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Dal mondo

Finisce la vacanza fiscale malese.
È arrivata la Sales and service tax

Dal 1° settembre è entrata in vigore la nuova imposizione indiretta sulle vendite e sulle prestazioni di servizi

kuala lumpur
In Malesia è tornata la Sales and services tax. Con un’approvazione da parte del Parlamento avvenuta a tempo di record e la pubblicazione della legge nella Gazzetta ufficiale a fine agosto, puntuale sulle previsioni governative, dal 1° settembre è arrivata la nuova imposizione indiretta su vendite e prestazioni di servizi. È finito così il periodo di “ vacanza fiscale” che si era aperto a inizio estate, dopo che il nuovo governo malese, a pochi giorni dal suo insediamento, aveva disposto l’abolizione della preesistente disciplina della Goods and services tax a partire dal 1° Giugno. Già allora l’Esecutivo aveva specificato che nel giro di tre mesi sarebbe stata varata una normativa ex novo, ma che il carico fiscale sarebbe stato più leggero rispetto al regime precedente, con lo scopo di lasciare più denaro nelle tasche dei cittadini e nella speranza di spingere in alto i consumi. Un intendimento che il Governo ritiene di aver mantenuto: con il passaggio alla nuova disciplina, infatti, il gettito previsto da un anno di applicazione si è dimezzato, con 22 miliardi di ringgit attesi (circa 4,5 miliardi di euro) a fronte dei 44 miliardi che, secondo le stime del Ministero delle Finanze, sarebbero pesati sui cittadini mantenendo la Gst.

A volte ritornano
A essere precisi, la Sales and services tax non è propriamente una novità per i contribuenti malesi. Un’analoga disciplina, composta da una Sales tax per le vendite e una Services tax per i servizi, era stata infatti in vigore fino al 2015, quando fu sostituita da un’unica Goods and services tax con un’aliquota fissata al 6%.
Le differenze tra la Gst e quella che è già stata battezzata come la “Sst 2.0” sono tecniche, ma non sottili. La disciplina appena abolita, la Gst, ha un funzionamento molto simile alla nostra Imposta sul valore aggiunto. Come l’Iva, infatti, è un’imposta plurifase, che si applica, cioè, ad ogni passaggio nella filiera che dal produttore di un bene conduce al suo ultimo compratore e, ancora come la nostra Iva, applicandosi via via al valore incrementale acquisito dal bene ad ogni passaggio interno della filiera, fino a incidere direttamente sul consumatore finale.
La Sales and services tax che è stata appena introdotta è composta da due discipline parallele che vanno a colpire tipologie di operazioni diverse: la Sales tax viene applicata alla cessione di determinati beni, precisamente indicati in un elenco con aliquote che vanno dal 5% al 10%. La differenza maggiore consiste nel fatto che, contrariamente alla Gst, la Sales tax è un’imposta monofase, il che significa che si applica solo ai produttori e agli importatori, ma non grava sui passaggi commerciali successivi che conducono il bene al consumatore finale. La Service tax tassa, invece, le prestazioni di servizi con un’unica aliquota del 6% e a dover versare l’ imposta sono i fornitori di servizi con un determinato volume d’affari (la soglia standard è 500mila ringgit, poco più di 100mila euro, mentre per i ristoratori e altre categorie la quota sale a 1,5 milioni di ringgit). Anche qui il governo malese ha scelto di colpire solo determinati settori, come quello alberghiero, la ristorazione, la pay tv e la pubblicità, gli studi legali, di ingegneria e di architettura e altre attività contenute in un apposito elenco.
Il risultato finale di questo collage di trattamenti tra beni e servizi e tra tipologie diverse di prodotti e attività (in alcuni casi, una stessa operazione commerciale può avere elementi soggetti alla Sales tax e altri alla Services tax) è che, secondo le ultime stime, il gettito per le casse erariali dovrebbe essere inferiore di 22 miliardi di ringgit, 4,5 miliardi di euro, rispetto agli incassi derivanti dalla Gst. Un risparmio per le tasche dei cittadini malesi che, auspica il Governo, può tradursi in una maggiore capacità di spesa per le famiglie e che verrà compensato, secondo le previsioni dell’Esecutivo, da un piano di razionalizzazione della spesa pubblica, da maggiori entrate erariali dal mercato petrolifero e da dividendi più consistenti dalle imprese di Stato.

I vantaggi della nuova disciplina
Il Ministro delle Finanze Lim Guan Eng assicura che, nonostante l’impossibilità di abolire del tutto l’imposizione indiretta sui consumi, il passaggio dalla Gst alla Sst sarà comunque benefico per l’economia e per i consumatori, visto che la precedente disciplina si presentava come una tassa “dalla culla alla tomba” che gravava su oltre il 60% delle tipologie di beni e servizi presenti nel paniere dell’indice dei prezzi al consumo, mentre la Sst sarà più mirata e peserà solo sul 38% di beni e servizi. Nonostante il minore incasso per l’Erario, di certo c’è che il funzionamento monofase della Sales tax comporterà un ulteriore vantaggio non trascurabile per il Fisco malese, ovvero quello di liberare lo Stato dall’enorme incombenza di gestire i rimborsi richiesti dalle imprese per l’imposta pagata sugli acquisti. Un maxi credito verso l’Erario che, nei tre anni di esistenza della Gst, è arrivato a quasi 20 miliardi di ringgit, e del quale, secondo le ultime dichiarazioni del Ministro delle Finanze, gli operatori inizieranno a vedere qualche rimborso solo da qui a un anno senza poter neppure compensare con la nuova tassazione. Ma almeno l’importo all’incasso dallo scorso giugno non crescerà più.
 
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