Guadagna punti l’Irlanda e, in un quadro di marcata variabilità tra i singoli Paesi, conferma a metà 2023 il differenziale positivo segnato a inizio anno, restando in testa ai partner europei, con un aumento di gettito tendenziale dell’11%, che mostra la crescita maggiore rispetto all’analogo periodo del 2022. Ma, una particolare nota di merito va alla performance del Regno Unito, la quale, pur viaggiando a ritmi inferiori rispetto allo scorso anno, fa trasparire una tendenza al rialzo (+9,3%). Resta sul podio, anche se sul gradino più basso, il Portogallo, che conferma un trend in salita costante (l’ultimo dato si ferma a +8,9%). Questo è quanto emerge dal bollettino delle Entrate europee, relativo al periodo gennaio-giugno 2023, online sul sito del dipartimento delle Finanze.
Il podio visto da vicino
L’ottima prova della verde Irlanda va ascritta, in particolare, al gettito dell’imposta sulle società (+20,1%), con la discreta partecipazione dell’Irpef, che segna un +8,9% rispetto allo stesso periodo del 2022. Per quanto riguarda, invece, le imposte indirette, non tutto fila liscio: bene solo l’Iva con un +13,5%, mentre il gettito delle accise non brilla (+0,1%) e quello del Bollo crolla (-18,5%).
Stessa situazione nel Regno Unito. Qui le entrate da imposte dirette del periodo si confermano superiori agli stessi mesi dello scorso anno (+14,5%). Anche quelle derivanti dalle indirette non deludono: l’Iva fa segnare un aumento dell’8,5%, le altre si posizionano a +3,4 per cento.
Il quadro non cambia per il Portogallo che dall’imposta sul reddito delle persone ottiene una crescita tendenziale dell’14,8% e da quella sul reddito delle società un +11,4 per cento. Sul fronte delle imposte indirette crescono l’Iva (+9,0%), l’imposta sui prodotti alcolici (+9,2%), il Bollo (+1,4%), l’imposta sui veicoli (+16,6%) e il gettito delle accise sul tabacco (+1,9%), mentre quelle sui prodotti petroliferi ed energetici vanno decisamente giù (-12,2%).
Gli altri Paesi
La classifica, poi, mostra al quarto posto la Spagna, che, con una serie di alti e bassi, totalizza una crescita complessiva delle entrate tributarie pari al 3,8% conseguenza del risultato positivo, tra l’altro, delle imposte dirette (+4,9%) delle indirette (+2,9%) e dell’Iva (+3,6%), frenata però dal risultato relativo al gettito dell’imposta sul reddito delle società (-48,5%) e da altri tributi indiretti, come le accise sui prodotti alcolici, le imposte sugli idrocarburi e quelle sul tabacco, tutti con segno meno.
Al quinto si piazza l’Italia che, più o meno, realizza la stessa performance del Paese iberico (vedi articolo “Entrate tributarie gennaio-giugno 2023, pubblicato il consueto report del Mef”).
Il trend positivo del gettito tributario della Francia registrato fino a maggio, a giugno cambia verso. Le entrate tributarie registrate nel primo semestre del 2023, al netto dei rimborsi e degli sgravi fiscali, mostrano una decrescita di circa 3,5 miliardi di euro rispetto all’analogo periodo del 2022 (-2,2%). A trascinare giù il dato relativo al Paese d’oltralpe l’imposta sul reddito delle società (-14,3%) e l’Iva (-9,3%).
Fanalino di coda, la Germania, dove la riduzione delle entrate tributarie (al netto delle imposte locali) è del 2 per cento. A questo risultato hanno contribuito l’andamento dell’imposta sui salari (-1,2%) e quello dell’Iva (-0,4%). Piccole percentuali che rendono, però, stazionaria la situazione nel Paese, che perde gettito dall’inizio dell’anno.
A leggere i numeri riportati nell’ultimo bollettino del dipartimento delle Finanze, appare chiaro come i dati relativi ai principali Paesi europei mostrano il lento rallentamento delle dinamiche economiche, ma nello stesso tempo lo sforzo dei governi di contrastare la fase recessiva.