accanto alle entrate della Germania che a gennaio segnano un +2,4%. Positiva anche la dinamica del gettito tributario della Gran Bretagna, con un aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno dell’11%. Soffermandosi sui due Paesi che mostrano l’incremento e il decremento più significativi, si osserva che il Portogallo deve la crescita delle entrate complessive principalmente all’imposta sui redditi delle società che è cresciuta dell’84,5%, alle accise sul tabacco che segnano un +213% e a quelle sui prodotti energetici con un +48,9%, mentre la Francia deve il suo calo, che vale 6,4 miliardi di euro in meno rispetto allo scorso anno, soprattutto all’andamento negativo dell’imposta sui redditi da lavoro e delle imposte sulle società ( -32,9%).
Uno sguardo all’Iva
L’Iva segue logiche un po’ diverse rispetto alle entrate totali. Infatti, per quanto riguarda l’imposta sul valore aggiunto la Francia registra un +2%, la Germania un +0,9%, il Regno Unito un +5,6%, l’Italia fa registrare un +10,8%, l’Irlanda un +11,7% e il Portogallo, sul podio anche sul fronte Iva, un +15,9%. Solo la Spagna, che nel complesso delle entrate fa registrare un andamento positivo, conquista il segno meno sul fronte dell’imposta sul valore aggiunto con un calo rispetto allo stesso periodo del 2018 del 4,7%.
Focus sulle novità fiscali 2019 nei sette Paesi Ue
Il bollettino delle entrate tributarie internazionali di gennaio dedica un approfondimento alle principali novità fiscali introdotte per quest’anno negli Stati Ue oggetto dell’analisi mensile. Per quanto riguarda la Francia, vengono approfondite le misure che mirano a ridurre la povertà e quelle che favoriscono l’occupazione, come la “prime d’activité”, la prestazione sociale che integra il salario dei lavoratori, che nel 2019 riguarda 5 milioni di famiglie, la defiscalizzazione delle ore di lavoro straordinario fino a 5mila euro l’anno e la conversione in denaro delle ore di formazione professionale. Sul fonte strettamente fiscale, la Francia ha introdotto nel 2019 la ritenuta alla fonte e ha annullato l’aumento previsto delle tasse sulle emissioni di carbonio.
La Germania adotta una politica fiscale a sostegno delle famiglie e in un’ottica green, con un miglioramento in termini economici delle varie agevolazioni che riguardano i familiari, come gli assegni per i figli minori, le detrazioni, etc. e la detassazione delle spese di trasporto pubblico sostenute dai datori di lavoro in favore dei dipendenti, le agevolazioni fiscali per l’uso dei veicoli elettrici ed esenzioni fiscali per chi usa la bici. Per favorire gli investimenti, inoltre, la Germania ha previsto la tassazione anticipata degli utili non distribuiti. Anche la Spagna punta sulla famiglia, e tra le tre misure fiscali previste per il 2019, introduce l’esenzione dal pagamento dell’imposta personale sulle prestazioni di maternità e paternità erogate dal sistema di sicurezza sociale.
Spazio a misure che favoriscono i consumi e gli investimenti privati in Irlanda. L’isola di smeraldo ha previsto, infatti, tra le altre misure, una riduzione dell’imposta sul reddito e un aumento della detrazione a favore dei redditi da lavoro autonomo, insieme a nuove agevolazioni fiscali per le imprese di nuova costruzione e a favore di settori specifici, tra cui quello agricolo.
Il Portogallo ha adottato misure per aumentare le pensioni, i salari e gli stanziamenti per le progressioni di carriera, ha introdotto sgravi fiscali per il rimpatrio dei cittadini migrati all’estero e la riduzione delle aliquote Iva per il settore della cultura, scienza e spettacolo, oltre a misure per il contrasto dell’evasione e per la salvaguardia dell’ambiente. La Gran Bretagna punta alla riduzione della pressione fiscale, in particolare, aumentando la soglia della “no tax area”, riducendo di 8 punti percentuali le aliquote della Capital Gains Tax. Cala, inoltre, l’Iva nel settore delle costruzioni, attraverso un meccanismo di rimborso.