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Dal mondo

Francia, e-mail fraudolente per falsi rimborsi fiscali

La direzione generale delle finanze pubbliche ha lanciato l'allarme e raccomandato precauzioni di sicurezza

torre eiffel

Anche la Francia non è immune dalle pratiche fraudolente che si diffondono attraverso la rete delle reti. Dopo Australia, Stati Uniti e Canada, soltanto per citare alcuni esempi illustri, anche i transalpini sono oggi alle prese con un nuovo sistema di truffa fiscale: quello attuato via internet. E ancora una volta, come in altri casi, il meccanismo è sofisticato, approfitta della buona fede dell'utenza e si affida all'anonimato che, come spesso capita per le truffe informatiche, è garantito. 

Rimborsi fiscali tra i protagonisti
Un esplicito invito a rivelare informazioni personali, compreso il numero di conto corrente e carta di credito, è contenuto nelle lettere trasmesse di recente via e-mail a ignari contribuenti francesi. Il pretesto è subito chiaro: accreditare un rimborso fiscale. Niente di più falso. Anche in questo caso viene utilizzato il logo e la firma dell'Amministrazione finanziaria e del capo del dipartimento di bilancio abilmente contraffatti. Il Fisco francese ha invitato i contribuenti non soltanto a diffidare dell'autenticità delle mail ma anche a non rispondere al messaggio, a non aprirlo per evitare l'invio automatico delle informazioni a un numero maggiore di destinatari e a cancellarlo dalla casella di posta elettronica.

Commissione europea e Ocse
Nel 2008 la direzione generale fiscalità e Unione doganale della Commissione europea aveva pubblicato sul proprio sito internet un avviso con cui si invitavano i cittadini a diffidare di messaggi fraudolenti trasmessi via e-mail. Ad attestare la presunta veridicità del messaggio addirittura la firma del Commissario Ue alla fiscalità e Unione doganale, Làszlo Kòvàcs. Anche l'Ocse quest'anno ha lanciato un nuovo allarme su una truffa informatica abilmente orchestrata che, attraverso una e-mail contraffatta, propagandava a nome dell'organizzazione con sede a Parigi un programma di "empowerment economico" per migliorare la situazione sociale di gruppi svantaggiati attraverso la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario.

Tra i primi a scoprire l'inganno sono stati gli Usa
Risale al 2007 invece la prima truffa informatica a contenuto fiscal-finanziario a danno degli Stati Uniti. A scoprirla l'agenzia americana delle Entrate e la connotazione dell'inganno era duplice. Nel primo caso un messaggio di posta elettronica notificava a un ignaro contribuente che il governo federale era debitore di un rimborso fiscale. L'accredito sarebbe stato effettuato soltanto previa comunicazione del numero di carta di credito o del conto corrente bancario del contribuente. Nel secondo caso, invece, la truffa era ancora più sofisticata e faceva leva su siti web che, presentandosi come membri ufficiali del programma informatico "e-file" di Irs, l'agenzia americana delle Entrate, offrivano servizi falsi per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi.

Sempre più sofisticate le truffe informatiche
Secondo il report semestrale di una nota multinazionale operante nel settore informatico, le insidie che incombono sull'utenza diventano ogni giorno sempre più sofisticate. Si va dai codici maligni utilizzati per sottrarre informazioni personali considerati in netto aumento, a link di pagine web pericolose e documenti in Pdf contenenti software pericolosi per la privacy degli interessati. Nell'ultimo anno vi sarebbe stato, secondo il Report, un aumento del 500% del numero di siti pericolosi collegati e resi accessibili in rete tramite collegamenti ipertestuali (link) ingannevoli. Altro dato significativo è che i collegamenti di tale natura sono stati riscontrati all'interno di siti innocui, come blog e portali informativi.

Il phishing in chat
Oltre alle finte vendite all'asta sul web, all'offerta di servizi gratis su internet, a rimborsi fiscali fasulli soltanto per citare alcuni esempi ben illustrati sul sito della Polizia di Stato, un altro tipo di truffa informatica che ha arrecato danni è il phishing in chat. A sottolinearlo alcune società operative nel settore della sicurezza informatica. In altre parole con una e-mail fasulla della propria banca l'utente viene indirizzato su un sito internet inesistente e un pop-up, cioè una finestrella che si apre mentre il navigatore sta su internet, comunica all'inconsapevole utente che sta per entrare in comunicazione via chat con l'addetto alla filiale. Se si accetta di "chattare" è lì che scatta la truffa. Infatti dall'altra parte del collegamento non vi è un funzionario di banca ma un truffatore che, con false motivazioni, punta a carpire i dati sensibili del conto corrente bancario. 

Le nuove frontiere della truffa
Le tradizionali vie di propagazione del malware (link o mail con allegati) stanno comunque cedendo il passo alle aggressioni dirette ai siti internet. La diffusione in rete di informazioni sempre più aggiornate sulle varie tipologie di truffa ha permesso all'utenza di sviluppare una maggiore sensibilità nei riguardi di mail e allegati di apparenza sospetta. Questo spiega il motivo per cui l'asse di trasmissione dei virus e delle truffe si sia trasferito direttamente sui siti e sulle pagine web. A farne le spese sono i motori di ricerca che godono di un posizionamento elevato nei risultati delle ricerche più diffuse.
 

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