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Il Fisco manda in crisi le stelle del calcio britannico

L'aliquota marginale passa dal 40 al 50%. La reazione degli "dei del pallone" non si è fatta attendere

La stagione 2008/2009 della Premiership inglese, l'equivalente della serie A italiana, volge oramai al termine, ma i suoi campioni sembrano attratti più da dilemmi fiscali e dalle prossime dichiarazioni dei redditi che da problemi, o gioie, a seconda dei casi, di classifica o legati alle dichiarazioni rilasciate a raffica da Presidenti, allenatori o tifosi all'indirizzo di calciatori. Il dibattito, infatti, che surriscalda da giorni gli spogliatoi e che sembra aver già monopolizzato l'attenzione contabile di decine di procuratori e manager del calcio in versione finanziaria, niente a che vedere con la palla in movimento, ha come tema centrale l'innalzamento dell'aliquota marginale, quella più alta, dall'attuale 40per cento al 50per cento, in pratica 10punti percentuali in più. La stretta del fisco, varata dal Governo britannico con l'ultima legge di Bilancio, scatterà dall'aprile 2010, quindi vedrà la luce il prossimo anno, ed interesserà soltanto i redditi più elevati, oltre le 150mila sterline, circa 175mila euro per capirci. Quanto basta, comunque, per indurre fin d'ora incubi contabili nelle notti dei calciatori superpagati che affollano gli stadi e i campi dei ricchi club inglesi. 
 
Il Fisco scende in campo -  E per capire l'impatto che la modifica dell'aliquota, rimodulata al rialzo, avrà sulle tasche dei calciatori è sufficiente richiamare alla mente un dato su quanto guadagnano, in media e a settimana, i professionisti della Premiership: 70mila sterline, oltre 80mila euro. In pratica, lo stipendio annuale, lordo s'intende, che spetta ad un calciatore britannico della massima serie è pari a circa 3,5milioni di sterline, 4milioni di euro. Niente male e nulla da lamentarsi, se non fosse che la novità fiscale, introdotta dall'esecutivo guidato dal Primo Ministro Gordon Brown, preveda, in media e sempre a partire dal 2010, un aumento significativo del prelievo fiscale sui redditi dei calciatori. E non si tratta certo di somme modeste, visto che la maggiore imposta da versare nelle casse dell'erario potrebbe essere, in media, pari a circa 300mila sterline, circa 350mila euro. Insomma, soltanto nel caso di Cristiano Ronaldo, beniamino indiscusso del pubblico pagante che affolla gli stadi inglesi, e non solo, e per questo ben remunerato, lo scatto in avanti del fisco britannico, una sorta di vera e propria entrataccia, comporterebbe 780mila euro di maggiori imposte da versare.
 
Come dribblare il fisco -  E così, molti calciatori stanno pensando come dribblare l'aliquota del 50per cento. E le soluzioni, offerte dai contabili più scaltri, non mancano. Innanzitutto, i professionisti del pallone potrebbero devolvere direttamente, e quasi automaticamente, gran parte dello stipendio in progetti di raccolta fondi il cui obiettivo è di finanziare la realizzazione di film e di pellicole in territorio britannico e, meglio ancora, se di contenuto strettamente legato alla cultura e alla storia inglese. In questo caso scatterebbero numerosi crediti d'imposta e significativi alleggerimenti della pressione fiscale sulle somme investite. Una seconda via d'uscita comporterebbe l'erogazione dello stipendio, da parte della rispettiva società di calcio, in forma di prestito senza interessi. Questa particolare forma di erogazione dei compensi consentirebbe al calciatore di versare al fisco soltanto una parte dell'imposta dovuta. Per esempio, su un milione di sterline ricevute, all'erario verrebbe versato un modesto 2,5per cento.
 
L'offshore del pallone - Ma una soluzione alternativa, potrebbe essere quella di convincere il professionista a fare le valige, a salutare la Premiership e a cercarsi un nuovo ingaggio nelle massime serie di Spagna, Francia, Germania e in Italia. In questi Paesi, infatti, le aliquote più alte sono pari rispettivamente al 25, al 40, al 45 e al 43per cento. Il che assicurerebbe un guadagno netto. Comunque, c'è anche, tra i professionisti della Premiership, chi ama investire in azioni e proprietà. Spesso però anche su questi terreni le entratacce sono assicurate e difficili da evitare.
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