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Dal mondo

Eurostat, il gettito fiscale green
torna ai livelli pre COVID-19

Nel 2021, più di 325 miliardi da tasse e prelievi a tutela dell’ambiente

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Nel 2021, le entrate fiscali ambientali nell'Ue sono tornate al livello registrato prima della pandemia da COVID-19. In pratica, il gettito fiscale complessivo di tributi e prelievi a favore dell’ambiente ha toccato i 325,8 miliardi di euro rispetto ai 300,2 miliardi rendicontati nel 2020. Un passo avanti ottenuto grazie soprattutto al significativo aumento di gettito derivante dalla tassazione del consumo e della produzione di energia, tornata ai livelli registrati prima della pandemia. È questo quindi il trend di maggior rilievo contenuto nell’ultima analisi dettagliata dei dati statistici sulle tasse green elaborata da Eurostat.

La mappa del fisco verde premia Atene
Restando sul 2021, le imposte ambientali dell'Ue hanno rappresentato il 5,4% del gettito totale, includendo anche i contributi sociali. In realtà, questa quota varia in modo rilevante tra gli Stati membri dell'Ue. In vetta, ad esempio, troviamo la Grecia, con il 9,5%, seguita dalla Bulgaria (9,1%), Lettonia (8,9%) e Croazia (8,7%), mentre in basso nella classifica ci sono il Lussemburgo (3,5%), la Germania (4,2%), la Svezia (4,4%), la Spagna (4,5%) e la Francia (4,6%).

Il trend di gettito negli ultimi vent’anni
Complessivamente, dal 2000 al 2019, le imposte ambientali dell'Ue hanno registrato una crescita media annua del 2,6% fino al 2019. Nel 2020, infatti, a causa dell’insorgere della pandemia, le entrate fiscali ambientali sono diminuite del 9% rispetto all’anno precedente. Il calo maggiore s’è registrato in Estonia con un -26,1%, seguita dal Lussemburgo con -18,4% e dalla Slovenia (-14,4%). Nel 2021, come detto, le imposte ambientali dell'Ue sono tornate a crescere quasi ovunque, mentre solo tre Stati membri dell'Ue hanno registrato una diminuzione: Finlandia con -3,0%, Malta -2,5% e Danimarca -1,9%. Sul podio della crescita dal 2020 al 2021 a sorpresa siede la Polonia che ha registrato un aumento del 24,4%, seguita dal Lussemburgo (17,3%) e dalla Grecia (14,6%).

Il cammino è ancora lungo
Il balzo in avanti del 2021 non deve però ingannare. Il Green Deal europeo (il piano presentato dalla Commissione europea nel 2019, vedi articolo Ue, il futuro della tassazione verde. L’analisi dell’Agenzia dell’Ambiente) ha riconosciuto il ruolo cruciale della tassazione nella transizione verso una crescita europea più verde e sostenibile e ha affermato la necessità di allineare meglio i sistemi fiscali agli obiettivi climatici dell'Ue. Riforme fiscali ben concepite possono infatti stimolare la crescita economica, aiutare a ridurre le emissioni di gas serra garantendo un'efficace determinazione del prezzo del carbonio. La Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse prevedeva però la seguente pietra miliare: lo spostamento entro il 2020 dalla tassazione del lavoro alla tassazione ambientale. Osservando i dati, i passi compiuti in tale direzione risultano ad oggi piuttosto modesti. Basti pensare che la quota delle imposte sul lavoro era pari al 53,5% della tassazione totale nel 2020, quasi dieci volte la quota delle imposte ambientali (5,4% della tassazione totale).

L’energia è il tesoro della tassazione green
Le entrate fiscali ambientali sono suddivise in quattro categorie principali: tasse sull'energia, tasse sui trasporti, tasse sull'inquinamento e tasse sulle risorse. Le ultime due voci hanno un impatto esiguo sul totale delle entrate fiscali ambientali. È invece il prelievo sull'energia a giocare il ruolo maggiore, comprendendo le imposte sui prodotti energetici (ad esempio carbone, prodotti petroliferi, gas naturale ed elettricità) utilizzati sia per scopi domestici o in fabbriche e in uffici che per il trasporto. Nel 2021, infatti, la maggior parte del gettito fiscale ambientale (78,4%) proveniva dalle imposte sull'energia. Per convenzione, anche le tasse sulla CO2 sono incluse in questa categoria di imposte, poiché di solito sono applicate ai prodotti energetici. Più indietro le imposte sui trasporti, relative principalmente alla proprietà e all'uso di veicoli a motore, che nel 2021 sono state la seconda fonte di entrate fiscali ambientali nell'Ue, con il 18,1% del totale.

La tassazione verde riguarda anche le famiglie non solo le aziende
Il fisco green non è un’esclusiva delle imprese. Nel 2020, infatti, il contributo delle famiglie rimane pressoché equivalente a quello delle aziende: il totale delle imposte ambientali sui conti domestici è stato pari al 48,6%, mentre sui bilanci delle aziende s’è fermato al 47,6%. Tuttavia, tra le diverse imposte ambientali, le società contribuiscono per il 52% alle imposte sull'energia, mentre le famiglie contribuiscono per il 68,2% alle imposte sui trasporti. E questo perché le famiglie sono i principali contribuenti delle imposte sui veicoli a motore nell'Unione europea.

Essere green per le famiglie costa
Passando alle due categorie di imposte combinate, sull'inquinamento e sulle risorse, le famiglie pagano un po' più della metà del gettito fiscale complessivo. Ciò è dovuto al fatto che gli importi più elevati sono generati dalle imposte sui rifiuti domestici o sulle acque di scarico, sulle acque reflue, sull'estrazione dell'acqua, sui sacchetti di plastica, sulle tasse sulla caccia e sulla pesca, ecc. Come già detto, le tasse sull'inquinamento e sulle risorse rappresentano però una quota molto ridotta del gettito fiscale ambientale, tuttavia, sono state osservate grandi differenze tra gli Stati membri dell'Ue. In particolare, nei Paesi Bassi le famiglie sono i principali contribuenti di queste imposte per una quota pari al 72%. In Germania, Croazia, Lituania e Slovacchia, nel 2020 non esistevano imposte che potessero rientrare nella definizione di tassa sull'inquinamento o sulle risorse. E ancora, in Lettonia, Spagna ed Estonia si riscuotono questi tipi di imposte ambientali, ma solo una quota trascurabile è prelevata dalle famiglie (meno del 3%). In Spagna, le imprese del settore della fornitura di elettricità, gas, vapore e aria condizionata pagano circa due terzi (65%) di tutte le imposte sull'inquinamento e sulle risorse. Si conferma quindi la mancanza di standard comuni recepiti ed applicati nei singoli Stati membri. Ed anche questa disomogeneità normativa e nei livelli di tassazione finisce per ritardare il coronamento dei piani ambiziosi che l’Ue s’è proposta.

 

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