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Dal mondo

Francia, dai social media
nuovi strumenti anti evasione

Entrate e Dogane potranno utilizzare le informazioni presenti su internet per i propri algoritmi di analisi del rischio, grazie a una norma contenuta nella legge di Bilancio 2020

social media

A metà febbraio è entrato in vigore il decreto che permette al fisco d’Oltralpe di raccogliere ed elaborare i contenuti resi pubblici su internet dagli utenti dei social network. La raccolta ha fini di lotta contro l’evasione ma avrà dei confini ben precisi. Le informazioni che verranno analizzate dai funzionari di Entrate e Dogane potranno pertanto essere solo quelle relative alle persone che le hanno divulgate e solo al fine di identificare comportamenti idonei a rivelare la commissione di quei reati e quelle violazioni elencate dalla legge di Bilancio 2020 (per la precisione all’art. 154 della legge n. 1479/2019). Niente dati relativi a terzi, dunque. Previste inoltre numerose garanzie in materia di privacy dei cittadini coinvolti. Il decreto, pubblicato il 13 febbraio scorso, è stato emanato dopo una gestazione durata più di un anno (vedi l’articolo Il Fisco francese entra nei social per migliorare la lotta all’evasione).

Alle origini del decreto applicativo
Tra le varie misure di carattere fiscale approvate a fine 2019 dal Parlamento francese rientravano  l’abolizione dell’imposta sulla prima casa e la riduzione dell’aliquota più bassa dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. La norma più discussa del pacchetto, come prevedibile, era però quella contenuta nell’articolo 154 della legge di Bilancio, che affidava  alle agenzie tributarie francesi (Entrate e Dogane) il compito raccogliere ed elaborare in via automatizzata le informazioni pubblicate dagli utenti sui propri profili social e di utilizzarle nell’attività di contrasto agli illeciti fiscali e doganali. L’ambito applicativo della norma, quindi, riguarda l’analisi di rischio preventiva alla fase dei controlli. In pratica, grazie alla grande mole di informazioni presenti su internet, la selezione dei soggetti da sottoporre a verifica sarà molto più efficace e meno dispendiosa.

Gli algoritmi del fisco all’opera sul web
Come funzionerà il cervellone del fisco francese? In pratica, le informazioni diffuse pubblicamente dagli utenti stessi (con l’esclusione delle conversazioni private e in generale di tutto ciò che è accessibile dopo aver inserito una password) confluiranno in una banca dati dove saranno raccolte in modo aggregato (il decreto ministeriale parla di tabelle) e automatizzato, per essere poi utilizzate nella stesura delle analisi di rischio. 
La raccolta di dati sul web includerà foto, parole chiave, date e luoghi e aiuterà a rilevare la presenza di frodi e attività illecite.
La normativa distingue due fasi, separate in maniera netta. La prima fase attiene allo sviluppo di strumenti di raccolta ed analisi dei dati in grado individuare sul web elementi indicatori di reati e violazioni, ad esempio date e luoghi che dimostrino la presenza continuativa in Francia in relazione a soggetti che hanno trasferito fittiziamente la residenza al di fuori del territorio nazionale. Dopo la prima fase scatterà la fase  di utilizzo vero e proprio dei dati. I dati verranno aggregati in tabelle e valutati ai fini dell’avvio dei controlli.

Il perimetro della misura
Tra i dati che verranno raccolti da Entrate e Dogane in Francia ci sono le informazioni suscettibili di caratterizzare l'esercizio di un'attività professionale non dichiarata o di una qualsiasi attività illecita (in relazione a violazioni di norme tributarie e doganali). In particolare verranno analizzate le fotografie e i dati di spedizione di beni e prodotti venduti su internet. È interessante notare come il lavoro di raccolta e analisi dei dati non si limiterà a rendere più efficienti ed efficaci le indagini  su attività economiche non dichiarate e sulla residenza fiscale di soggetti che dichiarano di essere residenti all’estero, ma in generale una serie di reati fiscali e violazioni doganali.
Una volta stabilito che un soggetto è indiziato di aver commesso una violazione o un reato, le informazioni relative verranno trasmesse in modo sicuro ai funzionari che si occuperanno di attivare i controlli. Questi verranno attivati con tutte le garanzie previste dalla legge.

Le garanzie della norma
La misura sarà operativa sperimentalmente per un periodo di tre anni, in seguito al quale si discuterà dell’opportunità di mantenerla in via definitiva.
L’attenzione alla riservatezza e alla privacy dei cittadini è stata alta sia nella stesura della norma che nelle garanzie previste per la fase attuativa. Il decreto prevede infatti che i dati sensibili e quelli che non hanno alcun legame con i reati perseguiti verranno distrutti al più tardi cinque giorni lavorativi dopo la loro raccolta, mentre, nel caso dei dati utili all’individuazioni delle violazioni di legge, il periodo di conservazione non potrà superare i trenta giorni.

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