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Dal mondo

Il Fisco francese entra nei social
per migliorare la lotta all’evasione

La legge finanziaria 2020 ha introdotto una disposizione che autorizza Entrate e Dogane a utilizzare i social per affinare i propri algoritmi di analisi del rischio

Big data algoritmi

Il Fisco francese utilizzerà le informazioni pubblicate dagli utenti sui propri profili social per migliorare la lotta all’evasione. Dalle attività economiche non dichiarate alla ricostruzione della residenza effettiva di un soggetto, gli algoritmi dell’amministrazione fiscale d’oltralpe scandaglieranno in via massiva e automatizzata le foto e i post pubblicati dagli utenti sui social per intercettare possibili anomalie rispetto ai dati dichiarati e far emergere eventuali irregolarità. La nuova dimensione “social” del Fisco francese è stata introdotta dall’ultima legge  finanziaria, che con un’apposita disposizione ha previsto che i dati pubblicati dai cittadini sui propri profili pubblici possano confluire negli algoritmi utilizzati dal Fisco per ricercare elementi di rischiosità fiscale, sia per quanto riguarda le imposte che per i tributi doganali. Il via libera alla disposizione è scattato lo scorso 27 dicembre, quando la norma ha rivenuto l’avallo anche del Consiglio costituzionale francese, l’equivalente della Corte costituzionale italiana, a cui era stato richiesto un giudizio di costituzionalità, con particolare riguardo al rispetto del diritto alla privacy. La misura sarà operativa per tre anni in via sperimentale, in modo da testarne l’effettiva operatività.

Le novità della legge finanziaria
La Loi des finances 2020 contiene svariate novità fiscali, a partire da una serie di tagli alle imposte: l’abolizione dell’imposta sulla prima casa, che già nel 2020 coinvolgerà l’80% delle famiglie per poi estendersi al 100% entro il 2023, la riduzione dell’aliquota più bassa dell’imposta sul reddito delle persone fisiche dal 14% all’11% e una parziale revisione della corporate tax. Introduce, inoltre, alcune misure fiscali a scopo ambientale, come l’aumento delle tasse sul carburante nel trasporto stradale e l’imposizione sui biglietti aerei. Ma una delle principali novità riguarda la lotta all’evasione fiscale: secondo l’articolo 154 della legge, infatti, l’amministrazione fiscale e quella doganale potranno da oggi raccogliere ed elaborare in via automatizzata, cioè attraverso algoritmi, le informazioni pubblicate dagli utenti sui propri profili social e utilizzarle nell’attività di contrasto agli illeciti fiscali e doganali per selezionare i soggetti da sottoporre a controlli.

Che cosa entrerà negli algoritmi del fisco
A rientrare nello “scanner fiscale” saranno le informazioni diffuse pubblicamente dagli utenti stessi, in pratica quelle “postate” e condivise, con l’esclusione, quindi, delle conversazioni private all’interno dei social stessi e in generale tutto ciò che è accessibile solo tramite password.
I dati saranno raccolti in modo aggregato e automatizzato e forniranno ulteriori elementi agli algoritmi già utilizzati dai funzionari tributari per l’analisi del rischio. In particolare, potranno essere impiegati per intercettare attività non dichiarate quando la dichiarazione è omessa, ma anche come elemento per la corretta domiciliazione fiscale dei soggetti o ancora per portare alla luce illeciti specifici come, ad esempio, il traffico e la compravendita illegale di tabacco, alcolici o metalli preziosi.
Le anomalie rilevate dagli algoritmi del Fisco verranno poi valutate individualmente dai funzionari dell’amministrazione fiscale per decretare l’archiviazione della pratica oppure l’avvio di una successiva fase di controllo.

L’ok del Consiglio costituzionale
Dal punto di vista della protezione della privacy, le garanzie individuate sono legate sia alle autorizzazioni dei funzionari che potranno accedere ai dati sia al periodo della loro conservazione, per cui è prevista la distruzione delle informazioni del tutto superflue entro 5 giorni dalla rilevazione, entro 30 giorni in caso di mancato utilizzo, e la conservazione degli elementi strettamente utili al controllo al più tardi per un anno dalla rilevazione.
Il Consiglio costituzionale ha avallato la legittimità delle protezioni previste dalla legge, dando quindi il via libera alla misura. È stato però censurato l’uso dei social per sanzionare soggetti che abbiano già ricevuto un avviso del Fisco legato alla mancata presentazione della dichiarazione, dal momento che, in questo caso, la violazione è già stata riscontrata e sarebbe superfluo, secondo la Corte, accedere ad ulteriori elementi per accertarla.
La sperimentazione sarà sottoposta a una valutazione finale che dovrà essere inviata al Parlamento e alla Commissione nazionale per la protezione dei dati. Già qualcosa si saprà tra 18 mesi, quando verrà effettuata la prima verifica dei risultati.

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