Consenso ampio, senza critiche né divergenze, all’ennesima norma votata con l’obiettivo di frenare il fenomeno dell’evasione fiscale che, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Amministrazione finanziaria, risulterebbe oramai prossima ai 100 miliardi di euro. Una perdita netta di gettito non più tollerabile. Dal 2012, ad oggi, al fine di intercettarne il flusso e incidere su di esso, sono state ben 60 le nuove misure approvate ed entrate già in vigore. Rispetto al passato, quest’ultima normativa prevede una doppia stretta, sia sul versante delle sanzioni sia sul lato della maggiore cooperazione tra i diversi organi dello Stato. Un occhio particolare è rivolto all’evasione offshore.
Polizia finanziaria e Agenzia delle Entrate insieme – Tra le novità maggiori, più incisive, vi è la collaborazione aperta, e immediata, tra l’Amministrazione finanziaria e le autorità di sicurezza che si occupano di finanza. La norma prevede che i contatti tra le due Agenzie si stabiliscano in via automatica nei casi in cui l’evasione o l’elusione fiscali, sia pure con modalità distinte, abbiano in oggetto casi complessi oppure conti correnti offshore. A quest’ultima misura si collega l’autorizzazione automatica, in queste situazioni, dell’impiego di tutte le tecniche e le tecnologie disponibili per pervenire all’accertamento della verità. In pratica, di fatto, è come se i reati di evasione ed elusione fiscali fossero stati equiparati alla lesione grave di interessi nazionali.
Rischio sbarre per chi evade – Una misura ulteriore, l’unica discussa, prevede fino a 7 anni di reclusione e di custodia. In realtà, questa norma si applica soltanto ai casi identificati come “gravi”. In queste situazioni, infatti, oltre alle sanzioni da pagare, fino a 2 milioni di euro, si apre anche la possibilità della prigione, con un massimo di sette anni di detenzione. Una norma questa che secondo il ministro dell’Economia, Pierre Moscovici, dovrebbe ricondurre ben 2 miliardi di euro l’anno nelle casse dello Stato. Comunque, la normativa contempla anche una decisa riduzione, soprattutto nei giorni da trascorrere dietro le sbarre e delle sanzioni previste, qualora l’evasore si penta e decida di rivelare le sue frodi al fisco. In questi casi, infatti, se nelle dichiarazioni di emersione saranno fatti i nomi di possibili imprese o contribuenti individuali corresponsabili le sanzioni saranno diminuite nella loro entità.
Guerra all’elusione fiscale – Il tema centrale delle misure approvate di recente dal Parlamento francese riguarda l’elusione. Tre le novità. La prima interessa i Trust, o società equivalenti. Nel caso di mancata presentazione delle dichiarazioni si applicheranno, in via automatica, sanzioni pecuniari significative pari al 5% o al massimo al 12,5% dei patrimoni gestiti da queste entità. In aggiunta a questa misura si autorizza, in questi casi, l’utilizzo di notizie da qualunque fonte provenga o abbia origine. E per finire, il ministero responsabile provvederà, entro il 2016, a riscrivere per intero la black list con i Paesi non cooperativi. Una sorta di campanello d’allarme che dovrebbe favorire nei prossimi 2 anni la sottoscrizione di accordi sugli scambi automatici di informazioni della Francia con almeno 10 giurisdizioni a bassa tassazione, paradisi fiscali, ancor oggi assenti tra le liste dell’Agenzia delle Entrate.
Francia, sì a stretta antievasione.
In campo sbarre e nuclei speciali
Tra le novità la collaborazione tra Amministrazione finanziaria e autorità di sicurezza operative nella finanza
