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Dal mondo

Francia: Airbnb volta pagina
e dice sì alla tassa di soggiorno

A confermare la volontà è stato il proprietario del portale web delle prenotazioni di alloggi unici in tutto il mondo

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L’ultima notizia sul fronte della tassazione dei big del web arriva dalla capitale francese. È qui che il portale di servizi di ospitalità diffusa, Airbnb, ha confermato la volontà di voltare pagina e iniziare a trattenere la tassa di soggiorno sul conto corrente dei turisti al momento della prenotazione. A partire dal mese di ottobre, gli 83 centesimi di euro da pagare per ogni notte trascorsa (a persona) verranno poi versati da Airbnb direttamente al Municipio parigino. Attenzione a non farsi ingannare dai centesimi di euro: l’ importo, soltanto apparentemente esiguo, dovrebbe permettere al Comune di realizzare entrate fino a cinque milioni di euro all’anno.
 
Le vecchie regole
Sul sito di Airbnb, la sezione Faq (Frequently asked questions) sulle tasse di pernottamento parlava chiaro. “La tassa di soggiorno viene normalmente pagata dall’ospite, ma il dovere di rimetterla al governo ricade normalmente sull’host. Ci aspettiamo che gli host familiarizzino con la normativa in vigore e che si comportino di conseguenza.” Adesso, almeno a Parigi, non sarà più così. L’accordo tra l’amministrazione della capitale francese e il colosso dell’ospitalità diffusa è stato reso possibile da una modifica normativa che consente al sito americano di farsi direttamente carico della raccolta delle imposte (in questo caso di quelle turistiche), a condizione che poi rigiri il tutto al municipio.
 
La svolta francese
La scelta è stata dettata da ragioni di opportunità. Meglio andare d’accordo che attirare i controlli delle autorità locali, si sono detti i vertici dell’azienda statunitense. Nicolas Ferrary, direttore di Airbnb per la Francia, non ha nascosto la sua soddisfazione in occasione dell'intesa raggiunta tra il gigante del web e la municipalità parigina. "Siamo fieri di lanciare questo processo fiscale semplice e efficace”, ha dichiarato Ferrary, “in quella che è la nostra prima destinazione mondiale e permettere così a Parigi di percepire questa importante fonte di reddito da parte dei nostri utenti".
Anche l’amministrazione comunale può dirsi soddisfatta. Riferendosi alle tasse di soggiorno riscosse, persino l’assessore al turismo e allo sport del comune di Parigi, Jean-Francois Martins, aveva lamentato entrate troppo basse rispetto alle masse che visitano ogni anno una capitale europea come la Ville Lumière. Le stime di gettito previsto per le casse comunali sono dell’ordine dei milioni di euro, fino a un massimo preventivato di 5 milioni.
 
Airbnb, da dove arriva il nuovo modello di house-sharing
Airbnb è nato nel 2008 quando due designer che avevano uno spazio da condividere hanno ospitato tre viaggiatori in cerca di una sistemazione. Oggi sono milioni gli host (le persone che decidono di mettere a disposizione la propria casa e guadagnare) e i viaggiatori che scelgono di creare un account gratuito su Airbnb, per pubblicare il proprio annuncio e prenotare alloggi unici in tutto il mondo.
L’offerta di soggiorni su Airbnb è ovviamente legata alla natura degli host, persone che mettono a disposizione e vogliono condividere i propri spazi privati. Pertanto, i risultati di ricerca includono case intere, stanze private e stanze condivise per qualsiasi budget.
 
Perché Parigi è così importante
Negli ultimi anni Parigi è diventata la prima destinazione mondiale del circuito Airbnb, superando anche le tradizionali mete di New York e Los Angeles. Dai 4mila alloggi parigini disponibili nel 2012, le sistemazioni offerte sul sito di house-sharing per la capitale francese hanno toccato quota cinquantamila nel 2015. La rivoluzione di Airbnb nel campo della raccolta delle tasse locali, già attuata in altre capitali europee, potrebbe adesso estendersi  al resto della Francia. E l’Italia, intanto, è ferma a guardare.
 
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