Articolo pubblicato su FiscoOggi (https://fiscooggi.it/)

Dal mondo

Fisco e social network: Italia, UK
e Usa parlano la lingua di Youtube

Le Amministrazioni dei tre Paesi puntano sui video made-in per ottenere risparmi e aumentare la tax compliance

youtube e social network
Come far incontrare il Fisco e la vox populi, ovvero, in che modo tornare al dialogo riducendo, anzi, eliminando le barriere rituali, spesso culturali, che separano i due pianeti storici, amministrazioni, in particolare quelle fiscal-finanziarie, e cittadini, cioè i consumatori finali dei servizi pubblici? L’interrogativo rinvia al dualismo su cui si è costruita la piattaforma social-istituzionale che guarda a Occidente e che abbraccia, come riportato dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione di Parigi, l’Ocse, un numero di Paesi oramai prevalente sull’Atlante geografico.  Dal Canada fin giù, in Cile, passando per il Messico, dagli Usa fino in Giappone e in Corea, transitando per l’Europa, terreno d’esordio di questo modello, e che ora si diffonde anche in Africa e inizia a trovare ospitalità gradita persino in Cina. Il think tank parigino per rispondere alla domanda non ha dubbi, aprendosi alle nuove dinamiche offerte dal successo dei social network. In pratica, come proclamato ripetutamente dai Commissari che guidano l’Agenzia delle Entrate statunitense, l’IRS, e britannica, l’HMRC, “the Taxman going social”, lasciando che il fisco segua la corrente del nuovo, naturalmente adattando le variegate novità ai compiti e agli obiettivi istituzionali dell’Amministrazione.
 
disegno di stefano latiniI benefici, se YouTube significa minori spese -  In questo quadro, e a conti fatti, l’abbraccio delle Amministrazioni finanziarie col pianeta del social-network comporta, secondo le stime realizzate, per esempio, negli States e nel Regno Unito dalle rispettive Agenzie delle Entrate, risparmi netti considerevoli sia sul versante dei contribuenti sia per il fisco. Quantificarli nel dettaglio, esattamente e con range di precisione quasi assoluta, a oggi è impossibile. Comunque, le prime indagini statistiche prospettano scenari la cui soglia d’ottimismo è decisamente elevata. In pratica, nel solo caso dell’approdo del fisco su YouTube, ebbene la diffusione di video che illustrano temi fiscali complessi è ritenuta garantire un risparmio netto, a regime, di 100milioni di euro l’anno. E si tratta d’una stima minima, mentre per incontrare la massima si devono salire ben 5 gradini arrestandosi sui 500milioni di euro l’anno. 
 
Dai video alle minori spese - Una vera e propria boccata d’ossigeno contabile per le Amministrazioni finanziarie, soprattutto in tempi di crisi. Come si materializzano questi risparmi? Secondo gli esperti dell’Ocse, e delle Amministrazioni che hanno già in uso YouTube, in particolare quelle statunitense e britannica, l’uso dei video consente un risparmio netto rispetto al tradizionale utilizzo del telefono, oppure, del desk d’ufficio nell’informare i contribuenti. Risultato, taglio dei costi sul versante operativo tradizionale e, riguardo agli uffici, una loro sostanziale diminuzione. L’IRS, per esempio, nel corso del biennio 2013-2014, chiuderà almeno 20 sedi territoriali tagliando di fatto 2milioni di metri quadri di unità immobiliari. Una operazione che comporterà un risparmio significativo, possibile grazie all’adozione d’un sistema d’informazione, e di comunicazione, con 141milioni di contribuenti nuovo e alternativo. Per intenderci, ad oggi, sono 2,5 milioni i contribuenti che guardano i video dell’IRS. 
 
Non soltanto risparmi, parola dell’Ocse – Oltre ai miglioramenti sul piano monetario, dei risparmi, l’Organizzazione parigina, nel suo ultimo Rapporto, sottolinea anche altri benefici. Innanzitutto, sul versante della tax compliance. Il riavvicinamento, infatti, tra pubblico e privato, ancor più simbolico tra contribuenti e fisco, storicamente divisi da un muro, che stenta ancor oggi cadere, stimolerebbe una diminuzione del tasso d’evasione e, nel contempo, una crescita automatica nei livelli della tax compliance. Insomma, una decisa inversione dei tendenziali storici che governano, nella gran parte dei Paesi, non soltanto occidentali, la relazione tra imposte, tasse e contribuenti.
 
Going social, questione d’immagine – Peraltro, anche l’immagine conta. La questione è stata sottolineata nell’ultimo intervento tenuto dal numero 1 dell’Amministrazione finanziaria statunitense. In pratica, il lancio dei video made in taxlandia sembra aver comportato un miglioramento sostanziale nella percezione del fisco agli occhi di milioni di contribuenti. Un fenomeno questo ravvisato da tutte le Amministrazioni che si confrontano con YouTube e che, più in generale, hanno accettato la sfida del “going social”. 
 
I giovani – Per ultimo, l’Ocse indica un passo avanti decisivo derivante dall’incontro del fisco con i nuovi social-network nei giovani. Dai 15 ai 39 anni, sono tra i maggiori fruitori di strumenti e canali innovativi di comunicazione, come YouTube. In questo modo, sostengono gli esperti, i futuri contribuenti avviano un percorso conoscitivo, di avvicinamento, non più difensivo ma aperto, di dialogo reciproco, con una istituzione che chiederà loro, in futuro, di versare i tributi corrispondenti. Un passo avanti ulteriore nella definitiva consegna alla storia del conflitto fisco-contribuenti. Naturalmente, per un bilancio definitivo si dovranno attendere ancora molti anni, almeno un decennio, anche se nel Regno Unito un solo quadriennio del ciclo fiscal-finanziario è ritenuto sufficiente per ottenere un primo segnale dirimente in merito ai benefici concreti.




realizzazione dei disegni a cura di Stefano Latini
 
URL: https://www.fiscooggi.it/rubrica/dal-mondo/articolo/fisco-e-social-network-italia-uk-e-usa-parlano-lingua-youtube